Di Carletta Di Blasio e Patrizia Neroni
DIOCESI – Si è tenuto Sabato 21 Giugno 2025, presso il Santuario della Santa Casa in Loreto, il Giubileo degli Amministratori Locali, organizzato dalla Conferenza Episcopale Marchigiana insieme alla Commissione regionale della Pastorale Sociale e del Lavoro della regione Marche.
Presenti all’incontro l’arcivescovo Gianpiero Palmieri, vicepresidente della CEI per l’Italia centrale e vescovo delegato per la Pastorale Sociale e del Lavoro per la regione Marche, e Franco Veccia, delegato regionale per la Pastorale Sociale e del Lavoro.
Presenti, tra i 120 amministratori pubblici che hanno partecipato, anche una rappresentanza del Piceno, distribuiti abbastanza equamente tra la Diocesi di Ascoli Piceno e quella di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto.
La Celebrazione Eucaristica
Dopo essersi ritrovati presso la Basilica Inferiore del Santuario, alle ore 10:00 gli amministratori convenuti si sono messi in pellegrinaggio fino alla Santa Casa, dove hanno vissuto la Celebrazione Eucaristica presieduta da mons. Gianpiero Palmieri e concelebrata da mons. Angelo Spina, vescovo di Ancona, mons. Franco Manenti, vescovo di Senigallia, mons. Paolo Ricciardi, vescovo di Jesi, mons. Nazzareno Marconi, vescovo di Macerata, mons. Sandro Salvucci, vescovo di Pesaro, e mons. Andrea Andreozzi, vescovo di Fano.
“È una gioia essere qui oggi. La casa di Nazareth è un simbolo potente: ci parla della vita semplice e concreta, dello stare insieme come famiglia, della quotidianità vissuta con amore. In questo luogo sentiamo che è possibile costruire un ‘noi’ solidale, una comunità che accoglie, che condivide. Questo ci fa bene. Ci invita a uscire dai nostri individualismi, per lavorare insieme al bene comune”.
Con queste parole l’Arcivescovo Gianpiero Palmieri ha aperto l’omelia. E ha proseguito:
“Nelle Marche abbiamo la grazia di custodire la casa di Nazareth, il luogo in cui Dio ha scelto di farsi uomo, dove si è manifestato attraverso i gesti umili della vita familiare. È qui che si è espressa la ‘grammatica’ del linguaggio di Dio: non un linguaggio astratto, ma fatto di relazioni, di ascolto, di servizio reciproco. Ed è proprio da qui che possiamo iniziare o rinnovare un cammino di conversione, come ci chiede il Giubileo”.
L’Arcivescovo ha poi sottolineato il senso simbolico del pellegrinaggio:
“Abbiamo camminato insieme e questo cammino è segno di un altro cammino: quello della nostra vita, personale e comunitaria. A volte ci capita di smarrirci, di allontanarci dalla casa, di imboccare sentieri che ci portano al vuoto. Ma la casa resta lì, aperta, ad attenderci. Possiamo tornare. Possiamo ritrovare il gusto di stare insieme, attorno a un Padre e a un fratello maggiore: il Signore Gesù. È lo Spirito Santo a spingerci a ritornare, con un impulso interiore che ci chiama alla comunione”.
Il Vescovo ha poi richiamato il messaggio delle Letture del giorno:
“Oggi il Vangelo ci mette davanti a una scelta. Gesù ci invita a non preoccuparci in modo ossessivo solo di noi stessi, del nostro piccolo mondo, del ‘cosa mangeremo’ o ‘cosa indosseremo’. Questo preoccuparci, se chiuso solo sul nostro io, diventa ansia, ci toglie il respiro. La vera priorità è un’altra: cercare il Regno di Dio e fare la volontà del Padre. Dove ascoltiamo la Sua voce, dove pratichiamo la fraternità, dove ci prendiamo cura dei più piccoli e dei sofferenti, lì è il Regno. E lì si compie la volontà di Dio“.
Ha poi aggiunto:
“Quando viviamo la giustizia evangelica – che è più profonda della giustizia umana – allora collaboriamo con Dio stesso. Tutto il resto ci verrà dato in aggiunta. È un invito a fare un piccolo ‘esodo’ da noi stessi, a guardare la realtà con il realismo della fede”.
