SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Un tripudio di colori, profumi e gusto, regalati dalle verdure fresche di stagione; ma non solo, anche musica, allegria e fraternità: sono questi i primi buoni frutti del progetto dell’orto sociale “Terra degli ortolani”, realizzato dalla Caritas diocesana di San Benedetto del Tronto e finanziato con i proventi dell’8xMille della CEI.
Per celebrare, infatti, il primo raccolto dell’orto coltivato con cura e dedizione dagli ospiti della struttura, Giovedì 24 Luglio, alle ore 20:30, presso il cortile della Caritas diocesana, si è tenuto l’evento “Fresco … di orto”, una cena frugale durante la quale i convenuti hanno condiviso, oltre ai piatti realizzati con i prodotti dell’orto “Il Germoglio”, anche le testimonianze di speranza dei protagonisti del progetto.
Presenti per l’occasione molti amici della Caritas diocesana: mons. Gianpiero Palmieri, vescovo delle Diocesi del Piceno; Andrea Crucianelli, attuale dirigente del Commissariato di San Benedetto del Tronto, che da poche settimane ha ricevuto la promozione a primo dirigente della Polizia di Stato; don Gianni Croci e Fernando Palestini, rispettivamente direttore e vicedirettore della Caritas diocesana; Nedo Tiburtini, tesoriere della Fondazione Caritas San Benedetto del Tronto ETS; Saverio Ciarrocchi, già docente del Liceo Scientifico Rosetti e volontario Caritas che aiuta gli ospiti nell’apprendimento della lingua italiana; Maria Chiara Verdecchia, pedagogista, psicologa clinica, counselor e mediatrice familiare, figura di riferimento per la Caritas diocesana ormai da anni; Patrizio Moscardelli, artista che da molti anni coinvolge gli ospiti della Caritas diocesana in progetti d’arte; i segretari e i volontari delle varie Caritas parrocchiali presenti sul territorio della Diocesi Truentina.
La serata è stata l’occasione per annunciare che dal prossimo Agosto sarà possibile acquistare i prodotti dell’Orto “Il Germoglio” il Martedì e il Giovedì, dalle ore 9:30 alle ore 11:30, presso il cortile della Caritas diocesana. È possibile anche prenotare i prodotti necessari, salvando tra i contatti e inviando un messaggio al numero 0735-588785, iscrivendosi al canale WhatsApp.
Semi di speranza
La serata, iniziata con una preghiera alla luce suggestiva del crepuscolo, si è consumata nel cortile della Caritas diocesana, per l’occasione addobbato con elementi rustici che richiamavano la campagna: le balle di fieno usate come sedute o tavoli; i vasi con le piantine di basilico profumato come centrotavola; i cesti di spighe come decorazioni. Uno scenario evocativo che ha subito messo a proprio agio tutti i convenuti, facendoli connettere alla dimensione più autentica, semplice e fraterna a cui la campagna è solita condurre.
Prima di assaporare le prelibatezze provenienti dall’orto sociale, che hanno stuzzicato l’appetito dei presenti, la serata si è aperta con il saluto di benvenuto di alcuni amici della Caritas.
Semi di speranza
Come costruire una società più giusta e fraterna
Il primo a prendere la parola è stato don Gianni Croci, il quale ha affermato: “Crediamo fermamente che il lavoro non sia solo un mezzo di sostentamento, ma anche una via per la crescita personale e per costruire una società più giusta e fraterna, come ci ricorda la Gaudium et Spes. Per questo, abbiamo voluto offrire questa opportunità a coloro che stanno attraversando un momento di difficoltà, formandoli e preparandoli per un lavoro agricolo. Il nostro intento è anche avviare la vendita dei prodotti dell’orto a partire dal prossimo mese di Agosto, direttamente presso la sede della Caritas diocesana.
Ricordiamo le parole della Laudato si’: “La terra è una eredità comune, dei cui frutti devono beneficiare tutti” (93). Ci auguriamo che questo progetto possa essere un piccolo, ma significativo passo per vivere concretamente questo messaggio.
Concludo ringraziando Lorenzo, Stefania, Edoardo e Marco, che insieme a Suor Vigea, Suor Tharsis e Suor Sirija, hanno preparato la serata con entusiasmo e generosità”.
Il ringraziamento al primo dirigente della Polizia di Stato
A seguire il direttore della Caritas diocesana ha chiamato per un saluto il dirigente del Commissariato di Polizia di Stato di San Benedetto del Tronto, Andrea Crucianelli, ringraziandolo per le doti umane che spesso lui ed i suoi uomini mostrano nella gestione di situazioni sia di routine sia più complesse e difficili. Crucianelli ha replicato, ringraziando a sua volta: “Vi ringrazio molto per l’invito. Stasera sono qui in veste di amico e vi ringrazio per questa bellissima serata che avete organizzato molto bene! C’è veramente un bel clima!”.
