SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Siamo qui, Pietro, per stringerci intorno a te e farti sentire tutto il nostro affetto e la riconoscenza di questa Chiesa diocesana”.
È con queste parole che mons. Gianpiero Palmieri, vescovo delle Diocesi del Piceno, ha aperto la Celebrazione Eucaristica da lui presieduta ieri, 6 Agosto 2025, alle ore 18:30, presso la cattedrale Santa Maria della Marina in San Benedetto del Tronto, in occasione dei 90 anni del prof. Pietro Pompei, direttore editoriale de L’Ancora.
Laureato presso l’Università degli Studi di Urbino in “Filosofia, Pedagogia, Psicologia e Storia”, Pompei è stato docente di Lettere in diversi Istituti della zona. Testimone diretto della Seconda Guerra Mondiale, iscritto per moltissimi anni all’Azione Cattolica Italiana e con un passato di fervente militanza nella Democrazia Cristiana, Pompei è stato per 18 anni direttore de “Lu Campanò”, rivista bimestrale del Circolo dei Sambenedettesi, e per 10 anni direttore responsabile del Giornale diocesano “L’Ancora”, di cui ancora oggi è direttore editoriale. Sposato con Eola Perazzoli, Pietro è padre di quattro figli (Sonia, Roberto, Stefano e Valerio), nonno di otto nipoti e bisnonno di una piccola pronipote di due anni.
Hanno concelebrato la Santa Messa di ringraziamento numerosi presbiteri della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto: oltre al vicario generale don Patrizio Spina, anche don Lorenzo Bruni, don Gianni Croci, don Silvio Giampieri, don Armando Moriconi, don Luciano Paci, don Dino Pirri, don Federico Pompei, don Gian Luca Rosati, don Luigino Scarponi, don Romualdo Scarponi. Erano presenti anche i diaconi Walter Gandolfi ed Emanuele Imbrescia.
La celebrazione è stata impreziosita dal canto delle corali parrocchiali delle comunità San Pio V e Madonna della Speranza di Grottammare, diretti dal M° Claudia Guidotti ed accompagnati all’organo da Miriana Mercuri.
Tra i fedeli, oltre ai parenti del prof. Pompei, erano presenti illustri amici del festeggiato: il sindaco di San Benedetto del Tronto Antonio Spazzafumo, il prof. Giancarlo Brandimarti, il prof. Tito Pasqualetti, l’assessore Domenico Pellei, la prof.ssa Benedetta Trevisani, il nipote Nicolino Pompei e molti amici del Movimento Fides Vita, che ha curato l’animazione liturgica.
Il vescovo Palmieri, durante l’omelia, ha commentato la celebre pericope del Vangelo riguardante la trasfigurazione di Gesù e ha sottolineato come la Luce del Signore spesso invada il cuore di alcune persone, la cui vita così appare, pur nell’ordinarietà, tanto luminosa da risplendere nel mondo e da illuminare la comunità che le circonda, proprio come è avvenuto per il prof. Pompei.
Ha detto il prelato: “La nube si posa su Gesù e questo è il segno che quello che Gesù sta per compiere manifesterà la gloria, la Luce di Jahvè. Sembrerà che il volto di Gesù venga trasfigurato dal dolore e dalla sofferenza. Sembrerà che la sua vicenda umana finisca sulla croce, senza nessun seguito. Sembrerà che il gruppo dei discepoli che gli va dietro siano degli illusi, gente che vede la propria avventura umana finire al capolinea. Sembrerà tutto questo! E invece, sul monte Tabor, quello che avviene è la gloria che si posa su Gesù e sui discepoli! Quello che avverrà da quel momento in poi, tutto il cammino che Gesù compirà fino a Gerusalemme, fino alla croce, fino alla sua passione, fino alla Resurrezione, non sarà nient’altro che la manifestazione della gloria di Jahvè, la manifestazione della sua luce, increata su specie contrarie, cioè l’apparenza sarà quella dell’uomo sfigurato dei dolori, ma in realtà si manifesterà la grandezza di Dio. I discepoli hanno bisogno di cogliere questo segno, hanno bisogno loro della trasfigurazione e anche Gesù ne ha bisogno. Il cammino che egli sta per fare è il compimento delle scritture di Elia e di Mosè, è il compimento delle scritture di Israele. Il Messia, che Dio ha mandato nel mondo, realizzerà la salvezza dell’uomo e del mondo, ma lo farà in un modo diverso da come il popolo se lo aspettava, cioè salendo sulla croce. Sembrerà la fine di tutto e invece sarà l’inizio di tutto! Sembrerà l’ultimo dei giorni e invece sarà il giorno senza tramonto, il giorno della Resurrezione! Sarà l’uomo che entra nella tomba e invece sarà l’esplosione della Luce!
