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DIOCESI – Si sono svolti questa mattina, mercoledì 2 luglio, presso la chiesa del Sacro Cuore in Sant’Egidio alla Vibrata, i funerali di don Tommaso Capriotti, presieduti dal vescovo Gianpiero Palmieri, che ha rivolto ai presenti una toccante omelia, ricca di gratitudine e commozione per il lungo ministero sacerdotale di don Tommaso.
La chiesa, gremita di fedeli, anche esternamente sul sagrato, ha visto la partecipazione di tantissimi confratelli di Don Tommaso, insieme a parenti, amici e parrocchiani giunti anche da fuori diocesi per rendere l’ultimo saluto a un sacerdote amato, discreto e instancabile, che ha saputo farsi prossimo con il cuore e con l’ascolto.
Erano presenti anche numerosi amministratori di Sant’Egidio alla Vibrata, insieme al Sindaco Annunzio Amatucci, al Sindaco di Cossignano Roberto Luciani e al Sindaco di Ripatransone Alessandro Lucciarini De Vincenzi.
La presenza silenziosa e intensa di tante persone ha testimoniato l’affetto profondo e la stima sincera che accompagnavano il suo nome, ovunque abbia esercitato il suo ministero.
Al termine della Celebrazione Eucaristica, la salma è stata tumulata all’interno della Chiesa di Sant’Egidio alla Vibrata, secondo il desiderio espresso da don Tommaso, che aveva chiesto di riposare tra la sua gente, in quella comunità che lo aveva accolto e che egli aveva servito per lunghi anni con dedizione.
Il Vescovo Palmieri durante l’omelia ha affermato: “Questa assemblea liturgica è qui per celebrare la Pasqua per Tommaso ed è molto bello che il corpo di Tommaso sia lì, sul fonte battesimale, vicino al cero pasquale, il luogo della Pasqua. Ed è anche qui per piangere Tommaso, per potergli dire il suo addio, cioè arrivederci in Dio. Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci ricorda la dignità del servo, del padrone delle nozze. La dignità di un presbitero non è nient’altro che quella del servo al servizio del Padrone.
Il Padrone è lo Sposo che celebra per l’eternità le nozze con la sposa. La sposa è il popolo fedele di Dio, è il Signore risorto lo Sposo, è lui il Padrone. La sposa, eccola, siamo noi, il popolo fedele di Dio.
Ed è singolare la condizione del presbitero, che fa parte della sposa, del popolo fedele, e gioisce dell’amore del suo Signore, ma nello stesso tempo è al servizio di questo matrimonio, di questa gioia, di queste nozze.
È lui che, con umiltà, si mette al servizio di questa unione, un’unione che si realizza per l’ascolto della parola di Dio, per i sacramenti, per l’Eucaristia, ma è un’unione che si realizza perché quella persona, quel singolo fedele, impara a conoscere il Signore, a sentirsi amato e ad amarlo, a costruire giorno dopo giorno un dialogo d’amore con il suo Signore. Questo richiede la pazienza di un accompagnamento.
Don Tommaso era molto bravo in questo, nell’accompagnare tante persone a scoprire il Signore in un dialogo in cui il volto del servo e il volto dello sposo si confondono. Diventa importante che il servo medî il volto dello Sposo. Sia possibile incontrare lo sposo attraverso il volto del servo.
Per questo è tanto importante l’umanità del presbitero, il suo raccontare la misericordia del Signore, il suo parlare dell’umanità del Signore, del suo tratto di misericordia e di comprensione. San Paolo, nella prima lettura, diceva che l’esperienza che ha in comune con tutti i discepoli di Gesù è che la luce ha brillato nel suo cuore. Dio, che ha detto «Rifulga la luce nelle tenebre», rifulse anche nei nostri cuori.
È l’esperienza di una grande luce che invade il cuore. È l’esperienza di un essere ricreato da Dio, di una nuova creazione. Don Tommaso ha incontrato il Signore; non l’ha incontrato solo nella sua famiglia, dove ha imparato la fede, la fede dei suoi genitori, della sua famiglia.
L’ha incontrato soprattutto nella comunità cristiana, attraverso l’esperienza di fede che ha vissuto nella comunità cristiana di Cossignano, e in modo particolare poi attraverso l’esperienza vissuta in seminario, grazie al Cammino che ha cominciato a frequentare quando era in seminario. Lì l’esperienza è stata fortissima. Il Signore, la luce del Signore, rifulse nel cuore e, conquistati dal Signore, presi, catturati da Lui, si diventa discepoli giorno dopo giorno in un cammino in cui la luce riempie di ogni cosa, fino a trasfigurare il corpo, a riempirlo di una veste bianca che trasfigura in sé tutto.
In questo cammino si sperimenta ancora di più, da presbiteri, che tutto questo dono di Dio, che tutta questa grazia di Dio è contenuta in un vaso fragilissimo. E quello che si sperimenta giorno dopo giorno e che, nonostante questa fragilità, la potenza del Signore risplende ancora di più. La fragilità del vaso si vede sia nelle debolezze interne — i propri limiti, i propri peccati, le proprie fragilità — e non si hanno sconti da questo punto di vista, sia anche nelle fragilità esterne.
Paolo fa riferimento soprattutto a quelle: le persecuzioni, l’essere osteggiati continuamente. Eppure, dice Paolo, nonostante tutto questo — nemici esterni, nemici interni — quello che si sperimenta è che siamo perseguitati ma non distrutti, siamo logorati ma non annientati. Viviamo continuamente in una situazione in cui siamo feriti ma non uccisi, siamo sconvolti ma non disperati.
