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FOTO Giubileo diocesano a Roma: la testimonianza di: Don Francesco, Alessandra, Giuseppe, Fabrizio, Paolo, Mariaelena e Adriana

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DIOCESI – A distanza di quasi una settimana dall’esperienza giubilare interdiocesana, abbiamo raccolto la testimonianza di sette pellegrini per  farci raccontare le emozioni provate durante l’intensa giornata di spiritualità vissuta Sabato 6 Settembre 2025 a Roma.

Il programma è stato lo stesso per tutti i 2600 fedeli delle Diocesi del Piceno che si sono messi in viaggio alla volta della Capitale: al mattino i pellegrini hanno partecipato all’udienza generale con papa Leone XIV  in piazza San Pietro; nel pomeriggio hanno varcato la Porta Santa della basilica di San Paolo fuori le Mura e celebrato insieme l’Eucaristia, presieduta dal vescovo Gianpiero Palmieri. Eppure i commenti che abbiamo ascoltato sono diversi, a volte addirittura antitetici! Per cercare di dare voce a tutti, infatti, abbiamo incontrato sette persone che hanno età e condizioni personali diverse, che svolgono servizi diversi e che pertanto hanno vissuto l’esperienza in modo diverso: un sacerdote, una giovane donna, un volontario dell’Unitalsi, una persona con disabilità e tre fedeli di età diverse che, a differenza degli altri intervistati, non hanno avuto l’opportunità di stringere la mano al Santo Padre.

Don Francesco Mangani

Don Francesco Mangani, uno degli organizzatori, dichiara:

“Dopo un anno e mezzo di lavoro insieme a don Lanfranco Iachetti, partecipare al pellegrinaggio del 6 Settembre è stato per me un momento importante nella mia crescita sacerdotale. Sicuramente il Giubileo è una grande grazia, una grazia per tutti quanti! Per noi, Chiesa di Ascoli e di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto,  è stato un momento importante per poter  camminare sempre più insieme. Il Giubileo, infatti, è in primo luogo comunione con Cristo e quindi con i fratelli: viverlo uniti è stata un’occasione – come ci ha ricordato papa Leone XIV – per scavare insieme nel grande mistero di comunione che il Signore continuamente ci offre attraverso il suo amore.

Ringrazio il Signore e il vescovo Gianpiero, perché mi hanno concesso il dono, insieme a don Lanfranco e a quattro giovani delle nostre Diocesi, di poter assistere all’udienza del santo padre, stando proprio sul sagrato della basilica di San Pietro, a pochi metri dal Pontefice. Per me, che era anche la prima volta che partecipavo ad un evento con il nuovo papa, è stata un’esperienza incredibile! Per noi sacerdoti, è importante ed emozionante ascoltare la parola del Papa così, a pochi metri: sicuramente custodirò quell’emozione forte nel profondo del mio cuore per tutta la vita.

Sicuramente non tutto è andato come previsto e non sono mancati i momenti di difficoltà, ma sono certo che l’esperienza del 6 Settembre produrrà buoni frutti per tanti che hanno avuto bisogno di vivere questo momento intenso, ovviamente secondo la grazia di Dio”.

Alessandra Andreucci

Alessandra Andreucci, una giovane della parrocchia San Pietro Apostolo in Valdaso di Montalto delle Marche, racconta:

“Tutto è iniziato quando già eravamo in piazza San Pietro. Terminate le Lodi, che abbiamo pregato in attesa dell’udienza con papa Leone XIV, mi è squillato il telefono. Era il mio parroco don Lorenzo (n.d.r. Bruni), il quale mi ha detto di andare da lui, perché doveva darmi un regalo: era il pass per andare a sedermi vicino all’altare. Oltre a quelli per le persone con disabilità, infatti, il Vaticano ha dato altri 6 pass alle nostre Diocesi per poter seguire da vicino l’udienza del Pontefice. Solo che nessuno  lo sapeva! Neanche gli organizzatori! Ce lo hanno detto al momento. Quindi il vescovo ha deciso di dare i pass ai 2 sacerdoti che hanno organizzato il pellegrinaggio, don Francesco (n.d.r. Mangani) e don Lanfranco (n.d.r. Iachetti),  e a 4 giovani, 2 della Diocesi di Ascoli Piceno e 2 della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto.

