SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Si è svolto presso l’Ospedale Madonna del Soccorso in San Benedetto del Tronto, una riunione informativa di alcuni infermieri del Piceno con i vertici nazionali di CIVES (Coordinamento Infermieri Volontari Emergenza Sanitaria) e i referenti locali della Protezione Civile per valutare la nascita di una sede provinciale CIVES per il Piceno.
Per saperne di più abbiamo incontrato il grottammarese Nicolino Romani, infermiere della postazione di Emergenza Territoriale 118 di San Benedetto del Tronto, nonché membro dell’Ufficio diocesano della Pastorale della Salute della Diocesi Truentina e membro del Consiglio direttivo Unitalsi della sottosezione di San Benedetto del Tronto.
Cos’è CIVES?
CIVES è un’associazione di volontariato nazionale, articolata su base provinciale e composta esclusivamente da infermieri regolarmente iscritti agli Ordini Professionali OPI. Il progetto CIVES si sviluppa nell’ambito delle attività di protezione civile ed emergenza sanitaria di massa in Italia e all’Estero.
CIVES si occupa anche di ricerca scientifica. In che modo?
Sì, tra i suoi obiettivi, CIVES si prefigge anche di fare ricerca nel campo dell’Infermieristica in Protezione Civile. Regolarmente iscritta nell’Elenco delle Società Scientifiche Italiane, si propone di portare novità specifiche in un campo ancora inesplorato.
Cosa fa un volontario CIVES?
Un volontario CIVES è un infermiere che offre la propria competenza e disponibilità per interventi di emergenza sanitaria, sia in Italia che all’estero, e in attività di protezione civile. In particolare un volontario CIVES fornisce assistenza infermieristica in situazioni di emergenza e disastri naturali: questo può includere interventi in caso di grandi eventi, calamità naturali o situazioni di crisi, dove CIVES è impegnata nella gestione dell’emergenza e nell’assistenza alle popolazioni colpite.
Ma un volontario CIVES non interviene solo per le emergenze, bensì svolge anche attività di formazione e prevenzione, attraverso corsi di formazione ed eventi informativi dedicati alla popolazione e agli operatori del settore. Per garantire un intervento efficace e coordinato, collabora anche con altre associazioni, enti e istituzioni.
Chiaramente si tratta di un’attività non remunerata che rientra nel settore del volontariato.
Come è nata l’idea di costituire una sede provinciale CIVES?
Da tempo io ed altri infermieri stiamo pensando di fare qualcosa nei nostri territori che possa essere utile a livello di Protezione Civile. Con l’insediamento del nuovo Consiglio Direttivo dell’Ordine Professionale degli Infermieri di Ascoli Piceno, presieduto dal dott. Mirko Porfiri, abbiamo avuto continue interlocuzioni con alcuni iscritti che vorrebbero costituire una sede provinciale CIVES. La richiesta è partita proprio da noi infermieri: per San Benedetto mi sto occupando io di divulgare le informazioni ed incentivare nuove adesioni, mentre per Ascoli se ne sta occupando la collega Maria Rosaria Caporale, infermiera della Centrale Operativa 118 di Ascoli Piceno.
Perché è stato importante l’incontro della scorsa settimana?
Gli Ordini Provinciali e la Federazione Nazionale OPI collaborano assiduamente con CIVES, sperando in continui associazionismi e collaborazioni finalizzate alla crescita della nostra professione. L’incontro di Venerdì scorso, che era il primo nella nostra provincia, andava in questa direzione. Abbiamo avuto l’opportunità di interloquire con i vertici del CIVES: il segretario nazionale Marco Ricci e le consigliere nazionali Catia Suplizio (OPI Chieti) e Samanda Pettinari (OPI Fermo), che hanno partecipato all’incontro; il presidente nazionale Maurizio Fiorda, che invece è intervenuto in videocollegamento. All’appuntamento ha preso parte anche Andrea Sebastiani, referente dei gruppi comunali di Protezione Civile della Provincia di Ascoli Piceno. L’incontro è stato un momento utile per conoscersi, presentarsi ed iniziare un cammino che abbia come meta la futura costituzione di un gruppo CIVES provinciale. Ringrazio, a nome dell’Ordine Professionale degli Infermieri di Ascoli Piceno, il dott. Antonello Maraldo, direttore generale dell’AST 5, per averci concesso la disponibilità della struttura ospedaliera per il primo incontro informativo e formativo di questo gruppo.
Perché un infermiere dovrebbe iscriversi a CIVES?
Prima di tutto, entrare a far parte del CIVES è un’occasione per migliorare le proprie competenze ed entrare in una rete di professionisti che opera sia a livello locale sia a livello nazionale. Inoltre è un’occasione per fare del bene, per mettersi a disposizione della comunità locale in momenti di emergenza. Personalmente sono infermiere da circa 35 anni ed ho lavorato in tutto il territorio marchigiano, da Ancona verso sud, sempre operando in area critica, cioè nel Dipartimento di Emergenza ed Urgenza, che include il Pronto Soccorso, la Rianimazione, l’Unità Coronarica e il 118. Da due anni svolgo la professione in particolare nell’ambito dell’emergenza territoriale. So cosa significa avere a che fare con pazienti che si trovano in condizioni critiche e di emergenza e so quanto la nostra presenza possa essere di aiuto in particolari situazioni di calamità naturali, come le alluvioni e i terremoti, che spesso colpiscono la nostra regione. CIVES ci permette di essere presenti sul territorio e di fornire un valido supporto a chi ne ha necessità.
Vuole fare un appello ai suoi colleghi infermieri?
Mi auguro che il gruppo di infermieri volontari, che si è formato in questo ultimo periodo, riceva altre adesioni e diventi sempre più numeroso.
Ritengo che mettere le proprie capacità e competenze a disposizione della comunità sia un dovere civico a cui tutti siamo chiamati, oltre che un grande atto di generosità ed altruismo che ci fa onore. Come ha detto papa Francesco, infatti, fare il bene è un principio che unisce tutta l’umanità, al di là della diversità di ideologie e religioni, e crea quella cultura dell’incontro che è alla base della pace.
Per noi cristiani, poi, impegnarsi nel sociale è anche un’esigenza più profonda, che nasce dal considerarsi tutti come facenti parte di una grande famiglia – l’umanità – e dal riconoscersi quindi tutti come fratelli. Non solo: nel volto dell’altro riconosco quello del Signore. Non posso quindi fare altro che mettermi a servizio del fratello con tutti i miei talenti e con tutte le mie capacità.