Di Pietro Pompei
DIOCESI – In questo mese di settembre torniamo a rileggere l’Enciclica “Laudato Si” di papa Francesco che resta un testo fondamentale per agire concretamente sul Creato.
(Tanti furono i commenti che in quell’anno 2015, seguirono lo scritto di Papa Bergoglio. Quello fu l’anno in cui tante furono le iniziative per giungere a negoziati decisivi per l’avvenire del pianeta: dal G7 svoltosi in Germania alla tanto attesa conferenza sull’ambiente e le conseguenze del cambiamento climatico, in programma il dicembre a Parigi. Il Papa lo aveva detto ai giornalisti sull’aereo che lo portava nelle Filippine che voleva far uscire l’enciclica prima di tale ricorrenza per dare modo di riflettere e prepararsi per tale importante conferenza. E lo fece con quell’impegno e quella concretezza di cui ogni giorno ci dava esempio, ricorrendo a metafore, ad episodi, ad un linguaggio accessibile a tutti. Il testo dell’enciclica contiene riferimenti scientifici, economici, sociali che s’intrecciano con una visione cristiana, «l’ecologia umana» che deve completare il discorso ecologico) .
Così allora commentai: “Nell’enciclica vi sono valutazioni etiche che vanno attentamente evidenziate e per le quali Bergoglio non teme di chiamarle con il proprio nome come quando ha detto chiaramente che non accogliere gli immigrati è peccato. Così si ricava che l’aggressione all’ambiente è colpa grave. Fattosi aiutare da scienziati di livello mondiale ha indicato la strada per raggiungere quell’equilibrio nel rapporto tra uomo e natura visto non solo sotto il profilo storico ma anche teologico. Occorre combattere la biodiversità del pianeta e considerare il rapporto tra giustizia sociale e rispetto dell’ambiente; come è stata ribadita l’opzione preferenziale per i poveri. Occorre fare opera di discernimento per poterne cogliere i rimedi in tutte le loro sfaccettature, non solo ma anche per manifestare una volontà decisa per ottenere risultati. Ci vuole coraggio per contrastare le dinamiche di un’economia e di una finanza carenti di etica. Purtroppo quello che comanda oggi non è l’uomo, è il denaro. Non lasciamoci rapinare, scrive il Papa, la libertà dagli strumenti frutto di un egoismo esasperato. Il testo è rivolto a tutti, ma in particolare ai governi che devono evitare le brame predatorie delle risorse della terra. Guidati dalla superbia del dominare, del possedere, del manipolare, dello sfruttare non custodiamo la terra, non la consideriamo come un dono gratuito di cui avere cura. Stiamo perdendo l’atteggiamento dello stupore, della contemplazione, dell’ascolto della creazione; e così non riusciamo più a leggervi quello che Benedetto XVI chiama “il ritmo della storia di amore di Dio con l’uomo”. Perché avviene questo? Perché pensiamo e viviamo in modo orizzontale, ci siamo allontanati da Dio, non leggiamo i suoi segni”.
Queste sono soltanto alcune riflessioni su un testo veramente vasto che non richiede solo il piacere della conoscenza, ma il dovere di un approfondimento per una applicazione personale e di comunità.
Mi piace aggiungere che dopo alcuni giorni arrivò nelle librerie italiane l’edizione commentata della Laudato si’ per i tipi dell’Editrice la Scuola (pagg. 192): una guida completa che offriva tutte le chiavi per interpretare un documento storico e coglierne la ricchezza. Un messaggio “ecologico” che è “sociale” e “teologico”. Questa edizione porta il commento al testo da specialisti: il vescovo teologo Bruno Forte, il biblista Piero Stefani, il filosofo cattolico Dario Antiseri e il filosofo non credente Salvatore Natoli, lo storico Roberto Rusconi, il pedagogista Fulvio De Giorgi, il giornalista Giovanni Santambrogio, l’italianista Piero Gibellini.
L’introduzione della nuova enciclica di papa Francesco è firmata dal vescovo teologo Bruno Forte che, analizzando il testo con grande attenzione, non solo ne evidenzia la parte sugli allarmi per la situazione del pianeta e la difesa dei poveri del mondo, nella consapevolezza teologicamente fondata della destinazione comune dei beni, ma, soprattutto, individua l’impianto di quella vera “spiritualità ecologica”, della quale Francesco d’Assisi è testimonianza eloquente: “La rilevanza e l’accuratezza dell’ analisi da cui il testo muove, la forza della denunzia anche politica che esso propone, il rigore delle motivazioni date alle proposte avanzate, sia razionali che propriamente teologico-spirituali, le implicanze esistenziali che vengono suggerite fanno di questa Enciclica un dono e una provocazione all’umanità intera, a cui mi sembra nessuno potrà moralmente sottrarsi”.