La forza della comunità e il calore della solidarietà
A chiudere il primo giro di testimonianze è stato il prof. Saverio Ciarrocchi, il quale ha dato il benvenuto ai presenti con queste parole: “Amici e compagni di viaggio, siamo qui riuniti intorno a questa tavola non solo per gustare i sapori della terra, ma per celebrare qualcosa di più profondo: la forza della comunità e il calore della solidarietà. Questi piatti, che oggi assaporiamo, sono nati da semi di speranza, piantati con mani sapienti e cuori aperti in un orto in cui la terra ha accolto non solo sementi, ma anche storie e nuove possibilità. Volontari della Caritas, con la vostra instancabile forza, avete seminato accoglienza e avete coltivato fiducia. E voi, ospiti, con al vostra fatica ed il vostro impegno, avete dimostrato che la dignità fiorisce nel lavoro e che la rinascita è possibile. Ogni ortaggio, ogni erba aromatica, che oggi è qui, racconta una storia di collaborazione, di mani che si tendono, di sguardi che si incrociano: è il frutto di un lavoro condiviso, di una pazienza coltivata giorno per giorno con la cura e la tenacia che solo la speranza sa infondere. In questi prodotti semplici e genuini c’è il sapore autentico della terra, ma anche quello inconfondibile della solidarietà. Sono la dimostrazione tangibile che insieme possiamo costruire un futuro più giusto, più equo, più ricco di opportunità per tutti. Che questa cena sia un brindisi alla vita, al lavoro, alla generosità! E ogni boccone ci ricordi che la vera ricchezza non sta solo in ciò che abbiamo, ma in ciò che siamo capaci di condividere! E da ogni seme, per quanto piccolo, possa sempre nascere grande speranza!”.
Frutti di comunità
Dopo aver ceduto alla tentazione di assaggiare le prelibatezze preparate con i prodotti dell’orto sociale, il culmine della serata è stato raggiunto con le testimonianze di speranza che sono state riportate da alcuni amici della Caritas.
Per raccogliere nuovi germogli
Il primo a parlare è stato Marco Sprecacé, collaboratore della Caritas diocesana nonché giornalista, il quale ha moderato il secondo giro di interventi ed ha illustrato brevemente il progetto dell’orto sociale “Terra degli ortolani”: “Grazie all’8xMille, riusciamo a realizzare progetti capaci realmente di includere le persone, soprattutto quelle più fragili. Se oggi la nostra e tutte le Caritas in Italia riescono ad essere un presidio di contrasto alle povertà, è anche grazie all’8xMille.
Questo progetto, in particolare, nasce dall’intuizione dell’Equipe della Caritas di poter dare un’occupazione ai ragazzi senza fissa dimora, stranieri o che avevano bisogno di ricominciare a seminare nella loro vita nuovi semi che portassero a nuovi germogli, soprattutto nelle relazioni. Non è stato semplice mettere insieme culture diverse, modalità di lavoro diverse, età diverse, competenze diverse. Eppure siamo riusciti a portare avanti un segno tangibile di prossimità e il progetto, partito sulla carta a Gennaio, ma messo in pratica da Marzo ad oggi, è riuscito a dare – è proprio il caso di dirlo – buoni frutti!”.
Per recuperare la dignità ferita e la fiducia smarrita
A seguire, Francesco Sgariglia, volontario della Caritas diocesana che coordina gli ospiti impiegati come lavoratori agricoli, ha raccontato: “Ho ereditato l’attività di mio padre, il quale 38 anni fa, decise di aprire l’agriturismo “Casolare Azzurro” in Acquaviva Picena. Oggi la nostra è una struttura ricettiva a tutto tondo: facciamo accoglienza, ristorazione ed affittiamo anche camere. Otto anni fa, poco prima che mio padre morisse, mentre ero alla ricerca di un’idea che potesse contraddistinguere la nostra attività dandole quell’effetto wow che oggi è richiesto, tramite un amico mi avvicinai al mondo dei prodotti biologici. Decisi quindi di creare un orto, prima ad uso e consumo del ristorante per fornirgli prodotti a Km 0, poi consegnando i prodotti anche a clienti esterni che ce li richiedevano. Devo dire che l’effetto wow avvenne prima su di me che sui nostri clienti! Da allora non mi sono mai fermato e qualche mese fa, mentre ero a cena con don Gianni e Marco, è venuta fuori l’idea dell’orto sociale. Un’idea che ci sta veramente entusiasmando! Insieme ad Ilario, che è un altro volontario storico della Caritas, e Vasco, un bravissimo agronomo albanese ora in pensione, ma che ha lavorato per tantissimo tempo in Italia, stiamo guidando e coordinando alcuni giovani e adulti (dai 7 ai 9) che lavorano su due orti: uno è l’Orto Azzurro, che si trova su un terreno ad Acquaviva Picena, e un altro è l’Orto Il Germoglio, che invece si trova su un terreno vicino alla sede della Caritas diocesana a San Benedetto del Tronto, messo a disposizione della Diocesi.
