SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Non avrei mai immaginato di ricevere così tanta attenzione e di raggiungere una cifra considerevole in così poco tempo. Vorrei esprimere tutta la gratitudine, mia e dell’intera famiglia, verso i Sambenedettesi e verso chiunque si sia unito alla raccolta. Sono veramente grata a tutti voi, non solo per la generosità che ci avete rivolto, ma anche e soprattutto per averci fatto sentire un po’ meno soli“.
È con queste parole semplici, ma che vengono dal profondo del cuore, che Barbara Minuto, mamma del giovane Alberto, ragazzo leucemico e con sindrome di Down, ringrazia tutte le persone che hanno partecipato alla raccolta fondi da lei organizzata per permettere al figlio di sottoporsi alle cure necessarie e al contempo di vivere una vita dignitosa accanto a lei. Barbara, infatti, per prendersi cura di lui, ha dovuto ridurre le ore di lavoro, venendo quindi a percepire una somma di stipendio mensile inferiore rispetto al solito. Una scelta che la comunità sambenedettese ha non solo apprezzato, ma anche sostenuto concretamente: nel momento in cui scriviamo, infatti, sono stati raccolti oltre 20mila euro.
Un fulmine a ciel sereno: questo è stato per Barbara la scoperta della malattia del figlio, che è arrivata in un momento particolarmente difficile della sua vita: separata e senza un’occupazione che le consenta di avere una retribuzione soddisfacente, si è trovata in difficoltà nel sapere di dover affrontare l’ennesima e anche dura prova della vita. “Le dico sinceramente che un po’ mi è pesato accettare che venisse organizzata questa raccolta – prosegue Barbara -. Ho sempre cercato di cavarmela da sola, ma all’improvviso mi sono ritrovata in una condizione in cui non posso farlo. È frustrante e ci si sente un po’ mortificati. In questa situazione ho capito perché spesso ci si vergogna della povertà. Poi, però, mi sono detta che avrei dovuto pensare al bene di mio figlio, quindi alla spesa da fare, alle bollette da pagare, alle spese di trasporto e a tutte le piccole grandi spese che quotidianamente dovrò affrontare appena torneremo da Ancona, dove attualmente Alberto sta effettuando le prime terapie all’Ospedale Salesi. E così ho messo da parte l’orgoglio, ho cercato di superare la mia ritrosia a parlare dell’argomento e mi sono convinta a chiedere aiuto. Di fronte al bene di mio figlio, infatti, ogni mio sacrificio, ogni mia umiliazione e ogni mia mortificazione, viene dopo. E ora tutto il bene ricevuto mi commuove. Grazie davvero!“.
“Cara Barbara, non devi sentirti assolutamente mortificata o umiliata. Al contrario, devi sentirti una buona madre, amorevole e piena di coraggio“. – ho risposto così alla signora Barbara, convinta che questo non fosse solo il mio personale pensiero sulla sua situazione, ma anche quello di tutta la comunità. E mentre le dicevo questo, ho sentito che cercava di dirmi qualcosa, ma la sua voce tremava. Sebbene fosse una conversazione telefonica, ho capito che le lacrime le stessero solcando il viso. Le ho chiesto se fosse così e mi ha risposto di sì, con la voce interrotta dal pianto.
Ho pensato allora ad una frase che il nostro vescovo Gianpiero Palmieri ha detto qualche giorno fa durante un’omelia: “Certe cose si vedono bene solo attraverso le lacrime“. Io, in quelle lacrime ho visto tutto l’amore che una madre può dare al figlio, un amore che è fatto a volte di azioni, a volte di silenzi, come ci ha insegnato Maria, la madre di Gesù, “che serbava tutte queste cose nel suo cuore“. Barbara, invece, attraverso le lacrime, ha visto l’amore di tutta la comunità, che ancora una volta si è fatta prossima a chi ne aveva bisogno, questa volta a lei ed ad Alberto, facendoli sentire meno soli.
Grazie alla solidarietà della comunità picena. Non manchi in queste ore la nostra vicinanza alla famiglia e la nostra preghiera!
View Comments (1)
nipotina non sapevo
abbraccio con tanto affetto