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Afghanistan: la rete Caritas vicina a una popolazione tra le più dimenticate

(Foto AFP/SIR)

Sono 2.205 le persone uccise, altre 3.640 le ferite, 6.700 le case distrutte e le 84.000 persone colpite direttamente dal terremoto che tra fine agosto e i primi di settembre ha colpito la regione sudorientale dell’Afghanistan vicino al confine con il Pakistan, secondo i dati forniti dalle autorità locali, che si sono attivate rapidamente con squadre di soccorso ed elicotteri ma la capacità di risposta risulta non sufficiente rispetto all’entità dei bisogni.

Al momento, si legge in una nota di Caritas italiana, “le fasi di risposta all’emergenza si concentrano sul soccorso sulle macerie e sui ripari per le persone che hanno perso le abitazioni. Urgentissimi anche i bisogni sanitari e alimentari.
Le Ong locali e le poche internazionali ancora presenti in Afghanistan, coordinate dalle agenzie delle Nazioni Unite, collaborano al fine di garantire una copertura quanto possibile diffusa, efficace ed equa”. Non solo: “La fase iniziale del post-emergenza così come la complessità orografica e politica del Paese contribuiscono a una generale incertezza e volatilità della situazione. Ci sono ancora famiglie intere intrappolate sotto le macerie o nei villaggi distrutti ed isolati a causa di frane e della distruzione delle vie di accesso. Particolarmente vulnerabili anche in questo caso le donne: mancano infatti operatrici sanitarie che, per la legge del Paese, possano portare soccorso e cura alle donne ferite e restano precarie le condizioni di sicurezza per le vittime di sesso femminile negli accampamenti di fortuna. I bambini, gli anziani, e le persone con disabilità anche necessitano un’attenzione particolare da parte delle organizzazioni prestatrici di soccors”o.
Mentre il governo dell’Afghanistan ha chiesto l’intervento delle organizzazioni umanitarie internazionali, “Caritas italiana, attraverso i propri partner locali, e unitamente alla rete di Caritas Internationalis segue l’evolversi della situazione ed è in contatto con i propri partner”.
La rete Caritas in loco, particolarmente con la presenza di Cafod (Caritas Inghilterra e Galles), Crs (Stati Uniti) e Caritas Germania, ha attivato “una prima risposta ai bisogni quali: sostegno economico e psicosociale, in particolare alle donne e ai bambini, distribuzione di articoli non alimentari (Nfi), tra cui coperte, set da cucina e kit igienici, fornitura di alloggi temporanei – in particolare tende per le famiglie sfollate –, fornitura di generi alimentari o denaro contante per l’acquisto di generi alimentari, supporto per la costruzione di ripari di fortuna, supporto sanitario essenziale”.
Caritas italiana rimane in contatto costante con la rete Caritas e i partner consolidati in loco, esprime vicinanza ad una popolazione per lo più dimenticata, che vive già in condizioni di estrema fragilità, e che risulta essere nuovamente martoriata da una calamità naturale che lascerà ferite profonde e a lungo. “Ci rendiamo disponibili a mostrare con gesti concreti la nostra vicinanza, anche contando, come sempre, sulla generosità delle comunità che desiderano camminare al fianco di chi fatica a costruire un futuro che abbia il sapore della dignità umana”.

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