Devo dire che l’esperienza sta procedendo benissimo, sia per i ragazzi che hanno già esperienza nel settore, sia per coloro che si sono avvicinati per la prima volta al lavoro agricolo. Anche se a volte le giornate sono faticose, i ragazzi sono molto volenterosi ed imparano in fretta. Personalmente ho un rapporto molto forte con la terra, anche perché mi ricorda il legame con mio padre. Mi auguro che questo amore per la terra infiammi anche i cuori degli ospiti della Caritas e restituisca loro la dignità ferita e la fiducia smarrita“.
Per ritrovare una famiglia e non sentirsi soli
Adrian, una delle persone che vive in Caritas e cura l’orto sociale, ha raccontato: “Ho 38 anni e sono arrivato pochi mesi fa, nel Dicembre 2024, dall’Argentina, una terra in cui purtroppo la situazione è instabile e la povertà inizia a farsi sentire. Io sono padre di tre figli e questa situazione l’ho vissuta sulla mia pelle. Qui in Caritas ho trovato delle persone veramente bellissime, che mi hanno dato una grande opportunità. La Caritas infatti è proprio una grande famiglia! A questo proposito vorrei ringraziare tutti gli operatori della Caritas con cui ho maggiormente a che fare: Francesco, Marco, Nedo, Fernando, don Gianni. È la prima volta che lavoro la terra ed è stata una bella scoperta. Sinceramente, soprattutto ora che è estate e fa molto caldo, lavorare in campagna è faticoso, ma, allo stesso tempo, dà molte soddisfazioni. E poi non sono da solo: ogni mattina, infatti, parte una bella squadra insieme a me. Io, Igor, Tobi, Omar, Abdel, Siraj, Roberto, Mohamed, coltiviamo numerosi ortaggi e verdure: peperoni, melanzane, zucchine, diversi tipi di pomodoro, cetrioli, cocomeri, meloni. Ci procura molta soddisfazione vedere come, grazie al nostro lavoro, riusciamo a portare a casa tanti prodotti”.
Per una società nuova in cui ognuno trova il suo posto
A chiudere la serata è stato il vescovo Gianpiero Palmieri, il quale ha concluso: “Caritas può far germogliare tanti semi di speranza con tutta la comunità cristiana e con tutte le persone che hanno a cuore un tipo di società diverso, in cui c’è spazio per tutti, in cui ci si prende cura gli uni degli altri, in cui si favorisce l’integrazione di tutti e si cerca di essere vicini a tutti i soggetti più fragili, quelli che nella vita – per vari motivi – si trovano in una situazione più complicata. Una società misura la qualità della sua vita proprio dalla capacità della solidarietà che ha e che riesce a mettere in atto. Una società che esclude, che valorizza soltanto alcuni, che non si preoccupa di chi viene scartato e rimane indietro, che divide i cittadini tra chi è in serie A e magari dice che se l’è meritato e chi invece è di serie B e dice anche qui che se l’è meritato, è una società malata. Una società sana, invece, è una società capace di solidarietà, capace di inventarsi, con creatività, spazi e vie per permettere a tutti di essere integrati.
Come fare? Il lavoro è l’elemento imprescindibile per essere integrato. Sostenere quindi la persona nella via del lavoro è fondamentale. E il lavoro a contatto con la terra è particolarmente importante e dà molte soddisfazioni, tanto che c’è chi lo fa per hobby, oltre a chi lo fa per necessità. Una terra feconda, una terra ricca, una terra che viene rispettata nei suoi ritmi e nei suoi cicli, è una terra benedetta che porta molto frutto. Caritas, grazie all’8xMille, finanzia la creatività e la serata di oggi è un segno di fecondità ecclesiale“.
In cammino verso la costruzione di relazioni migliori
Particolarmente gradita è stata la presenza, tra i numerosi convenuti, del sig. Fabio Romani, in rappresentanza degli abitanti del quartiere, che negli ultimi mesi hanno lamentato alcuni disagi e richiesto quindi ai vertici della struttura e alle Istituzioni sambenedettesi più ordine, più sicurezza e una maggiore cura degli spazi comuni. La sua partecipazione è stata un segno di speranza nel faticoso cammino verso la costruzione di relazioni improntate al dialogo, al rispetto reciproco, alla solidarietà e alla pace.
Romani, ai nostri microfoni, ha affermato: “Serate come questa sono molto belle! Noi abitanti del quartiere abbiamo attraversato momenti difficili. Negli ultimi mesi qualcosa sta cambiando per il meglio, anche se ancora non possiamo dire che la situazione sia come vorremmo. Credo che le nostre rimostranze abbiano stimolato una maggiore collaborazione tra tutti coloro che hanno ruoli di responsabilità: l’Amministrazione Comunale, nella persona dell’assessore Andrea Sanguigni, le Forze dell’Ordine e anche la Caritas.
Colgo l’occasione per dire che apprezziamo gli sforzi fatti e che siamo grati per il servizio di valore inestimabile ed encomiabile svolto dai volontari. Nessuno è contro la Caritas: anzi, se la struttura funziona, i residenti sono tranquilli“.