CIVITELLA DEL TRONTO – Grande gioia a Civitella del Tronto e Sant’Egidio alla Vibrata per il 50° anniversario di ordinazione presbiterale del parroco don Elvezio Di Matteo, il quale ha presieduto una Celebrazione Eucaristica di ringraziamento Sabato 2 Agosto 2025, alle ore 18:30, presso la chiesa San Pietro Apostolo in Ripe di Civitella.

Insieme a lui, hanno concelebrato la Santa Messa anche mons. Gianpiero Palmieri, vescovo delle Diocesi del Piceno, e don Luigino Scarponi, parroco della comunità Sant’Egidio Abate in Sant’Egidio alla Vibrata.

Presenti per l’occasione molti diaconi: don Di Matteo, infatti, per oltre 18 anni, dal 2005 al 2023, è stato anche responsabile della comunità diaconale della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto.

Presenti numerosi rappresentanti delle comunità parrocchiali guidate da don Elvezio: la parrocchia Santa Maria in Montesanto e Sant’Angelo in Civitella del Tronto (nata dalla fusione delle parrocchie di Ripe, Villa Passo, Rocche e Sant’Andrea) e la parrocchia Santa Maria della Misericordia in Faraone. Tra di loro anche Cristina Di Pietro e Annunzio Amatucci, sindaci rispettivamente di Civitella del Tronto e di Sant’Egidio alla Vibrata.

Le parole di gratitudine del vescovo Palmieri su don Elvezio

Durante l’omelia, il vescovo Gianpiero ha detto: “È una gioia essere qui con voi a vivere questa Eucaristia e a ringraziare il Signore del dono del sacerdozio di don Elvezio, vissuto in modo particolare in questo territorio. Come sapete – anche perché lo ha detto di recente in un’intervista rilasciata a L’Ancora -, la vocazione di don Elvezio è monastica. Don Elvezio, quindi, non è diventato esattamente quello che il Signore gli aveva ispirato in un primo momento, ma ha seguito l’indicazione, che successivamente il Signore gli ha rivelato, di un Ministero da vivere come prete diocesano, a servizio del popolo di Dio, nelle parrocchie. Tuttavia don Elvezio è rimasto monaco nel cuore! Allora vorrei sottolineare due cose della vocazione monastica, perché, quando uno è monaco nel cuore, anche se non veste l’abito e non entra in una comunità monastica, tuttavia impronta la propria vita ai valori monastici.
Monaco ha due significati. Prima di tutto significa solitario. Il monaco, cioè, è una persona che predilige, pur avendo mille relazioni, uno spazio di solitudine. Ma non uno spazio di solitudine che non è fecondo: non è egoismo, non è cercare la solitudine perché si è persone poco sociali. È, al contrario, quello spazio di solitudine in cui gli altri sono presenti nel silenzio del proprio mondo interiore. Proprio perché si è solitari, c’è tanto spazio nel cuore. C’è tanto spazio per le persone che si incontrano, per le quali si prega, per le quali si intercede e che vengono presentate davanti a Dio.
Ma il termine monaco ha anche un altro significato. La parola greca monos, da cui deriva, significa solitario, ma anche unificato, quindi si usa anche per indicare una persona che non è frantumata. Una persona frantumata è una persona che fa mille cose e, proprio perché fa mille cose, si trova un po’ divisa, talvolta è anche un po’ incoerente. Una persona unificata, invece, è una persona che ha un centro e quel centro diventa il principio ispiratore dei suoi pensieri, dei suoi sentimenti e delle sue scelte. E il principio ispiratore di un monaco, come don Elvezio, è il Signore, è il Vangelo. L’unità, il centro, è Lui. Questo si traduce in una grande attenzione verso gli altri. Sapete che i monaci hanno come simbolo un animale? La civetta. Sapete perché? Perché ha gli occhi grandi e vede nel buio. Il monaco è proprio quella persona che vede con gli occhi di Dio e coglie la presenza di Dio anche là, dove le persone vedono il buio”.

Mons. Palmieri ha quindi commentato il Vangelo del giorno, sottolineando come anche nella pagina letta c’è un principio ispiratore a cui il protagonista si orienta: “Nel Vangelo di oggi il principio unificatore è la cupidigia, l’accumulare beni per sé, in questo caso particolare perché si ha paura del futuro. Il protagonista del racconto evangelico, infatti, fa abbattere i suoi depositi, ne costruisce di più grandi e ammassa grano nei granari, così da stare sicuro in vecchiaia, potendo mangiare e dormire tranquillo. Questa è la cupidigia, cioè pensare al futuro e alla vita solo in questi termini. Quante volte anche oggi si pensa alla vita in questi termini! Non si pensa alla realtà, non si pensa agli altri, non si pensa a niente, si pensa soltanto al proprio star bene”.
La vita di un discepolo di Gesù, invece, è un’altra – ha proseguito il prelato –. Il suo principio unificante è Gesù. E Gesù ci butta nella mischia delle relazioni, ci fa stare con gli altri a costruire rapporti di fraternità, ci fa stare vicino agli altri e ci fa mettere in gioco per imparare ad ascoltarli e a volere loro bene, ci mette in mezzo agli altri per cercare di lavorare insieme per ciò che è giusto, per il bene comune. Avete visto a Roma quanti giovani hanno gridato i loro desideri? Che bellezza! Non sono giovani che non si sballano il Sabato sera. Sono giovani che crescono nelle nostre comunità, a cui non avete insegnato di pensare solo a loro stessi e di fregarsene degli altri, bensì avete insegnato il Vangelo. Questo, allora, diventa un segno di speranza!”.

