DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del Monastero Santa Speranza di San Benedetto del Tronto.
Quante volte abbiamo pronunciato le stesse parole che grida l’autore del libro di Qoelet, testo da cui è tratta la prima lettura di questa domenica?
Ascoltiamole: «…quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica e dalle preoccupazioni del suo cuore, con cui si affanna sotto il sole? Tutti i suoi giorni non sono che dolori e fastidi penosi; neppure di notte il suo cuore riposa…».
«Vanità delle vanità, dice Qoelet, vanità delle vanità; tutto è vanità», tutto è un soffio che passa, tutto è inconsistente. Cosa rimane di ciò che siamo stati ma soprattutto di ciò che abbiamo amato, se tutto è destinato a finire?
Canta il salmista che «[…] i figli dell’uomo […] sono come un sogno al mattino, come l’erba che germoglia; al mattino fiorisce e germoglia, alla sera è falciata e secca».
Tutta la Parola di oggi vuole dice che rischiamo di vivere un’illusione; ce lo conferma anche Gesù raccontandoci una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse -: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e divertiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”».
L’illusione è quella che la realtà, i nostri granai (per parlare nei termini della parabola), i nostri attaccamenti, le nostre sicurezze siano fonte della felicità quando invece sono solo accessori, mezzi ma non certamente il fine. Riposarsi, mangiare, bere, divertirsi, edificare, ingrandire…sono tutte cose importanti, anche belle ma non toccano ancora la vita. La vita vera sta oltre!
Esistere non è ancora vivere! Perché un’esistenza che dipende da quanto abbiamo o non abbiamo accumulato in successo, potere, beni è un’esistenza infelice. Perché tutto ciò che è misurabile può alternativamente crescere o diminuire nel corso della vita; dunque, ci porterà sempre preoccupazione e non ci alleggerirà l’animo perché non dà mai piena ed esaustiva soddisfazione.
Gesù vuole dirci: vuoi vita piena? Sposta il tuo desiderio, perché gli unici beni da accumulare in quantità sono relazioni libere e liberanti, amore per la propria vita e quella altrui, una interiorità sempre più nutrita e profonda…tutto per poter conoscere e riconoscere Cristo come unico contenuto per la nostra esistenza, come unico punto fermo per poter discernere, ogni giorno, ciò che è buono per noi da ciò che non è buono.
Questo chiediamo al Signore, così come fa il salmista: «Insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio». Solo Dio è Maestro di Vita; solo Lui, Vita e datore di vita, può insegnarci a conoscere, afferrare, condividere, raccontare, tramandare la nostra vita…solo questa modalità del “vivere per la vita” ci aiuterà a raggiungere il cuore della sapienza, ad assaporare il gusto della vita, a leggere ogni singolo istante con gli occhi di Dio, ad acquisire la consapevolezza di essere inseriti nell’eternità che è Dio, nel “da sempre e per sempre” di Dio.
Questo significa arricchirsi presso Dio; questo il senso delle parole di San Paolo quando scrive nella sua lettera ai Colossesi «rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra»; questo è svestirsi dell’uomo vecchio e rivestirsi del nuovo; questo è camminare verso una vita piena e compiuta!
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Perché ognuno /a possa sentirsi addosso una povertà intima per poter essere ricco /a in Cristo nostro Signore solo unico bene , per poter vivere la Preghiera di Ester 4,17 . Quanto a noi, salvaci con la tua mano e vieni in mio aiuto, perché sono sola e non ho altri che te, Signore.