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FOTO Sant’Egidio, una serata per gettare semi di Pace e Speranza

Di Mafalda De Luca

SANT’EGIDIO ALLA VIBRATA – Come ormai da un quinquennio, la comunità Sant’Egidio Abate in Sant’Egidio alla Vibrata ha organizzato una serata dedicata alla salvaguardia del Creato. L’appuntamento, dal titolo “Il Tempo del Creato 2025″, si è tenuto Lunedì 25 Agosto, alle ore 21:15, in Piazza Europa ed è legata all’iniziativa ecumenica che si apre il 1° Settembre con la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato e si chiude il 4 Ottobre, festa di San Francesco d’Assisi.

Ancora una volta ospite d’onore è stato Franco Veccia, direttore dell’Ufficio di Pastorale Sociale, del Lavoro e della Cura del Creato della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto e delegato regionale PSL delle Marche, oltre che presidente e socio lavoratore della Cooperativa Sociale “Natura e Ambiente Cupra”, il quale ha accompagnato il parroco don Luigino Scarponi e i fedeli presenti in una passeggiata per le vie del centro cittadino alla riscoperta dei luoghi di cura del Creato e delle persone. La veglia, scritta da Sonia Faenza, è stata presentata da Valeria Veramonti ed animata da Mattia Galiffa, il quale ha accompagnato con la chitarra il Salmo 104.

Semi di pace e di speranza

Accogliendo l’invito del Santo Padre Leone XIV, la serata è stata un’occasione per pregare e riflettere sul tema scelto per la X Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato 2025 “Semi di Pace e di Speranza”, a un decennio dell’Enciclica Laudato Si’,  che rappresenta un patrimonio prezioso sul tema dell’ecologia integrale a cui attingere in ogni tempo.
Nel cuore dell’Anno Giubilare, come pellegrini di speranza, i fedeli hanno percorso le strade di Sant’Egidio, effettuando sei soste in punti strategici della cittadina in cui sono ubicate associazioni, istituzioni, gruppi ricreativi o caritatevoli che rendono migliore la vita delle persone. Sollecitati dalla Parola e dalla testimonianza di alcuni concittadini, in ogni punto sono stati gettati sei nuovi semi di speranza, ovvero un impegno da parte dell’ente o dell’associazione di turno.
Tre parole chiave hanno scandito i sei momenti vissuti: pregare, sperare e agire.

Cura e bellezza

La veglia è iniziata nel sagrato della chiesa Sant’Egidio Abate, appena riaperta, con l’intronizzazione della croce, perché come ci dice Gesù (Gv 12, 24-25) il seme per poter fruttare deve morire, dà molto frutto solo se muore. La prima parola contemplata è stata “cura” intesa come bellezza e, in relazione alla lettura (Is 61,10-11), è stato compiuto un gesto: nella prima lettura vediamo lo sposo rivestire di bellezza, salvezza e giustizia la sposa; così anche i fedeli, come lo sposo, hanno collocato dei fiori per adornare la chiesa, sposa amata di Dio. L’impegno preso è stato quello di conservare, ristrutturare, restaurare ed abbellire i luoghi, salvaguardando le loro caratteristiche naturali e culturali, perché sono i fondamenti di ogni sviluppo urbano. Occorre riscoprire i luoghi che abitiamo, cogliendo la natura e la cultura che li identifica e che caratterizza la loro bellezza e valorizzarli: questa bellezza così riconquistata può far rifiorire il paese e la speranza.

Accoglienza e biodiversità

La seconda parola meditata è stata “accoglienza” legata al concetto di biodiversità, perché noi siamo semi di Dio e collaboriamo nel Suo campo, che è l’umanità. La seconda lettura (1 Cor 3,4-9), infatti, ci ha ricordato che “A ciascuno di noi Dio ha affidato un compito. Io ho piantato, Apollo ha innaffiato, ma è Dio che fa crescere. Chi pianta e chi innaffia hanno la stessa importanza. Ognuno di loro riceverà la ricompensa per il lavoro svolto. Noi siamo collaboratori di Dio nel Suo campo, e voi siete il campo di Dio.
La seconda sosta contemplativa è avvenuta presso la sede dell’Associazione Agave, dove ha reso testimonianza Loredana Fanini, presidente dell’associazione stessa, nonché mamma di un ragazzo con la sindrome di down. Quanto al gesto è stato rivolto l’invito alla cena solidale di beneficenza che si terrà oggi, Mercoledì 27 Agosto, e poi nuovamente domani, Giovedì 28 Agosto, in Piazza Europa, a favore delle associazioni santegidiesi e della parrocchia Sant’Egidio Abate. Il servizio del volontariato è un’opera di collaborazione con Dio e gli uomini e l’inclusione è una risorsa necessaria che arricchisce tutti noi. L’impegno è quello di progettare, ripensare tutti gli ambiti educativi, sociali, politici, economici in relazione all’inclusione dei più vulnerabili, proprio perché è necessaria una conversione ecologica che porta una trasformazione interiore verso uno stile di vita sobrio, rispettoso e solidale. Questo significa creare un ambiente sano nei valori da consegnare alle future generazioni: sentire che siamo interdipendenti, avendo una responsabilità gli uni verso gli altri.