Sempre sperimentiamo che, nonostante tutto, risplende in noi la vita, e non solo in noi: per la comunione dei santi, anche in voi. Perché la grazia di Dio è così: risplende nel fragile vaso ma si comunica a tutto il popolo santo di Dio e a vantaggio di tutto il popolo santo di Dio. È questa l’esperienza del servo e del presbitero: che la gioia propria non è più la propria gioia ma è di tutto il popolo di Dio.
La grazia che si sperimenta non è solo per sé, ma è di tutti e a vantaggio di tutto il popolo santo di Dio.
Questa è stata anche l’esperienza di Tommaso. Anche nei colloqui avuti con lui, in cui mi ha raccontato le esperienze vissute da parroco qui, a San Benedetto, a Cossignano, nell’aiuto a Ripatransone, le esperienze che mi raccontava erano sempre accompagnate da un sorriso, anche sornione, in cui si divertiva a raccontare gli aneddoti spiritosi, e nello stesso tempo mi ha raccontato anche le sofferenze vissute.
Ecco qua la debolezza del vaso e la grazia di Dio però, tanta grazia di Dio. Oggi Tommaso è accolto dal Signore, il Signore in cui ha creduto, il Signore che ha emesso la sua luce dentro di lui. Ecco che la vita intera di Tommaso è quella del servo delle nozze.
Signore, accogli Tommaso, porta con te, accanto a te, la sua vita. Fa’, o Signore, che il suo sorriso adesso risplenda accanto a te, e a noi che l’abbiamo conosciuto dona la grazia di imparare da lui la forza di sorridere sempre e comunque”.
Commuovente la preghiera dei fedeli, momento in cui in tanti, hanno ringraziato per il dono di aver conosciuto o incontrato don Tommaso: “Padre buono, accogli nella liturgia del cielo il nostro fratello, Tommaso membro del nostro presbiterio. Assiduo e appassionato nello spezzare il Pane eucaristico e la Parola di vita. Pastore zelante, “con l’odore delle tue pecore” che ha servito, animato, guidato e per esse si è completamente speso. Amico fedele dei laici con i quali ha condiviso le fatiche della prima evangelizzazione nei Cursollos. Ha creduto nella fraternità presbiterale (membro convinto dell’UAC) e ha condiviso con noi ideali alti di profonda e sincera comunione. Accoglilo con ‘servo buono e fedele’!”.
Nato a Montalto delle Marche il 19 agosto 1956 e ordinato presbitero il 14 agosto 1981, don Capriotti ha vissuto oltre quarant’anni di servizio sacerdotale nella diocesi, lasciando un segno indelebile in ogni realtà che lo ha visto presente. I suoi primi dieci anni di ministero li ha trascorsi come vicario parrocchiale a Sant’Egidio alla Vibrata (1981–1991), per poi diventare parroco della comunità di Sant’Egidio Abate nella stessa cittadina dal 1991 al 2015, contribuendo alla crescita spirituale e comunitaria del territorio.
Durante questi anni è stato anche vicario foraneo della Vicaria “Santa Maria in Montesanto” dal 2002 al 2013 e membro del Consiglio presbiterale diocesano dal 2007 al 2013, offrendo il suo contributo alla vita pastorale della diocesi con spirito di servizio e collaborazione.
Nel 2015 è stato chiamato a guidare come amministratore parrocchiale la comunità di San Benedetto Martire a San Benedetto del Tronto, incarico che ha ricoperto fino al 2018, dimostrando ancora una volta grande capacità di ascolto e dedizione al prossimo.
Successivamente è stato parroco delle comunità Santa Maria Assunta in Cossignano e Santa Maria Ausiliatrice a Trivio di Ripatransone, continuando il suo cammino pastorale con umiltà e profondo senso di responsabilità. Dal 2023 svolgeva il suo ministero come collaboratore pastorale nelle comunità dei Santi Gregorio Magno e Niccolò e dei Santi Benigno e Michele Arcangelo in Ripatransone, accompagnando i fedeli con la sua consueta dolcezza e disponibilità.
Don Tommaso è stato un sacerdote mite e fedele, capace di vivere senza clamori la bellezza del Vangelo. Molti lo ricordano per la sua parola misurata ma profonda, per la sua presenza mai invadente ma sempre partecipe, per la capacità di stare accanto a chi soffre, di accompagnare i giovani, di animare le comunità con spirito evangelico.
La sua memoria rimarrà viva nei cuori di quanti lo hanno conosciuto e amato. Con lui, la Chiesa locale perde un punto di riferimento silenzioso ma prezioso; un pastore che ha saputo impegnarsi nel servizio, come una candela che illumina senza far rumore.
Al termine della celebrazione sono stati numerosi gli interventi in cui si è ricordato don Tommaso, pubblichiamo per tutti l’intervento del Sindaco di Sant’Egidio, Annunzio Amatucci.
Luigi Neroni
Sentite condoglianze alla sorella Gabriella da Luigi Neroni e marito di capriotti Manuela
Don Luigino Scarponi
Padre buono accogli nella liturgia del cielo il nostro fratello Tommaso membro del nostro presbiterio. Assiduo e appassionato nello spezzare il Pane eucaristico e la Parola di vita. Pastore zelante, “con l’odore delle tue pecore” che ha servito, animato, guidato e per esse si è completamente speso. Amico fedele dei laici con i quali ha condiviso le fatiche della prima evangelizzazione nei Cursollos e nel Cammino Neocatecumenale Ha creduto nella fraternità presbiterale (membro convinto dell’Unione Apostolica del Clero) e ha condiviso con noi ideali alti di profonda e sincera comunione. Accoglilo con “servo buono e fedele” Noi ti preghiamo.