Di Roberto Cestarelli
ASCOLI PICENO – Ogni anno, sessanta giorni dopo la Pasqua, la Chiesa cattolica celebra il “Corpus Domini“, una festività religiosa in onore dell’Eucaristia che si è sviluppata nel XIII secolo in seguito ad un miracolo eucaristico.
L’Istituzione della Festa del Santissimo Sacramento:
una Storia di Fede e Devozione
La festa del Santissimo Sacramento, nota anche come festa del Corpus Domini, fu istituita nel 1264 sotto il pontificato di Papa Urbano IV, fortemente influenzata dal miracolo eucaristico di Bolsena avvenuto l’anno precedente. Questo evento straordinario, occorso nel 1263, vide un sacerdote celebrare la messa con dubbi sulla presenza reale di Gesù nell’Eucaristia, finché l’ostia consacrata iniziò a sanguinare, confermando la dottrina della presenza reale di Gesù nell’Eucaristia. Il miracolo di Bolsena contribuì grandemente a diffondere la devozione al Santissimo Sacramento, e la festa istituita da Papa Urbano IV divenne un’occasione importante per celebrare e approfondire la fede cristiana.
La Diffusione della Festa:
un’espressione di Fede e Devozione
Nel 1318, Papa Giovanni XXII ordinò che si tenesse una processione pubblica in città, esponendo il Santissimo Sacramento per le strade dentro l’ostensorio. Questa processione fu un modo per manifestare la fede e la devozione al Santissimo Sacramento, e il fervore popolare si diffuse rapidamente in tutta l’Europa. La celebrazione di questa festa è un modo per onorare la presenza reale di Gesù nell’Eucaristia e per esprimere la gratitudine per il dono della salvezza. Ancora oggi, la festa del Corpus Domini è celebrata con grande solennità e devozione in molte parti del mondo.
La Celebrazione ad Ascoli Piceno
Anche nella nostra città, tale ricorrenza è stata solennizzata con la Santa Messa e un corteo religioso, durante il quale il pane eucaristico è stato portato per le vie della città dall’arcivescovo diocesano, Mons. Gianpiero Palmieri, esposto in un ostensorio che ha permesso ai fedeli di vedere l’ostia consacrata.
La Messa
Domenica 22 Giugno 2025, alle ore 21:00, nella chiesa del Cuore Immacolato di Maria, guidata da padre Floribert Punga Mavunda, si è svolta la celebrazione dell’Eucaristia. Un piccolo corteo, costituito da ministranti, diaconi, decine di sacerdoti e l’arcivescovo, ha raggiunto l’altare per la celebrazione del rito religioso, presieduto dall’arcivescovo diocesano Gianpiero Palmieri, con la concelebrazione principale di mons. Lino Arcangeli e del padre guardiano Floribert, insieme a molti altri sacerdoti della diocesi di Ascoli Piceno. Alla cerimonia hanno partecipato numerose confraternite e associazioni, tra cui il Santissimo Sacramento, la Madonna delle Grazie, Orazione e Morte, San Jacopo de Compostella e l’Unitalsi, oltre a centinaia di fedeli.
Il Messaggio del Vescovo
Nel suo intervento, l’arcivescovo mons. Gianpiero Palmieri ha sottolineato l’importanza della festa del Corpus Domini, prendendo spunto dalla seconda lettura e soffermandosi sul mistero dell’Eucaristia. Ha evidenziato come la comunità cristiana, quando si riunisce per vivere il memoriale dell’ultima cena di Gesù, trasmette e rinnova ciò che ha ricevuto. Come dice Paolo: “Voi annunziate la morte del Signore, finché Egli venga”.
Mons. Palmieri ha sottolineato la presenza reale e sostanziale di Gesù nel pane e nel vino, affermando che “il Signore non ci ha abbandonato, non ci ha lasciato”, e che nell’Eucaristia noi riviviamo la sua passione e morte in croce, che in Lui si rende presente come Risorto in mezzo a noi.
L’arcivescovo ha anche riflettuto sulla prima lettura e sull’immagine di Melchisedek , sottolineando che l’Eucaristia rappresenta la presenza reale di Gesù, fratello di ogni uomo, e che il mistero pasquale è legato a ogni uomo, che lo sappia o no, per mezzo dello Spirito Santo.
Ha concluso la sua omelia invitando i presenti a pregare per la pace, considerando che è stato portato per le strade colui che è la pace, e supplicando nostro Signore perché termini la “follia della guerra”.
Il coro
L’Eucaristia è stata animata da un’esperienza musicale di grande bellezza e spiritualità, grazie al coro della Diocesi diretto dal M.° don Francesco Fulvi. Con maestria e passione, il coro ha accompagnato la celebrazione con canti sacri e inni di grande impatto emotivo. Don Francesco Fulvi, oltre a dirigere il coro con grande maestria, ha anche dato prova della sua voce solista, aggiungendo un tocco di emozione e profondità alla celebrazione. La voce solista del soprano Sara Fulvi ha brillato con una purezza e una dolcezza che hanno toccato il cuore dei presenti. L’organo di Miriana Mercuri ha aggiunto un tocco di sublime armonia, creando un’atmosfera di grande spiritualità e bellezza. La combinazione della direzione di don Francesco Fulvi, della voce solista di Sara Fulvi e dell’organo di Miriana Mercuri ha creato un’esperienza unica e indimenticabile che ha arricchito la celebrazione e ha reso ancora più significativa la partecipazione dei fedeli.
La Processione per le Vie della Città
Terminato il rito religioso, si è costituita la processione aux flambeaux, che si è svolta con gran solennità. La processione ha visto sfilare le confraternite laicali, l’Unitalsi, i sacerdoti e l’alto prelato con l’ostensorio contenente l’ostia consacrata, accompagnati dal popolo dei fedeli.
Il corteo ha percorso alcune vie del Quartiere di Porta Maggiore, raggiungendo la chiesa di Santa Maria Goretti, retta dal parroco don Giuseppe Bianchini, dove si è svolta la parte finale della celebrazione.
L’arcivescovo Palmieri ha formulato alcuni pensieri di riflessione e di preghiera e successivamente ha impartito, con l’ostia consacrata, la solenne benedizione ai fedeli riuniti. Questo momento è stato di grande emozione e spiritualità e ha concluso la processione in modo significativo, lasciando un’impronta duratura nei cuori dei partecipanti.
La Solennità di quest’Anno
Con la particolare solennità di quest’anno, la diocesi ascolana ha inteso dare risalto al Giubileo che la Chiesa cattolica sta vivendo. La festa del Corpus Domini è stata un’occasione per la comunità diocesana di riunirsi e celebrare la propria fede.
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