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La posizione della diocesi di Ascoli sulla questione di Cronache Picene

In data 22/07/2025 la Diocesi di Ascoli Piceno ha inviato una replica ad un articolo pubblicato sulla testata Cronache Picene dal titolo: “Iniziativa sui generis della Diocesi: preti in preghiera nel centro dello scandalo Rupnik”.
Non essendo stata ancora pubblicata riteniamo di renderla nota a tutti per dovere di chiarezza e correttezza informativa.

In merito all’articolo pubblicato da Cronache Picene in data 21 luglio 2025 dal titolo “Iniziativa sui generis della Diocesi: preti in preghiera nel centro dello scandalo Rupnik”, desideriamo brevemente replicare.

Sorprende a nostro avviso che un gesto semplice e silenzioso come un ritiro di preghiera di sacerdoti, in occasione del Giubileo, tenutosi in una casa utilizzata tutto l’anno per questa finalità da preti e laici, venga letto e raccontato con toni allusivi, come se avessimo altro da fare che servire il Vangelo.

Purtroppo, in un tempo in cui il clamore sembra avere più peso della verità, sarebbe opportuno cercare di comprendere il significato autentico dei gesti.

Per quanto riguarda il Centro Aletti e don Ivan Bresciani, predicatore di questo ritiro, ricordiamo che il processo canonico che sta per iniziare su don Marko Rupnik, accusato di abusi, non coinvolge né la sua comunità né nessun altro religioso del Centro Aletti: nessuna censura ecclesiastica è previsto che venga emanata nei confronti del Centro Aletti che pertanto può pienamente continuare la sua attività ed il suo servizio spirituale ed artistico.

Alcuni sacerdoti del Centro Aletti sono ex gesuiti: sono stati temporaneamente incardinati in altre diocesi, tra cui quella di Ascoli Piceno, in attesa che si risolva la ‘questione’ relativa a don Marko Rupnik. Come gli stessi sacerdoti e diaconi di Ascoli e san Benedetto del Tronto hanno potuto apprezzare, don Ivan Bresciani è un bravo predicatore. Il Vangelo insegna che le colpe (eventuali) dei padri non ricadono sui figli; così fino a prova contraria, non dobbiamo ostracizzare il Centro Aletti e i suoi sacerdoti.

Analogamente, l’attuale Vescovo Palmieri non può certo rispondere per i fatti eventualmente imputabili ai suoi predecessori, che vengono confusamente inseriti nel testo creando l’idea che attengano allo stesso periodo temporale.

Riguardo al caso di don Francesco Simeone, è contestabile il fatto che si continuino ad alimentare falsità senza tener conto dell’unico comunicato ufficiale delle Diocesi nel quale, a suo tempo, si specificava che il ritorno di don Francesco nella sua Taranto era stato concordato tra i due vescovi Gianpiero Palmieri e Ciro Miniero e di cui il sacerdote (ricordiamo fidei donum nella diocesi ascolana) era stato informato fin dal 24 ottobre u.s.

Strano che chi ha firmato gli articoli abbia ascoltato sempre una sola parte senza mai minimamente interpellare la Diocesi. Siccome la stessa cosa si è ripetuta nella situazione attuale, ci chiediamo: se davvero si vuole illustrare la verità ai lettori, perché non verificare le fonti?

Fa infine sorridere la lode ad un blog di notizie nemmeno registrato come testata giornalistica che fa principalmente gossip, anche ecclesiastico, per alimentare la sua bolla di lettori. Ricordiamo che in questo blog molti articoli non riportano il nome di chi scrive i pezzi… e che quindi, oggettivamente, non viene allo scoperto.

Ci auguriamo che Cronache Picene non voglia vestire i panni di indagatore, inquisitore, pubblico ministero e giudice al tempo stesso, anticipando sentenze che, sempre oggettivamente, non le competono. La prudenza è sempre un valore, ma non può mai diventare alibi per la probabile calunnia. In proposito valgono sempre i principi della nostra Costituzione.

Non vorremmo che tutto fosse dettato da altri interessi che ci sfuggono e che esulano dal sacrosanto diritto di critica.

Per questa testata, come per tutte le altre, le porte della Diocesi continuano ad essere aperte all’insegna della trasparenza e della verità.

Redazione:

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  • Come sempre puntale negli argomenti, moderato nei toni, pertinente ai fatti.