È questa la trasfigurazione! Ma quello che è vero per Gesù, è vero per tutte le vicende della storia umana, dove, nella semplicità della quotidianità della storia umana, si compie qualcosa che ha l’aspetto della vicenda di Gesù, che ha l’aspetto della fede, della speranza e dell’amore. Sembra una storia normale, sembra una vicenda normale, eppure contiene una luce, contiene una bellezza, contiene uno splendore, che sa già di Pasqua, sa già di trasfigurazione! Ed è quello che ci permette di vivere la storia umana, cogliendovi i segni della Pasqua che Dio ci mette.
Proprio oggi il Cardinale Zuppi ha mandato a tutti i Vescovi italiani un invito a continuare a pregare per la pace. A tutti i Vescovi ha detto di celebrare ogni giorno una ‘Messa in tempo di guerra’, come è avvenuto nel 1940-1945. I protagonisti di allora, come Pietro (n.d.r. Pompei) e come Luciano (n.d.r. don Paci), hanno probabilmente sentito fare queste Messe, anche se nel vecchio rito. Oggi, come allora, celebriamo la Messa in tempo di guerra per implorare da Dio il dono della pace. Anche questo è un segno, un segno di luce in mezzo a tanto orrore. Come tutte quelle vicende dove abbiamo visto brillare il Vangelo, proprio nelle pieghe della storia umana, più devastate dal male e dal peccato. È il Regno di Dio che si realizza anche in mezzo a tante fatiche umane. Soltanto chi ha lo sguardo pieno degli occhi trasfigurati dalla fede, lo sa accogliere. Come il cronista, come il giornalista, che sa accogliere non soltanto le brutte notizie, quelle della storia umana che prende una piega di dolore, di tristezza, di violenza, ma che invece sa accogliere quei semi di grazia che Dio mette nel mondo e attraverso i quali trasfigura il mondo.
Novant’anni, caro Pietro, significa averne viste di tutti i colori, ma anche colori luminosi, anche il Regno di Dio in azione! Anche la guerra, con tutti i segni di speranza che ha contenuto. E vorrei sottolineare poi quello che è venuto bene, che è venuto dopo: la ricostruzione; il Concilio, la vita della Chiesa con tutta la sua ricchezza dopo il Concilio; il Magistero di Papi straordinari; la vita di una Chiesa locale come quella di San Benedetto, che cresce grazie al contributo di tanta gente e di Vescovi straordinari, di Prete straordinari e di Laici straordinari. Tutto questo permette a una Chiesa locale di crescere e di diventare sempre di più essa stessa, un segno di luce e di speranza per il mondo, per il mondo”.
Ha infine concluso il vescovo Gianpiero: “Nella Prima Lettura c’è forse il brano più importante di tutto l’Antico Testamento, il capitolo 7 del Libro di Daniele, quando il Sommo Sacerdote chiede a Gesù, durante il processo: ‘Ma tu, chi sei?’. E Gesù rivela, più chiaramente che in ogni altro passaggio, la sua identità e afferma che il regno di Dio è all’opera nel mondo, proprio nel momento in cui Gesù viene condannato a morte: gli uomini lo condannano e lì è il momento in cui risplende la gloria di Dio. È questa contraddittorietà della storia, ma provvidenzialità agli occhi di Dio, che abbiamo imparato a leggere, cogliendo la luce, dove invece agli occhi del mondo sembra che ci sia solo buio.
Carissimo Pietro, il tuo servizio in questi anni è stato impagabile, nella rivista Lu Campanò e poi nel giornale diocesano L’Ancora. Hai raccontato la storia di una Chiesa! Hai visto la luce nel buio. Ci hai insegnato a sperare, ci hai insegnato ad avere fiducia in Dio. Il Signore ti benedica caro Pietro!”.
Al termine dell’omelia mons. Palmieri ha letto a tutti i presenti il messaggio che il Santo Padre Leone XIV ha inviato al prof. Pompei in occasione dei suoi novant’anni.
