ASCOLI PICENO – La comunità dei Santi Simone e Giuda di Ascoli Piceno ha dato l’ultimo saluto a Felicia Moretti, madre di don Giampiero Cinelli, parroco della comunità e direttore dell’Ufficio per le Comunicazioni Sociali della diocesi di Ascoli Piceno.
La Messa del funerale, che è stata celebrata Venerdì 20 Giugno, alle ore 16:00, presso la chiesa parrocchiale, è stata presieduta dal vescovo Gianpiero Palmieri e da numerosi preti e diaconi della Diocesi.
La signora Felicia, che aveva 93 anni ed era malata da tempo, era anche sorella di don Marco Moretti, presbitero diocesano molto amato, morto prematuramente in un incidente stradale. Persona dalla fede profonda, è stata salutata con affetto dai familiari, dagli amici e da molti fedeli della comunità che la ricordano come una donna semplice e buona.

Queste le parole di mons. Palmieri durante l’omelia: “Sembra una situazione quasi paradossale per un prete. È naturale infatti per un parroco annunciare la Pasqua di Resurrezione, quando una famiglia vive l’esperienza della morte di un fratello o di una sorella, di un figlio o di una figlia, di un padre o di una madre. Ma quando l’esperienza della morte tocca la carne e il cuore di un prete, ecco che il discorso si fa particolarmente doloroso e faticoso, perché si è coinvolti personalmente e le parole non sono più solo parole che possono essere dette in maniera distaccata. Non solo. Le persone che fanno parte di una comunità si chiedono: anche adesso sarai capace di dire parole di fede? Anche adesso sarai in gradi di annunciare parole di speranza, parole di Resurrezione, quando la morte segna la tua carne, la tua vita?

Commentando poi il brano evangelico scelto da don Giampiero Cinelli per la Messa, il vescovo Gianpiero ha detto: “Vorrei partire dalle parole del Vangelo: ‘Bene, servo buono e fedele: sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone’. È quello che il Signore dice anche a ciascuno di noi quando c’è l’incontro con Lui. E lo dice anche per questa sua figlia, il Signore. Sei stata fedele nel poco. La nostra vita terrena, infatti, è un’esistenza che dura poco, che ha uno spazio ed un tempo limitati. Sembra una vita ordinaria, una vita semplice. Eppure contiene un tesoro – dice Gesù – il talento, che, anche quando ne è uno solo, è una cifra enorme. Se il talento è quel pezzo di mondo che mi viene donato – è questo il suo significato nella Parabola – quel pezzo di regno di Dio che è affidato a me, per quanto sia limitato nello spazio e nel tempo, per quanto sembri piccola l’esistenza, per quanto sembri ordinaria, il suo valore è enorme. Ebbene, sei stato fedele qui, sei stato fedele in ciò che conta tantissimo. È questo che rende bellissimo il valore di Dio, che lo rende straordinario: proprio il nostro essere buoni e fedeli in quel pezzo di mondo, in quello spazio e in quel tempo che ci è stato affidato. Può essere un’esistenza semplice la nostra, ma agli occhi di Dio può avere un valore altissimo, perché per Lui conta il cuore che mettiamo nelle cose“.

“Anche San Paolo, nella Seconda Lettera ai Corinzi, ci dice che ‘il momentaneo e leggero peso della nostra tribolazione’ sembra una cosa da poco rispetto alle cose eterne – ha proseguito mons. Palmieri –. Eppure quel nostro essere fedeli per amore, che magari ci è costato tanto in questa vita, agli occhi di Dio ha un significato gigantesco. Le cose di quaggiù sono piccole, ma ci danno l’intuizione della grandezza delle cose eterne. Agli occhi di Dio conta quanto amore mettiamo nelle cose, quanto affrontiamo la vita con la determinazione semplice, ma onesta della nostra fede, quanto cuore mettiamo nel servirci quotidiano, che significato diamo a ciò che facciamo, alle relazioni. È questo che rende straordinaria la nostra vita. È questo che dà un significato pasquale a ciò che facciamo nell’ordinarietà della vita. Allora è bello ritrovarsi insieme per dare un saluto alle nostre persone care, alle persone care che fanno parte della famiglia di un prete e a quelle delle famiglie che compongono la nostra parrocchia. Insieme possiamo vivere gioie e dolori, nella consapevolezza che, a tutti, Dio, dona la Sua Speranza. Quella Speranza che non fa cadere alcuna esistenza nel vuoto, ma che dà a tutti valore, bellezza, senso“.

Al termine della Messa don Giampiero Cinelli ha voluto manifestare la sua gratitudine ad alcune persone: al vescovo Gianpiero Palmieri che ha presieduto l’Eucaristia, “per la disponibilità trovata fra i molteplici impegni e per le parole piene di speranza che ci ha rivolto e che ci invitano ad alzare lo sguardo e a saper osservare il vero obiettivo del nostro pellegrinaggio”; ai confratelli, “quelli presenti e quelli che per impegni pastorali non hanno potuto esserci”, per aver fatto “sentire la vicinanza della famiglia del presbiterio, che ci fa sentire meno soli”; infine anche verso tutti “gli amici e i parrocchiani che in questi giorni ci hanno fatto sentire la loro presenza con un messaggio, un saluto, con una telefonata o sui social”, e anche tutti coloro che hanno preso parte al funerale“.

Don Cinelli ha infine tracciato un tenero ricordo di sua madre, evidenziando che, nella sua vita, Felicia “ha tanto amato, ma è stata anche tanto amata”. Ha quindi concluso ringraziando le persone che si sono prese cura di lei negli anni, prima e dopo la malattia l’ha colpita: il fratello Attilio e la sorella Patrizia; le Suore del Preziosissimo Sangue e gli operatori ed operatrici della RSA che l’hanno seguita nel primo anno di ricovero; la Casa di Cura San Giuseppe, dalle Suore Ospedaliere, alle infermiere e a tutto il personale del reparto RPD che l’hanno seguita in questi lunghi, sei, ultimi anni; il reparto di Pneumologia dell’Ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno, che “ha cercato di curarla con tutti i mezzi possibili con competenza e professionalità, ma anche senza accanirsi ulteriormente, quando si sono accorti che non c’era più nulla da fare e l’hanno accompagnata amorevolmente nei suoi ultimi istanti”.

 

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