
Di M. Chiara Biagioni
Ucraina, mons. Maksim Ryabukha, vescovo esarcato Ugcc Donetsk
“Mi piange il cuore e l’anima… È difficile commentare l’assurdità dell’odio”. Sono le prime parole che raggiunto telefonicamente dal Sir, esprime mons. Maksym Ryabukha, vescovo greco-cattolico di Donetsk. Il suo esarcato comprende le regioni di Lugansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Dnipro. Nomi di una cartina geografica che fino a qualche tempo fa erano sconosciuti ma che oggi purtroppo sono entrati nelle cronache perché si trovano sulla linea del combattimento. Ieri a Dnipro, si è consumato l’ultimo dramma.
Almeno 19 persone sono state uccise e quasi 300 ferite dai bombardamenti russi nella regione.
Secondo il sindaco di Dnipro, Borys Filatov, il bombardamento ha danneggiato 19 scuole, 10 asili, una scuola professionale, una scuola di musica e un ufficio di assistenza sociale, oltre a 8 strutture sanitarie. È stato colpito anche un treno con passeggeri a bordo che stava attraversando la città e varie persone sono rimaste ferite. Le foto mostrano i compartimenti del treno totalmente macchiati di sangue. “Penso che il popolo russo viva il buio spirituale più assoluto”, riflette il vescovo Ryabukha. “Solo chi non ha mai conosciuto Dio, può odiare la vita e non avere un minimo di pietà per gente disarmata e indifesa…Questi atti disumani vogliono rompere ogni speranza nel popolo ucraino, portare alla disperazione, uccidere non solo il corpo, ma anche l’animo della gente. E invece, non è possibile piegarci di fronte a questo male. Ora è più importante farci voce sempre più forte e potente di preghiera per la conversione di coloro che si fanno le mani del demonio”.
Com’è la situazione?
È sempre difficile. Le notti soprattutto hanno perso il segno del riposo. In molte città con il calare del sole si fa forte il pericolo di bombardamenti spietati e disumani… Kyiv, Dnipro, Kramatorsk, Zaporizhzhya, Kryvyj Rih, e molte altre città… Gli attacchi senza sosta portano, non solo morte e distruzione, ma anche paura dentro i cuori, la paura di perdere la Vita. Ogni giorno veniamo a sapere della morte di familiari, vicini, amici… Una morte irragionevole. Preghiamo ogni giorno per chi ha dato la propria vita in difesa degli altri, e per chi ha perso la vita, trovandosi indifeso nella propria casa.
Come stanno reagendo le persone?
La prima reazione al dramma degli attacchi subiti, è lo choc.
Poi, arrivano mille domande: perché è successo? Cosa è meglio fare? Come reagire? E si fa subito chiaro che devi farti forte e dare immediatamente una mano d’aiuto a chi è in difficoltà vicino a te. Farsi prossimo, perché non c’è il tempo per piangere. Alla fine speri che qualcuno trovi un modo per domare questa pazzia del popolo russo e mettere fine all’uccisione irresponsabile della gente che non ti ha mai fatto del male.
Oggi all’Aja è in corso il vertice Nato con in calendario anche molti incontri bilaterali. Ma la pace nel mondo è sempre più lontana. Quale appello alle coscienze dei potenti?
La pace… Oggi il guadagno e l’arricchimento combattono contro la pace. Perché a fare la guerra, si guadagna. E se non hai uno spirito cristiano, se la vita umana non ha per te nessun valore, allora il valore dei soldi vince su tutto.
Il mondo cade sempre più nell’autoreferenzialità, dove l’altro non è così importante. Anche gli appelli che qua e là possono sentirsi, hanno perso valore.
E allora la pace svanisce. Quale appello vorrei lanciare alle coscienze dei potenti? Di aprire gli occhi e conoscere la vita della gente concreta, che soffre per l’egoismo degli altri. Stando a un passo da cataclismi atomici mondiali, non possiamo far finta che non sono “affari nostri”. Occorre avere coraggio di richiamare e fermare chi sbaglia, avere forza di educare al Bene, sostenere e difendere la vita.
Sabato, 28 giugno, a Roma, si svolgerà il pellegrinaggio giubilare della Chiesa greco-cattolica ucraina a Roma. E Papa Leone incontrerà i pellegrini ucraini nella Basilica di San Pietro in Vaticano. Che significato ha questo pellegrinaggio?
Anche dall’Esarcato di Donetsk abbiamo un pullman di pellegrini che si faranno voce di preghiera a nome di tanta gente che non ha potuto mettersi in questo cammino. Questo pellegrinaggio sarà una preghiera di affidamento, prima di tutto. Perché solo sapendo di essere “di Dio”, si ritrovano le forze e il coraggio di procedere nella vita anche quando ci sono i momenti drammatici, le grandi sfide e molto dolore. E poi, preghiera di supplica per la conversione dei cuori immersi nel peccato. Preghiera di speranza, i memoria del Salmo 22, che parte dal sentimento di abbandono, ma finisce con l’esclamare la potenza di Dio su tutte le nazioni. E infine preghiera di gratitudine per essere parte della “famiglia” che è la Chiesa universale.
Il pellegrinaggio ti dona la medicina dell’anima contro la disperazione e ti chiarisce il senso della vita che vivi.
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