Quando mi sono avvicinata all’altare, ho incontrato don Francesco e don Lanfranco, che erano già seduti. Ho provato subito molta emozione mista ad agitazione. Cosa si può dire ad un papa? E poi come si fa il baciamano? Erano questi i pensieri che mi facevo in quel momento: domande che ora mi sembrano sciocche, ma che in quel preciso istante mi sembravano questioni importantissime!  Devo  dire che è stato molto bello vedere il dietro le quinte, tutto quello che da casa solitamente non si vede! Ho visto il papa arrivare e salutare prima i traduttori e poi tutti i vescovi presenti, uno per uno, anche il nostro vescovo Gianpiero. A seguire, è sceso dalla nostra parte, dove ha salutato numerose persone con disabilità, provenienti dall’Unitalsi di Ascoli, ed infine noi, che eravamo proprio in prima fila. Quando mi è arrivato avanti, sono riuscita a dire solo il mio nome, tanta era l’emozione! Ricordo solo di essere stata investita abbagliata da una folgorante luce bianca, un po’ per via del vestito tutto bianco, un po’ per via del sole che davvero era splendente! Tutto in pochissimo tempo. Poi, una ragazza di Ascoli, in rappresentanza di tutti noi giovani, consegnato un piccolo dono al papa ed infine lo abbiamo salutato. Anche il vescovo Gianpiero, per le mani di don Francesco ha omaggiato il Santo Padre di un dono: un’opera scultorea raffigurante San Giovanni Battista, realizzata dall’artista Paolo Annibali, tornato alla Casa del Padre pochi mesi fa. Mons. Palmieri ha colto l’occasione per invitare ancora una volta il Santo Padre a visitare il nostro territorio.

Ringrazio il mio parroco don Lorenzo, per avermi fatto vivere questa bellissima esperienza, ed il vescovo Gianpiero, per i tanti momenti vissuti insieme durante la nostra giornata giubilare. Non ci ha mai lasciato! Mentre aspettavamo l’arrivo del papa, il vescovo Gianpiero, vedendoci molto agitati, ci ha fatto coraggio! Poi è stato sempre con noi anche a pranzo: non è andato al tavolo, bensì si è seduto con noi sul prato, mangiando un panino e scherzando insieme al resto del gruppo.

Oltre all’incontro con il Pontefice, di questo Giubileo diocesano mi resterà in mente anche la bellezza dello stare insieme. Già sul pullman le comunità delle quattro parrocchie di Montalto delle Marche sono state insieme a quelle di Montedinove. Abbiamo avuto la grazia di avere con noi anche i nostri preti: don Lorenzo e padre Gabriele Lupi. Ma non solo! Quando ci siamo fermati a pranzo, abbiamo conosciuto anche alcuni fedeli di Ascoli appartenenti alla comunità di Monticelli, guidata da don Giampiero Cinelli. Oltre ad aver fatto conoscenza, ci siamo molto divertiti. La signora Onorina, che ha 89 anni ed è la sagrestana della parrocchia San Pietro Apostolo in Valdaso, ha portato le olive all’ascolana per tutti. Quando ce le ha date, ha detto: ‘Non facciamo vedere da quelli di Ascoli che poi dicono che le olive non sono quelle ascolane doc!’. Ci siamo messi tutti a ridere, perché in realtà molti Ascolani erano già presenti in mezzo a noi, quindi gliele abbiamo offerte e le hanno gradite molto! Anzi, siccome Onorina è anche proprietaria di un’azienda agricola a conduzione familiare, abbiamo offerto loro anche le pesche che la sua famiglia produce. Ho vissuto momenti di gioia e di condivisione molto belli“.

Giuseppe Santori

Giuseppe Santori, volontario Unitalsi della sottosezione di Ascoli Piceno, afferma:

Il Giubileo della nostra Chiesa di Ascoli Piceno, San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, che ormai  considero un’unica Diocesi, è stato un dono straordinario! Oltre 2600 fedeli provenienti dal nostro territorio hanno raggiunto piazza San Pietro in un clima di festa e comunione. Per me, che svolgo servizio nell’Unitalsi ed ho accompagnato un amico in carrozzina, è stato un privilegio unico poter incontrare papa Leone XIV sul sagrato della basilica di San Pietro, stringergli la mano e scambiare alcune parole con lui. Gli ho chiesto di pregare tanto per tutti noi, in quanto ne abbiamo estremo bisogno. Con la mano stretta nella mia, il Santo Padre mi ha invitato a scavare sempre più in profondità, senza mollare mai, proprio come insegna la parabola di Matteo 13.