Infine, rivolgendosi agli amministratori presenti, mons. Palmieri ha detto:
“Chi ha responsabilità pubbliche sa bene quanto sia necessario uscire da sé stessi. Governare, servire, amministrare significa aprirsi all’altro, ascoltare, comprendere, decidere per il bene di tutti. È un lavoro faticoso, ma nobile. San Paolo ci insegna che nella debolezza si manifesta la forza di Dio: proprio quando ci sentiamo piccoli, allora risplende in noi la Sua potenza. Paolo era un uomo fragile, eppure le sue parole ardevano di fuoco interiore”.
L’arcivescovo ha quindi concluso, offrendo l’esempio di due santi:
«Oggi celebriamo San Luigi Gonzaga: un principe che ha lasciato tutto per seguire Cristo, per servire i poveri e i malati. È un esempio vivo di come ci si prende cura del bene comune. Domani ricorderemo San Tommaso Moro. Nella torre di Londra, prigioniero, scrisse preghiere piene di fede e persino di ironia. In una di esse confidava al Signore quanto il proprio ‘io’ fosse ingombrante. È vero: le difficoltà possono dividerci. Alcuni si rifugiano nel proprio io, altri invece lo mettono da parte per farsi prossimi. Il Signore ci invita a seguire questi ultimi, a camminare nella via della comunione e del dono“.
Durante le preghiere dei fedeli, i coordinatori marchigiani della Rete di Trieste, Fabila Di Montemarciano, Marco di Grottammare ed Ilaria di Senigallia, hanno letto alcune intenzioni affinché gli amministratori si uniscano a questa nuova forma di vita politica comunitaria.
L’assemblea degli amministratori locali
Dopo la Messa, si è svolta l’assemblea degli amministratori guidata da tre relatori d’eccezione: il professor Luigino Bruni, ordinario di Economia Politica alla LUMSA di Roma; l’avvocata Daniela Palladinetti, del Comitato Scientifico delle Settimane Sociali dei Cattolici; il professor Antonio Campati, ordinario e ricercatore di Filosofia Politica all’Università Cattolica di Milano.
Essere sentinelle di attenzione al bene comune
Le parole del prof. Luigino Bruni
Il prof. Luigino Bruni ha condiviso con i presenti alcune riflessioni sapienziali sul significato del Giubileo, a partire da come è descritto nell’Antico Testamento: l’esperienza di liberare gli schiavi e la terra dai debiti, poiché si riscopre di esser destinatari della misericordia divina. Non sempre siamo stati all’altezza di questo patto giubilare, come quando, prima dell’esilio di Babilonia, il popolo di Israele aveva vissuto un momento giubilare di liberazione degli schiavi e di remissione dei debiti, ma, subito dopo un allentamento dell’assedio di Nabucodonosor, i ricchi tornarono a riprendersi gli schiavi che avevano liberato. Bruni ha invitato gli amministratori ad essere shomer, sentinelle di attenzione al bene comune, perché il rischio è che si torni a fare la guerra, a costruire muri, a generare situazioni di dolori civili infiniti.
Amare la politica e servire
Le parole dell’avv.a Palladinetti
L’avv. Daniela Palladinetti, dopo aver ricordato l’importanza dello slogan “Al cuore della democrazia”, ha presentato gli Atti della Settimana Sociale a Trieste che a Luglio 2024 ha visto riunirsi 1000 delegati, insieme al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e a Papa Francesco. “Gli Atti che oggi presentiamo come Italia Centrale sono un testo agile, plurale e denso di contenuti – ha detto l’avvocata –, che consegniamo per un uso svariato: per le scuole socio-politiche, ma anche agli amministratori qui riuniti”. Sono risuonate espressioni belle, spesso abusate, come amare la politica, servire, impegno civile, partecipazione attiva.
Palladinetti ha poi ricordato la Rete di Trieste, che si è costituita all’indomani della Settimana Sociale di Trieste e che è formata da tutti quegli amministratori che, a prescindere dal proprio posizionamento politico, si vogliono incontrare per proporre riflessioni su ambiti concreti, come l’attenzione ai giovani, il welfare di prossimità, la cittadinanza attiva ed i patti di collaborazione, la sanità partecipata dai cittadini. Ha invitato quindi invitato gli amministratori presenti a collegarsi al sito Al cuore della Democrazia – Settimane Sociali, per scaricare i materiali sin qui elaborati.
L’avvocata ha concluso, ricordando che a Trieste erano presenti 328 amministratori under 35 e 300 donne: “I più esclusi sono donne e giovani. Invito perciò a fare come a Trieste e a dare voce a donne e giovani“.
Essere consapevoli della grande responsabilità che si ha
Le parole del prof. Campati
Il prof. Antonio Campati, dopo aver ringraziato per la possibilità di potersi confrontare con gli amministratori locali, ha ricordato le parole del presidente Mattarella e di papa Francesco sulla democrazia a bassa intensità. Tocqueville – ha detto il ricercatore – sostiene che il cuore della democrazia sia nelle realtà locali, ma noi lo abbiamo dimenticato. Don Luigi Sturzo è uno di quelli che ha innervato la propria azione politica nella realtà locale, ma oggi siamo lontani da quell’esempio e noi, come cattolici, dobbiamo fare un mea culpa. A livello nazionale, sicuramente abbiamo necessità di un riequilibrio tra i poteri e sarebbe opportuno riprendere gli interventi tenuti negli Anni 80 dal prof. Roberto Ruffilli. A livello europeo, alcuni parlano di democrazia illiberale e cristiana. Da studioso del pensiero politico, Campati ha invitato a fare una riflessione su liberalismo e democrazia ed ispirazione cristiana, spiegando che il Vangelo non giustifica una democrazia illiberale. Ha poi spezzato una lancia a favore della rappresentanza, evidenziando l’importanza di trovare un nuovo equilibrio tra partecipazione e rappresentanza ed esprimendo ammirazione per il ruolo degli amministratori locali, che vivono di persona i problemi della propria collettività. Occorre poi tenere da conto anche della partecipazione digitale. Il 63% dei giovani si informa e si fa una idea sui fatti della società e della politica seguendo gli influencer. A volte, tendiamo a far grandi proclami, ma non prendiamo consapevolezza che i nostri studenti, come ad esempio anche i suoi allievi, non guardano telegiornali né leggono giornali, ma seguono solo gli influencer. Allora cosa può voler dire allora formare alla politica oggi, in un mondo in cui i giovani vivono quasi esclusivamente nel mondo di Internet?
Campati ha concluso con una riflessione sui rischi della classe dirigente ed in particolare dei politici che dicono ai cittadini “Voglio essere come voi”. Ha invitato gli amministratori a non voler somigliare ai propri cittadini, perché chi è amministratore ha una responsabilità molto più grande, che gli deriva dal ruolo e dal mandato elettorale.
I gruppi di discernimento comunitario
Dopo il pranzo, vissuto in stile di amicizia, gli amministratori locali si sono riuniti in gruppi di discernimento comunitario, aiutati da facilitatori e dai responsabili degli Uffici di Pastorale Sociale e del Lavoro. Si è sperimentato il metodo partecipativo basato sull’ascolto attivo di ciascuna e ciascuno, poi sono state individuate delle esperienze significative da proporre all’attenzione dei cittadini, alle associazioni, ai partiti ed ai candidati al prossimo Consiglio regionale: Numerosi gli ambiti di stimolo: dal cohousing alla cura dell’invecchiamento attivo, dai Consigli Comunali dei Ragazzi a nuovi percorsi di Educazione Civica per i 17enni, dalle Comunità energetiche rinnovabili al consumo del suolo.
Alla scoperta di come il cristiano è chiamato ad esercitare l’autorità
Le parole del delegato regionale Franco Veccia
“L’intenzione della Pastorale Sociale marchigiana – dichiara il suo responsabile regionale Franco Veccia – è presentare, a voi giornalisti e quindi a tutti i cittadini, le cinque esperienze maggiormente richiamate nei tavoli sinodali pomeridiani. Ci sembra che questo possa essere il primo frutto da condividere.
Per il resto siamo davvero molto soddisfatti. L’esperienza è stata ottima e partecipata. È stato un momento dove la Chiesa, con i suoi vescovi, ha abbracciato i nostri amministratori pubblici che svolgono ogni giorno il loro prezioso servizio di guida nelle nostre comunità comunali, provinciali, regionali, nazionali ed europee. L’appuntamento è servito a ritrovare senso, forza e speranza nell’esercitare la loro autorità. Un’autentica autorità, che si esprime in una parola leale, rispettosa e credibile, la parola di chi crede in quello che dice e ne è implicato personalmente. Un’autorità che si esplica nel compiere efficacemente il bene e nello spendersi per l’esistenza dell’altro. Un’autorità che si fonda sulla libertà, prima che su se stessi. Sono gli uomini liberi dal proprio narcisismo quelli che sanno essere davvero autorevoli”.
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