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TikTok: Soukup, “evoluzione performativa dei social media usata anche a scopo commerciale e religioso”

Come social media, TikTok ha avuto una crescita rapida specialmente tra i giovani. Frequentato da un numero impressionante di utenti, si basa sulla condivisione di brevi video di intrattenimento che vanno dalle performance di danza e canto fino agli influencer che promuovono stili di vita e prodotti, o a utenti che condividono le loro credenze religiose. Allo stesso tempo, la piattaforma ha sollevato degli interrogativi ed è stata oggetto di critiche da parte di vari governi. Ad analizzare questo fenomeno globale è Paul A. Soukup, corrispondente dagli Stati Uniti per La Civiltà Cattolica e responsabile del Dipartimento di comunicazione alla Santa Clara University in California, dalle colonne del quaderno  n. 4.195 – 4.196 (luglio e agosto) uscito il 3 luglio.
“Analisi e recensioni – scrive Soukup – ne attribuiscono il successo non solo alla natura dei contenuti o all’efficacia dell’algoritmo, ma anche all’elevata qualità e alla facilità d’uso degli strumenti di montaggio video. Altri semplicemente osservano che TikTok è divertente da usare e da guardare. Esso rappresenta il passo successivo nell’evoluzione dei social media, perché mette in connessione reti di amici e sconosciuti, offrendo intrattenimento, sfide, raccomandazioni di prodotti e acquisti in-app. È una piattaforma performativa, dove le persone si divertono a guardarne altre intente ad attività come danzare o cantare”. Ma la piattaforma ha attirato anche l’interesse della ricerca accademica, spingendo gli studiosi a tentare di comprenderne attrattiva e futuro, ha richiamato l’attenzione del mondo degli affari, che vi vedono una nuova via per raggiungere potenziali clienti, e addirittura dei creatori di contenuti religiosi che vedono in TikTok uno spazio per educare e spiegare le proprie tradizioni. Non mancano le accuse: tra le più gravi, quella di corrompere i giovani o di rappresentare una minaccia alla sicurezza nazionale, tanto da essere stato bandito in Afghanistan, Taiwan, Nepal e Senegal.
“Con una decisione clamorosa – osserva l’esperto -, il governo statunitense ha ingiunto a ByteDance, la società madre cinese di TikTok, di vendere la piattaforma ad un’azienda con sede negli Stati Uniti come condizione per continuare a operare nel Paese. Ma TikTok è incappato in attriti con almeno nove diversi governi. Parte delle preoccupazioni deriva, comprensibilmente, dalla sua proprietà cinese e dai differenti sistemi giuridici coinvolti”. Tuttavia, conclude Soukup, “qualunque sia il giudizio finale su TikTok, resta un fatto innegabile: è divertente”.

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