Dopo i riti di Comunione, il direttore responsabile de L’Ancora, Simone Incicco, ha voluto manifestare l’affetto, la stima e la gratitudine della comunità al prof. Pietro Pompei, donando al festeggiato una pubblicazione dal titolo “Sulle spalle dei giganti – Omaggio a Pietro Pompei, custode della memoria e voce instancabile“. Ha detto Incicco: “Caro Pietro, ci sono momenti nella vita in cui le parole si fanno dono, carezza, gratitudine. Il tuo 90° compleanno è uno di questi. E questa pagina vuole essere non solo un augurio, ma un abbraccio corale, un segno tangibile dell’affetto e della riconoscenza che ti circondano. Da tempo, con alcuni amici e colleghi, sentivamo il desiderio di raccogliere ciò che rappresenti per la nostra comunità. È nato così questo libro, che riunisce lettere, pensieri, ricordi, poesie, testimonianze. Tante voci diverse che si ritrovano unite da un sentimento comune: la stima profonda verso un uomo che ha speso la sua vita intrecciando cultura e fede, parola e servizio, memoria e speranza.
Tu sei stato, per la nostra Diocesi e per tanti di noi, molto più di un docente, di un giornalista, di un direttore: sei stato e sei un testimone. Hai guidato L’Ancora con sapienza e passione, e continui oggi, come direttore editoriale, ad alimentarne la voce con spirito critico, amore per la verità e dedizione al bene comune.
Hai dimostrato che il giornalismo – anche quello locale, anzi soprattutto quello locale – può essere alta forma di impegno civile. Non per inseguire il rumore, ma per custodire ciò che conta. Perché, come ci hai insegnato, è nei dettagli della vita quotidiana, nella storia di un santo o nel volto di un anziano, che si nasconde la bellezza del Vangelo vissuto.
Camminiamo sulle spalle dei giganti – e tu sei uno di questi. La tua parola, sempre lucida e profonda, ha tracciato strade. Il tuo silenzio, nei momenti giusti, ha insegnato più di mille discorsi. Il tuo entusiasmo, ancora oggi, è contagioso e generativo. Non hai mai smesso di credere che l’età avanzata non è un tempo di ritiro, ma una stagione feconda, in cui si raccoglie e si dona ancora.
Per questo, Pietro, non celebriamo solo il tuo compleanno. Celebriamo il valore di una vita interamente donata. Celebriamo il tuo esserci, il tuo esserci stato, e il tuo esserci ancora con la stessa passione di sempre.
Grazie, di cuore. Per quello che hai fatto, per quello che sei, e per tutto quello che continui a seminare in mezzo a noi.
Con affetto, stima e profonda gratitudine!”.
Il prof. Pietro Pompei, visibilmente commosso, ha preso la parola per ringraziare tutti i convenuti per la loro presenza e per l’affetto ricevuto e, ancora una volta, ha speso il suo tempo per insegnarci qualcosa: “Quanta gente! Quanti siete! Sono commosso. Grazie. Grazie. Grazie. Prima di venire qui, mi hanno chiesto: ‘Come mai hai voluto festeggiare i tuoi 90 anni in chiesa?’. Io ho risposto: ‘Per ringraziarlo!’. Allora hanno replicato: ‘Ma mica ti ha guarito?!’. ‘Come non mi ha guarito?!’ – ho risposto – ‘È vero che la malattia non è andata via. Però il Signore mi ha guarito il cuore!’. È proprio così: io oggi sono contento di questo peso che ho dentro di me, del male che ho, perché il Signore mi ha insegnato che posso essere felice anche senza essere guarito!“.
Al termine della Celebrazione Eucaristica, i presenti si sono recati presso il chiostro della cattedrale per trascorrere un po’ di tempo con il prof. Pompei e fare festa con lui.
Pietro ha donato quasi ottant’anni di servizio fedele alla nostra Diocesi e, ancora oggi, continua con dedizione a servire il giornale diocesano. Una vita spesa per il Vangelo, per la Chiesa e per ciascuno di noi. La Celebrazione di ringraziamento e la festa che ne è seguita sono stati un piccolo gesto per esprimere l’affetto e la gratitudine verso un uomo che ha tanto dato alla comunità diocesana e civile e, più in generale, al mondo della cultura locale, sia come docente, sia come giornalista, sia come direttore delle riviste che ha diretto, sia come uomo e come cristiano. Il nostro augurio è che continui ad ispirarci ancora per molti anni!
Foto di Simone Incicco e Carletta Di Blasio