Le sue parole sono penetrate subito nel cuore: la speranza, come il tesoro nascosto, non si trova in superficie, ma richiede impegno, fede e costanza nello scavare inizialmente una parte rocciosa e faticosa. È una forza che nasce quando ci affidiamo a Dio e continuiamo a cercare anche nelle prove della vita.

Ringrazio di cuore il nostro vescovo Palmieri che ci ha guidati in questo cammino condiviso tra comunità diverse, sempre più unite come un’unica Diocesi. Questa giornata ci ha resi più consapevoli di essere un popolo vivo, radicato nella fede e sostenuto da quella speranza che, se perseguita nel tempo con costanza, non delude mai“.

Fabrizio Rosati

Fabrizio Rosati, di Grottammare, riferisce:

Per quanto è grande, l’emozione non si può raccontare! Io sono un tipo aperto, a volte anche sfrontato. Eppure, in quel momento, mi sudavano le mani, mi sentivo tutto bloccato ed avevo un nodo alla gola. Capita spesso di vedere persone che fanno pazzie per un cantante o per un giocatore di calcio famoso. Ma di star del mondo dello spettacolo o di calciatori ce ne sono tanti; di papa, invece, ce n’è uno solo! Ho vissuto quei momenti con grande emozione, un po’ di imbarazzo, ma tantissima gioia. Appena terminata la Celebrazione, Papa Leone XIV si è rivolto alle spalle dei fedeli, verso la scalinata del sagrato di San Pietro e ha fatto le foto con alcuni gruppi. Poi è venuto sulla sinistra, dove eravamo seduti noi, per salutarci. Ci ha anche regalato un Rosario che adesso tengo custodito come una reliquia. Quando è venuto lì, io l’ho ringraziato e lui ha ringraziato me per la mia testimonianza! Mi ha stupito che abbia parlato con tutti, ma proprio tutti, uno per uno.

Vorrei ringraziare tanto il vescovo Gianpiero e tutti gli organizzatori. Sono il presidente di un’associazione che cura la preparazione del presepe vivente a Grottammare e so perfettamente cosa significhi organizzare un evento di questa portata, con oltre 2600 persone.  Vorrei inoltre ringraziare don Giorgio (n.d.r. Del Vecchio), responsabile della Pastorale per le Persone in condizione di Disabilità o Neurodivergenze. Senza il suo aiuto, io non sarei potuto andare. Il mio, infatti, è stato un sogno! Letteralmente un sogno, prima e dopo! La mia adesione è arrivata dopo il termine previsto per le iscrizioni. Una notte ho sognato il papa, il quale nel sogno mi ha detto: ‘Io e te ci incontreremo’. Il giorno dopo, durante la Messa, il mio parroco don Federico (n.d.r. Pompei), durante l’omelia ha ricordato a tutti che un gruppo della nostra comunità sarebbe andato an incontrare il Santo Padre. A quel punto mi sono sentito come se dovessi andare. Purtroppo, però, essendo scaduti i termini ed avendo io una disabilità, non potevo salire su un pullman qualsiasi: era necessario che ci fosse posto su uno dei pullman attrezzati. All’inizio la soluzione non si trovava, quindi sia don Giorgio per conto suo, sia io privatamente, ci siamo messi a cercare una soluzione. Don Giorgio, in particolare, si è prodigato tantissimo. Quando mi ha chiamato, io nel frattempo avevo già trovato una soluzione alternativa, ma lui comunque si è occupato di tutta la parte documentale e burocratica per farmi accedere in Vaticano con il mio mezzo.
Ringrazio poi la Cooperativa ‘La Picena’, nelle persone del dott. Antonio Bruni, che ne è il presidente e che mi ha concesso gratuitamente il mezzo per il trasporto, e dell’autista Andrea Sebastiani, che mi ha accompagnato per tutto il viaggio con pazienza e professionalità, dalla mattina alle 4:00 fino alla sera alle 22:30.
Ringrazio, infine, anche mia moglie Donatella, che da 31 anni non mi lascia mai solo, neanche mezzo secondo!”.

