
Di Gigliola Alfaro
“Stesso luogo, stessa bellezza, stesso clima di entusiasmo e di gioia, stessi canti”: Gigi De Palo, oggi presidente della Fondazione per la natalità, riassume in poche battute come ha vissuto la due giorni del Giubileo dei giovani a Tor Vergata, dopo che è finita la messa celebrata da Leone XIV, e come tutto questo l’abbia riportato alla Giornata mondiale dei giovani del 2000, presieduta da San Giovanni Paolo II, nella stessa spianata. Quest’anno al Giubileo Gigi e la moglie, Anna Chiara, che si sono conosciuti alla Gmg di Parigi, non erano soli, ma accompagnati da 3 dei loro 5 figli, due sono ancora piccoli. Gigi è “emozionato, commosso e felice, perché il tempo sembra non essere passato”, anche se in 25 anni sono cambiate tante cose.

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)
Gigi, cosa hai visto nei giovani di oggi a Tor Vergata?
Nel 2000 i giovani che hanno partecipato alla Gmg a Roma venivano con una spensieratezza maggiore, oggi con questo clima di guerra, dove si parla di nucleare e il futuro è percepito dai ragazzi non più come una promessa, come lo era nel 2000, ma un po’ come una minaccia, a mio parere, la presenza di questi giovani rappresenta un atto di forza e un atto di speranza ancora maggiore. Anche se questo Giubileo dei giovani ricorda, per la tipologia di evento, lo stile, gli appuntamenti, la Gmg di 25 anni fa, nel frattempo è cambiato il mondo, perché è un mondo sicuramente più difficile, quindi
la partecipazione e la presenza dei giovani oggi è ancora più grande e ancora più forte.
A questi giovani Leone XIV ha chiesto di essere missionari del Vangelo, testimoni di giustizia e pace…
Papa Leone ha citato più volte il celebre discorso di san Giovane Paolo II, a Tor Vergata, mostrando come quel discorso rimanga ancora vivo oggi, anche in tempi mutati.Il Pontefice ha chiesto ai giovani di essere testimoni del Vangelo anche in questo tempo, non più all’alba del terzo millennio, ma in questo terzo millennio che sta mostrando tutta la sua complessità.
E come possono oggi i giovani vivere questo mandato?
Innanzitutto, penso che non si debba utilizzare la parola impegno, che è la parola più sbagliata. La Chiesa non vuole che i giovani si impegnino. La Chiesa vuole che i giovani riscoprano Gesù Cristo e quindi automaticamente daranno la vita. Questo mi sembra un po’ la chiave che ha utilizzato Papa Leone. Non ha detto: “Impegnatevi, mi raccomando, fate i bravi”. Leone XIV ci sta dicendo e, soprattutto, lo sta dicendo ai giovani:“Riscoprite Cristo, create un rapporto intimo con Lui, create un’amicizia con Lui, automaticamente sentirete il bisogno di dare la vita e automaticamente sarete testimoni del Vangelo”. Questa è un po’ la chiave di lettura e di novità nell’invito del Papa, secondo me.Anche perché questi giovani alla fine qui a Roma sono venuti per cercare Gesù, non il Papa. Dopo Giovanni Paolo II, ci sono stati Benedetto XVI, Papa Francesco, ora c’è Leone XIV, ma al di là delle differenze tra di loro, i giovani vengono sempre perché c’è un Altro che li attrae: è Gesù il comune denominatore, è Gesù che spinge questi giovani a partire, viaggiare, in alcuni casi anche a morire facendo il viaggio, questo fatto colpisce sempre. Anche Leone è stato colpito, si vedeva, dal fatto che alcune ragazze siano morte nel viaggio e tutto questo per cercare Gesù, per cercare la Chiesa, non il Papa, il cardinale, l’influencer. Questa è anche una novità per il mondo.

(Foto profilo Facebook Gigi De Palo)
Come quella Gmg nel Giubileo del 2000 ha cambiato la tua vita?
A Tor Vergata 25 anni fa la mia vita è cambiata. Io dico sempre che i Paesi fanno a gara per poter ospitare le Olimpiadi perché portano soldi e infrastrutture, ma vi siete mai chiesti perché c’è tanta gioia ad ospitare una Gmg? Ora ho visto la felicità dei coreani che ospiteranno la prossima Giornata mondiale della gioventù a Seul. La verità è che
le Gmg portano in dote a un Paese santi, vocazioni, giovani che capiscono che devono fare della loro vita un capolavoro, un’opera d’arte, che capiscono che devono veramente dare la vita.
