“Dio non ci volta mai le spalle quando ci rivolgiamo a Lui, nemmeno se arriviamo tardi a bussare alla sua porta, magari dopo errori, occasioni mancate, fallimenti”.

Lo ha detto Leone XIV affacciandosi alla finestra del Palazzo apostolico per la recita dell’Angelus, nella XVII Domenica del Tempo ordinario. Commentando il Vangelo di Luca, il Papa ha spiegato che “Gesù insegna ai suoi discepoli il Padre nostro: la preghiera che unisce tutti i cristiani”. “Il Signore ci invita a rivolgerci a Dio chiamandolo ‘abbà’, ‘papà’, come bambini, con semplicità, fiducia filiale, audacia, certezza di essere amati”, ha aggiunto, ricordando che “più preghiamo con fiducia il Padre dei Cieli, più ci scopriamo figli amati e più conosciamo la grandezza del suo amore”. Riferendosi alle immagini del Vangelo, ha osservato che “nella grande famiglia della Chiesa, il Padre non esita a renderci tutti partecipi di ogni suo gesto d’amore”. E anche se talvolta risponde “con tempi e in modi difficili da capire, è perché agisce con una sapienza e con una provvidenza più grandi”. “Non si può pregare Dio come ‘Padre’ e poi essere duri e insensibili nei confronti degli altri – ha proseguito –. È importante lasciarsi trasformare dalla sua bontà, dalla sua pazienza, dalla sua misericordia, per riflettere come in uno specchio il suo volto nel nostro”. Infine, l’invito a vivere nella carità: “La liturgia oggi ci invita a sentirci amati e ad amare come Dio ci ama: con disponibilità, discrezione, premura vicendevole, senza calcoli”.

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