Paolo Caioni

Paolo Caioni, presidente della sottosezione Unitalsi di Ascoli Piceno, dichiara:

Ricorderemo sempre con gioia e anche un po’ di simpatia l’incontro con papa Leone XIV. Purtroppo non a tutti noi è stato concesso di salire vicino all’altare durante l’udienza per vedere il Pontefice da vicino e magari parlargli. Ma si sa che la Divina Provvidenza ha sempre tante risorse in più di noi e, in maniera del tutto inaspettata, ci ha fatto incontrare papa Leone XIV in una circostanza del tutto imprevista ed imprevedibile!

Mentre ci preparavamo a risalire sui nostri pullman attrezzati, che avevamo parcheggiato all’interno della Città del Vaticano, all’improvviso abbiamo visto arrivare la papa mobile. Il Santo Padre è sceso, probabilmente per recarsi alla sede di qualche Dicastero, e ci ha salutato cordialmente. Grande è stata la gioia di tutti noi per aver avuto questo scambio simpatico e amichevole con papa Leone XIV, che ha concluso in maniera straordinaria una mattinata molto significativa per le Diocesi del Piceno e soprattutto per noi volontari e malati dell’Unitalsi“.

Mariaelena Cucchiarelli

Mariaelena Cucchiarelli, appartenente alla parrocchia Santa Maria Assunta in Offida, afferma:

“Per me è stata una giornata faticosa, ma del resto non mi aspettavo fosse diversamente! Spostarsi con un numero considerevole di persone non è stato sicuramente agevole: se da una parte ci ha fatto onore, perché vuole dire che in tanti abbiamo risposto a questa domanda di spiritualità che è in noi, dall’altro ha inevitabilmente creato delle difficoltà logistiche. Purtroppo – come succede sempre quando si ha a che fare grandi numeri – alcune persone, quando si sono iscritte, erano ignare della giornata da affrontare: questa mancanza di consapevolezza ha creato indubbiamente un po’ di frustrazione per alcune situazioni inaspettate. Oltre a questa piccola fetta di fedeli, il mio pensiero va anche agli anziani: se mi metto nei loro panni, mi rendo conto che hanno avuto delle difficoltà, un po’ per via delle temperature quasi proibitive, un po’ per le lunghe soste in piedi. Tuttavia credo che il Giubileo non debba intendersi come una gita, bensì,  quale pellegrinaggio, servi in sé anche dei piccoli disagi. Ritengo che in molti abbiano gioito, al termine della giornata, per la bella esperienza vissuta e siano tornati a casa con il cuore colmo di gratitudine verso il Signore. Io, per esempio, ho intuito tutti gli sforzi delle Diocesi per mettere a punto un programma che fosse adatto ad un numero così rilevante di partecipanti e sono molto grata per la riuscita. 

Come parrocchia, inoltre, non avevamo un assistente spirituale con noi sul pullman per la recente scomparsa del nostro parroco don Armeno (n.d.r. Antonini) e questo ha reso il nostro Giubileo anche più sofferto. Ma, nonostante questo sentimento con cui adesso dovremo fare i conti per un po’, devo dire che per me l’esperienza giubilare è sempre molto festosa, perché mi dà l’idea di poterci aprire ancora di più alla Misericordia divina. Forse abbiamo bisogno di queste giornate più di quanto pensiamo!