Io ho conosciuto mia moglie alla Gmg di Parigi, a quella di Roma abbiamo deciso di sposarci. Tor Vergata non solo ha rappresentato la conclusione di un percorso bellissimo, iniziato nel 1997 come obiettore di coscienza all’interno del Comitato italiano per l’organizzazione della Giornata mondiale della gioventù del 2000, ma anche una sorta di spartiacque per tutte le decisioni che, di lì a poco, avrei preso. Per l’uomo che sono diventato, per la mia vocazione, per il mio impegno sociale. Inoltre, l’aver lavorato, per tre anni nell’organizzazione della Gmg, mi ha permesso di innamorarmi di una Chiesa che non conoscevo, di una Chiesa che è anche istituzione e organizzazione, che di solito piace di meno dall’esterno, ma posso assicurare che all’interno della Chiesa istituzione ho conosciuto persone fantastiche, persone che ci credevano, quindi per me è stata una grandissima scoperta.
Come hanno vissuto, 25 anni dopo, i tuoi figli il Giubileo dei giovani? Quali sono state le loro impressioni?
Sono stati molto colpiti dalla varietà della Chiesa. E la varietà è la bellezza della Chiesa, perché un ragazzo cresce, va in parrocchia, a scuola, e dice: siamo pochi, un gruppetto sparuto che va in parrocchia. Invece, è importante vivere questa esperienza grande di Chiesa, differente, con giovani che lasciano loro città, prendono treni, aerei, che ci credono, che quando c’è da stare in ginocchio stanno in ginocchio, che quando fanno la comunione non la fanno distrattamente ma vivono con partecipazione quel momento. E poi i partecipanti sono tantissimi e rappresentano solo una parte sola di tutta la Chiesa.
È un’esperienza ecclesiale viva.
Che consiglio dai ai ragazzi che da oggi torneranno nelle loro case, nei loro Paesi, tante volte così distanti, in realtà anche diverse dalla nostra?
La vera Gmg, in questo caso Giubileo dei giovani, ma abbiamo visto che l’esperienza vissuta è simile, inizia al ritorno, nel senso che questo incontro con i giovani di tutto il mondo è una sorta di ricarica,è un’occasione che ti mostra la bellezza di essere Chiesa, che ti fa capire che il cristianesimo non si basa sul convincimento, sul fatto che mamma e papà dicono di andare a messa, ma si basa sull’attrazione.E questa attrazione era evidente in questi giorni: in tutti gli incontri di questo Giubileo dei giovani abbiamo visto e vissuta la freschezza e la bellezza. Ora questa bellezza ciascun giovane se la deve portare nel cuore, nei ricordi. Il vero Giubileo dei giovani, com’è per le Gmg, inizia con il desiderio di tornare a casa e di diventare quello che siamo chiamati a diventare, di stare bene nel posto in cui stiamo, senza vivere con nostalgia, senza dire però al Giubileo provavo questo, adesso a casa non lo provo più. Anzi, bisogna trarre spunto, giovamento, ricarica dai ricordi e da questi occhi che si sono riempiti di bellezza e poi vivere a casa la quotidianità con uno sguardo diverso, con una marcia in più. Perché di fatto il mandato a questi giovani viene dalla storia: il mandato è costruire un mondo più giusto dove non c’è più diseguaglianza tra ricchi e poveri, dove le guerre possano diventare un ricordo, perché come è sperimentato in questi giorni si può fare l’amicizia anche con la persona più diversa da te, dove il pianeta e il creato possono essere rispettati maggiormente. Questi giovani non sono il futuro, sono il presente che va cambiato, sono il presente che deve modificare tutte le cose che non vanno, perché nel 2000 non c’erano tutte le guerre di oggi, oggi è una situazione molto più complessa. Allora, a ciascun giovane, che oggi riprende la via di casa:
sei venuto a Roma in questa complessità, ti sei ricaricato, hai visto che la pace si può fare, hai visto che ci sono tanti tuoi coetanei che seguono Gesù Cristo. Adesso a casa tua diventa un uomo che dà la vita, una donna che dà la vita.
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