Terminata l’omelia, il vescovo Gianpiero ha donato al festeggiato una coroncina del Rosario che aveva ricevuto qualche giorno prima dal Santo Padre Leone XIV, in occasione di una visita privata avuta con lui a Roma Giovedì 31 Luglio. Ha poi rinnovato gli auguri al festeggiato, lo ha abbracciato e gli ha detto, scherzando: “Don Elvezio, abbiamo bisogno di te almeno per altri cinquant’anni!”.

Le parole di affetto della comunità per don Elvezio

Prima della benedizione finale, numerose sono state le persone che hanno voluto esprimere il loro affetto e la loro gratitudine al parroco don Elvezio Di Matteo per il suo prezioso servizio, chiedendo al Signore di continuare a benedire il suo ministero, guidandolo sempre nel suo operato pastorale.

La prima a prendere la parola è stata la sindaca Cristina Di Pietro, che è stata anche un’alunna del festeggiato: “Sono qui ad esprimere l’affetto e la riconoscenza della comunità di Civitella del Tronto per il nostro parroco. Don Elvezio, tutta la comunità ti vuole bene. Ringraziamo il Signore per aver donato al nostro territorio un prete come te, che ha saputo testimoniare il Vangelo con coerenza, rigore e a volte anche severità. Ti siamo molto grati per il tuo servizio e ti auguriamo che il tuo Ministero continui a portare molto frutto nella nostra comunità”.

Anche il sindaco Annunzio Amatucci ha preso la parola per portare a don Elvezio il saluto dei Santegidiesi: “Grazie di tutto, anche delle opinioni diverse che a volte ci siamo scambiati e che ci hanno arricchito. Un buon pastore è il più grande tesoro che il buon Dio possa accordare ad una comunità. Il nostro augurio è che tu possa continuare ad essere sempre te stesso!”.

A seguire, la signora Teresa Di Dalmazio della parrocchia Santa Maria in Montesanto e Sant’Angelo in Ripe di Civitella, a nome di tutta la comunità di Piano Risteccio, ha dichiarato: “Don Elvezio, a nome della comunità nella quale sei cresciuto, ti ringrazio per la missione, a volte faticosa, che ogni giorno porti avanti. Per noi tu rappresenti un perno fondamentale della nostra vita. Quello con te, infatti, è un appuntamento settimanale importante, non solo per il momento di preghiera condivisa, ma anche perché è un’occasione di socialità e aggregazione. Ti e ci auguriamo di proseguire così ancora per molti anni!”.

È stata poi la volta di Tarcisio Settimi, segretario del Consiglio Pastorale Parrocchiale della comunità di Santa Maria della Misericordia in Faraone, il quale ha affermato: “Don Elvezio, oggi siamo qui con te a festeggiare questa gioiosa ricorrenza nel segno di una sincera e meritata riconoscenza. Sei una persona buona ed altruista, con un senso del dovere molto radicata. Ringraziamo il Signore per averti messo sulla nostra strada!”.

Infine è stato letto il messaggio con cui papa Leone XIV ha accompagnato la benedizione apostolica impartita su don Elvezio Di Matteo: in occasione del 50° anniversario di ordinazione sacerdotale, il Santo Padre ha invocato su di lui “copiosi doni e conforti celesti, auspicando che il suo Ministero sia sempre icona e trasparenza del volto di Cristo”.

Al termine della Messa don Elvezio Di Matteo ha preso la parola per ringraziare tutti i presenti per le dimostrazioni di stima e di affetto ricevute: “In questi 50 anni, ho cercato di tenere sempre presenti le parole del cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova scomparso nel 1989, il quale soleva dire: «Signore, non a noi, ma al tuo Nome, la gloria!». Ho sempre cercato di comportarmi seguendo questo motto. Non so se ci sono sempre riuscito, ma mi sono impegnato tanto per avvicinarmi il più possibile a questo ideale. Ringrazio tutti voi per la vostra partecipazione e per avermi fatto sentire la vostra amicizia!“.

Dopo la Messa, alcuni fedeli hanno voluto immortalare il bel momento in uno scatto con don Elvezio sull’altare. Poi la comunità è stata invitata ad un momento di festa e convivialità, durante il quale tutti hanno avuto la possibilità di fare un saluto e gli auguri a don Elvezio, condividendo con il festeggiato ricordi, esperienze e speranze per il futuro.

 

 

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1 commento

  • Marzia
    05/08/2025 alle 12:16

    Un dono di grazia del Signore da 50 anni alle nostre comunità, festeggiato con affetto, stima e tanta preghiera: impressionante in alcuni momenti il coro di voci che si levava pregando e cantando unito e forte in tutta la chiesa. Una Chiesa vera; una Chiesa festeggiante intorno al caro don Elvezio!

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