Carità e scarto

La terza tappa è stata la sede organizzativa della Caritas parrocchiale, dove ha reso testimonianza la responsabile Ghita Marcelli. Leggendo il Vangelo di Marco (Mc 4,26-29), si è parlato della gratuità del dono perché, o dorme o veglia, la terra comunque va avanti nel far crescere il seme, quindi c’è un impegno, da una parte accompagnato anche dalla grazia di Dio, perché l’impegno non può essere mai disgiunto dalla preghiera e dalla grazia.
La parola su cui riflettere è stata “carità” legata al concetto di scarto perché, oltre alla preghiera, sono necessarie anche la volontà e le azioni concrete che rendono percepibile questa “carezza di Dio” sul mondo. La giustizia e il diritto sembrano rimediare all’inospitalità del deserto, ma in diverse parti del mondo ormai l’ingiustizia, la violazione del diritto internazionale e dei diritti dei popoli, le diseguaglianze e le avidità producono deforestazione, inquinamento e perdita di biodiversità, incrementando così fenomeni naturali estremi causati dal cambiamento climatico e gli effetti a lungo termine della devastazione umana ed ecologica portata dai conflitti armati. Sembra che manchi la consapevolezza che distruggere la natura colpisca tutti nello stesso modo: calpestare la giustizia e la pace vuol dire colpire maggiormente i più poveri, gli emarginati, gli esclusi. E non solo, talvolta la natura stessa diventa strumento di scambio, un bene da negoziare per ottenere vantaggi economici o politici, trasformando in questo modo il creato in un campo di battaglia per il controllo delle risorse vitali, penalizzando le popolazioni più deboli e minando la stessa stabilità sociale.
Come impegno è stato presentato un progetto di microcredito sociale “Mi fido di Noi”, promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana e da Caritas Italiana.

Sport e formazione

Altra tappa è stata la palestra, dove è stata letta la Lettura Patristica che parla dello sviluppo graduale del seme in cui si combinano da una parte la forza della natura (terra, seme, acqua, sole) e dall’altra la cura paziente del contadino che attende fino alla mietitura, cioè fino al raccolto dei frutti sperati.
La parola da meditare è stata “sport”, inteso come formazione, perché nello sport un buon educatore sportivo, come il contadino, deve essere attento a far interagire armonicamente il talento naturale dei giovani atleti con la fatica dell’allenamento. Se al seme non basta solo la forza della natura, ma ha bisogno della cura del contadino per raggiungere la maturità del frutto ed essere utile e di beneficio per chi lo mangia, così agli sportivi non basta essere protagonisti solamente di una performance fisica e della vittoria nello sport. Il contadino infatti spesso è costretto a ricorrere al concime per correggere e rafforzare una pianta debole; allo stesso modo la cura amorevole e responsabile di un buon allenatore serve a canalizzare in modo costruttivo le tendenze devianti a cui oggi assistiamo nel mondo dello sport (l’agonismo esasperato che genera violenza, la ricerca del risultato a tutti i costi, le aspettative irrealistiche e pretenziose di genitori e tifosi). Su questo tema è intervenuto l’allenatore di calcio Gianluca D’Antonio, che ha parlato dell’importanza della formazione, che ha come obiettivo principale quello di far maturare i giovani non solo come sportivi atleti, ma anche come futuri cittadini.
L’impegno come seme di speranza è quello di istituire il Fair Play Award, cioè un riconoscimento per premiare coloro che in campo sportivo si rendono protagonisti di comportamenti ispirati al fair play, cioè ai valori di lealtà e correttezza sportiva.

Educazione ed impegno

La quinta sosta contemplativa ha avuto luogo nella Scuola Materna G. Minozzi, dove ha reso testimonianza la maestra Donatella Testardi ed è stata un’occasione per poter riflettere sulla parola “educazione”, perché l’impegno di ogni insegnante dovrebbe essere quello di formare i bambini all’ecologia integrale: si è parlato, infatti, dell’importanza del tempo (spegnendo i cellulari), della guerra, dell’ambiente, della povertà, della fame e di costruire il dialogo.

Giustizia e diritto

L’ultima parola contemplata è stata “giustizia” legata al concetto di diritto. La  sosta è avvenuta davanti al Municipio, dove ha reso testimonianza il sindaco Annunzio Amatucci. Il gesto concreto scelto per questa tappa è stata la consegna della pergamena di accoglienza e benvenuto ai nuovi nati del Comune di Sant’Egidio alla Vibrata.

A fine serata grande è stata la soddisfazione e tanti i sorrisi degli organizzatori e dei partecipanti. L’appuntamento è stato un’occasione preziosa di crescita e di unione per la comunità santegidiese, che si è data la buonanotte con la speranza e la voglia di fare sempre meglio.

 

 

Carletta Di Blasio: