Nicole Salvatori

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – A soli 19 anni, Nicole Salvatori ha già alle spalle un percorso ricco di esperienze, premi e riconoscimenti che testimoniano la sua passione per la scrittura e per la riflessione interiore. Con una maturità da 100, conseguita presso il Liceo Scientifico Rosetti, Nicole è pronta a trasferirsi a Roma per studiare Psicologia all’università La Sapienza, senza però accantonare l’amore per le parole, la poesia e il giornalismo. L’abbiamo intervistata per ripercorrere insieme a lei i momenti più significativi della sua formazione e le aspirazioni che la guidano nel suo nuovo percorso.

Ha appena concluso un importante capitolo della sua vita con un risultato brillante. Come descriverebbe il suo percorso liceale, sia dal punto di vista accademico che personale?

Considero il mio percorso una piacevole scoperta. Ho iniziato il primo anno di Liceo Scientifico perché, a dire il vero, non avevo mai preso seriamente in considerazione le materie umanistiche e, avendo ottenuto buoni risultati in matematica alle medie, decisi di proseguire su quella strada. Alle superiori andavo generalmente bene in tutte le materie, ma non sopportavo l’idea di non eccellere in nessuna. Volevo qualcosa di più. E quel qualcosa in più che cercavo, man mano, l’ho riconosciuto proprio nelle materie umanistiche. L’avvicinamento a discipline come filosofia e italiano è stato quindi un cammino tanto spontaneo quanto profondamente desiderato. Se dovessi descrivere i miei cinque anni di liceo con una sola parola, dunque, li definirei senza dubbio illuminanti.

A cosa attribuisce la sua passione per la scrittura? C’è stato un momento preciso in cui ha capito che scrivere era qualcosa di più di un semplice passatempo?

Scrivere per me non è mai stato un passatempo. Scrivo per l’esigenza di identificarmi in qualcosa che mi appartenga davvero. La scrittura è una passione che deriva dalla volontà di spianarmi una strada e la reputo soprattutto una modalità di espressione della mia emotività. Credo comunque che quest’anno sia stato decisivo, perché crescendo sto imparando a focalizzare al meglio il mio pensiero, in vista dei progetti che voglio realizzare in futuro.

Cosa rappresenta per lei la poesia, e quale ruolo ha avuto nella sua formazione personale?

La poesia è per me l’arte per eccellenza. Attraverso di essa riesco a conoscermi e a riconoscermi. La vedo un po’ come me: un intreccio di sensazioni ed emozioni, che poi si condensano in versi. Per questo, nella mia formazione personale, la poesia ha avuto un ruolo di arricchimento e ad oggi rappresenta un’affermazione profonda della mia sensibilità.

Lei ha partecipato alla giuria giovani del Premio Strega. Com’è stato confrontarsi con la letteratura in una veste così “ufficiale”?

Questa esperienza è stata un’opportunità preziosa e allo stesso tempo un impegno significativo, in quanto mi sono trovata a recensire dei libri di autori già affermati. Leggendo la mia recensione ad un pubblico e all’autore stesso del libro, mi sono sentita nel posto giusto. Non ero per niente a disagio, anzi: attraverso la scrittura acquisisco sempre piena consapevolezza delle mie capacità.

Recensire un libro non è semplice, richiede uno sguardo critico e al tempo stesso sensibile. Come si approccia alla lettura quando sa che dovrà scriverne una recensione?

Se devo recensire un libro, sottolineo sempre le parti che più mi colpiscono, spesso frasi con significati latenti, o citazioni su cui poi imposterò la mia scrittura. Amo scovare il dettaglio che mi permette di andare oltre la superficie della trama, perciò mi concentro affinché la mia lettura sia più proficua possibile.

Ci sono autori o opere che l’hanno particolarmente segnata?

Sì, ci sono alcuni autori che hanno avuto un impatto notevole sulla mia passione per la scrittura, e non solo: credo proprio sulla mia personalità. Primo fra tutti Luigi Pirandello, in particolare con il suo romanzo “Uno, nessuno e centomila”. Mentre due dei libri che più mi hanno affascinato e, per così dire, “aperto la mente” sono senz’altro il “Candido o l’ottimismo” di Voltaire e “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Kundera.

Quanto conta per Lei il rapporto con gli insegnanti nel processo di crescita?

Credo che il rapporto con gli insegnanti per il percorso di crescita di un adolescente sia fondamentale. Bisogna avere la fortuna di trovare, soprattutto al liceo, professori in grado di valorizzare le qualità del proprio alunno, perché alle volte un ragazzo, alla mia età, tende a sminuirsi o a sottovalutarsi. Io questa fortuna l’ho avuta: ho incontrato dei docenti che mi hanno supportata e aiutata a coltivare tanto la mia passione, quanto la mia personalità.

Ha scelto Roma non solo per motivi accademici, ma anche per avvicinarsi al mondo del giornalismo. Cosa si aspetta da questa nuova esperienza, e che tipo di giornalista sogna di diventare?

Dalla mia nuova vita universitaria, mi aspetto una maturazione, un salto di qualità. Con il tempo vorrei acquisire quella professionalità che una grande città come Roma richiede. Ad oggi, il mio sogno è quello di coltivare una scrittura autentica, che rispecchi ciò che sono, ma anche quello che voglio vedere e vivere nel mondo. Per questo, un sogno sarebbe quello di dedicarmi alla scrittura di articoli che approfondiscano questioni di carattere sociale.

Oltre alla scrittura e allo studio, ha altre passioni o interessi che coltiva nel tempo libero?

Sì, fin da piccola coltivo la passione per il canto e per il nuoto. Mentre per quanto riguarda un interesse di natura più intellettuale, trovo profondamente affascinante la psicologia umana.

Guardando al futuro: come si immagina tra dieci anni?

Sinceramente, tra 10 anni mi immagino sulla strada giusta. Mi auguro di essere in gran parte realizzata a livello lavorativo; ma, più di ogni altra cosa, mi auguro di sentirmi in pace, in armonia con me stessa, in primis, e poi con ciò che mi circonda, serena nel dedicare la mia vita a ciò che amo fare realmente.

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