A  livello personale, due sono i momenti che mi hanno colpito particolarmente.
Prima di tutto mi è piaciuta fortemente l’immagine usata da papa Leone XIV durante l’udienza: ha alluso alla capacità dei bambini di scavare e ha sollecitato a tutti noi di fare lo stesso per trovare il tesoro nascosto. Lo ritengo un messaggio molto forte, spiritualmente incisivo, perché la fede ha questa esigenza: da cristiani noi siamo chiamati a scavare dentro di noi. Anche lo scopo del Giubileo, che poi è l’indulgenza plenaria, necessita di una certa capacità di fare deserto dentro se stessi.
L’altro momento significativo è stato presso la basilica di San Paolo fuori le Mura, quando, durante l’omelia, il vescovo Gianpiero ha spiegato la bella sorpresa che ha riguardato sei persone della nostra comunità diocesana.  Ha riferito di aver ricevuto l’invito per sei persone delle Diocesi a salire sull’altare e di aver scelto alcuni giovani ed alcune persone con disabilità, due categorie a me molto care. Mi è piaciuta l’idea della presenza giovanile e anche l’apertura verso la nuova realtà sambenedettese che si è aggiunta a quella ascolana: è stato un po’ come si fa in famiglia, quando i genitori presentano il nuovo arrivato ai parenti e agli amici; così anche il nostro  vescovo ha presentato al papa i nuovi arrivati della Diocesi Truentina, insieme ai fedeli della nostra Diocesi. Peraltro faccio parte dell’Unitalsi da tantissimi anni ed il mio primo Giubileo è stato a Lourdes: questo ha richiamato alla mia memoria il battesimo nell’associazione e ancora di più mi ha fatto vivere quel senso di vicinanza verso le persone con disabilità. Stare al loro fianco, condividerne le sofferenza e le difficoltà, ma anche la bellezza e la gioia dello stare insieme, è sempre un Giubileo!“.

Adriana Ferreri

Adriana Ferreri, una signora anziana che appartiene alla comunità di Martinsicuro, confida:

“Onestamente devo dire che per me personalmente e per altre persone anziane del mio gruppo è stata una giornata molto faticosa! Sul pullman eravamo noi di Martinsicuro ed altri pellegrini della comunità di Fosso dei Galli in Porto d’Ascoli. I disagi che abbiamo avuto, purtroppo, sono stati diversi. Oltre alle file che avevamo messo in conto, come quella all’autogrill e quella per entrare in piazza San Pietro, il vero problema a livello organizzativo lo abbiamo vissuto durante la pausa pranzo. La struttura che ci ha ospitato, seppur bellissima, non poteva contenere tutte quelle persone. Abbiamo dovuto fare lunghe file per poter usufruire dei bagni e siamo stati costretti anche a mangiare o in piedi oppure seduti sul prato. Non tutti gli anziani possono piegarsi agevolmente ed adattarsi a certe condizioni. Durante il viaggio di ritorno, inoltre, il nostro pullman ha avuto un problema ed abbiamo dovuto attendere due ore prima che un altro pullman venisse a prelevarci e ci conducesse a casa.

Oltre a tutto ciò, la cosa che più ci è dispiaciuta è stato il fatto di non aver vissuto la spiritualità che immaginavamo. Essendo un pellegrinaggio giubilare, avremmo voluto avere una guida spirituale, pregare insieme con calma e raccoglimento e soprattutto confessarci prima di ricevere la Comunione. Invece, purtroppo, le lunghe file da fare per entrare o per andare in bagno, ci hanno impedito nel pomeriggio di seguire dall’inizio alla fine la Liturgia e di viverla con la giusta partecipazione.

Devo dire, però, che, nonostante le enormi difficoltà che abbiamo vissuto, abbiamo anche sperimentato la bellezza dello stare insieme, il sostegno reciproco, l’aiutarci fraternamente gli uni con gli altri sia nelle piccole incombenze, come prendere una pasticca o bere un bicchiere d’acqua, sia nei momenti di sconforto, facendoci  coraggio con parole e gesti di carità. In effetti, pensandoci bene, un pellegrinaggio non è una vacanza da affrontare da turista, ma un viaggio di ricerca interiore e spirituale.  Il Giubileo è un’esperienza di fede che permette di ritrovare sé stessi, superare le proprie paure e focalizzare l’attenzione su ciò che davvero conta nella vita. Un’esperienza che consente di creare un profondo senso di comunità con gli altri viaggiatori, condividendo con loro le fatiche e le preoccupazioni, ma anche la gioia del cammino. Un’esperienza per esplorare la propria fede, riconoscersi fragili peccatori e sentirsi trasformati dalla misericordia infinita del Signore. Un’esperienza che può cambiare la vita. Per me, che ho 73 anni e che difficilmente potrò sperimentare un altro Giubileo, è stata un’esperienza memorabile!”.

Carletta Di Blasio:

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