SAN BENEDETTO DEL TRONTO “Mamma, ma perché Valerio è morto, se in questi mesi abbiamo pregato tanto affinché guarisse? Allora, a cosa serve la preghiera? Perché Dio permette queste cose?” – mi ha chiesto mia figlia mentre ci recavamo in chiesa per il funerale del giovane Valerio Clementi, morto a 16 anni per una malattia incurabile.
So la risposta: la vita e la fede me l’hanno insegnata. Ma è comunque difficile trovare le parole ed essere credibili, se nel cuore si condivide la tristezza ed il dolore per una morte che sembra ingiusta.

La risposta a questa domanda – difficile anche per gli adulti, anche per chi ha fede – è arrivata poco più tardi, attraverso le parole che padre Massimo Massimi ha rivolto ai numerosi fedeli accorsi ieri, Mercoledì 18 Giugno 2025, alle ore 16:30, presso la chiesa di Sant’Antonio di Padova in San Benedetto del Tronto, per il funerale del giovane Valerio: “Tutti ci sitiamo facendo una domanda: ‘Perché?’, ‘Perché il Signore ha permesso questo?’. E siamo tristi, addolorati. Magari viene fuori anche un po’ di rancore, anzi forse qualcuno è proprio arrabbiato. Ma va bene. Un credente ha anche il diritto di arrabbiarsi di fronte a questi eventi. Chi non crede in Dio, no. Con chi si arrabbia?! Chi crede in Dio, invece, può anche farlo. Lo ha fatto anche Gesù sulla croce, come abbiamo ascoltato nel Vangelo appena proclamato: ‘Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?’. Nel grido di Gesù sulla croce c’è anche il nostro grido, quello dei genitori di Valerio e di tutti noi. Ma a questa domanda non c’è una risposta, perché, alla fin fine, non c’è una spiegazione. Se anche dessi ai genitori, al fratello e ai nonni di Valerio una spiegazione, cosa se ne farebbero? Allora, anche se fa male, ci rendiamo conto che non possiamo rimanere nella rabbia ed abbandonarci alla disperazione. C’è quindi un’altra domanda che forse sarebbe meglio porci, perché ci fa guardare avanti: ‘Ora che è avvenuto questo, posso ancora guardare a qualcosa con speranza?’. È questa la domanda che dobbiamo farci nel nostro cuore per dare un senso alla nostra vita e al nostro futuro“.

Alla Santa Messa, presieduta dal parroco padre Massimo Massimi e concelebrata da don Matteo Calvaresi e don Lanfranco Iachetti, colleghi docenti della mamma del giovane Valerio, ha partecipato un’intera comunità e soprattutto moltissimi giovani. Le navate della chiesa infatti non sono riuscite a contenere i tantissimi fedeli accorsi, i quali in parte hanno gremito l’edificio sacro, mentre in parte sono rimasti all’aperto, sul sagrato e sulle gradinate della chiesa. Tutti smarriti ed addolorati, raccolti in un silenzio composto.

Dopo aver parlato della “Resurrezione, che è la vendetta di Dio sul male del mondo”, durante l’omelia padre Massimi ha anche ricordato la caratteristica principale di Valerio: “Era molto amato. E questo è il più grande patrimonio che Valerio si porta davanti a Dio. Valerio, infatti, era un buon figlio, un buon fratello, un buon nipote, un buon amico. Vedete – e mi rivolgo soprattutto ai ragazzi – noi sogniamo ed inseguiamo molte cose. E facciamo anche bene a farlo, perché i sogni e le passioni ci tengono vivi. Ma una sola cosa è essenziale: essere amati ed amare, ricevere e dare amore. È questo che rende la vita significativa, anche se è breve“.

Poco prima della benedizione finale, nella commozione generale, alcuni amici hanno letto due lettere in cui hanno tracciato un ricordo del giovane, sottolineando il suo ruolo di leader all’interno del gruppo, la sua capacità di ridere e scherzare, la sua allegria, nonché la forza ed il coraggio di combattere fino alla fine.

A seguire alcuni degli più stretti hanno voluto circondare il feretro del giovane Valerio, quasi come a volergli dare l’ultimo abbraccio: poi, ad uno ad uno, hanno posato sulla bara una rosa bianca. Padre Massimi ha commentato: “I fiori, per noi cristiani, hanno un significato simbolico molto forte che li accosta al Paradiso. La parola ‘paradiso’, infatti, deriva dal termine persiano ‘pairidaeza’, che significa proprio ‘giardino’. Noi sappiamo che Valerio ha reso la nostra vita un bel giardino e che ora lui è nel giardino più bello che ci sia, il Paradiso”.

Dopo la benedizione, tra gli applausi dei presenti, la salma è stata condotta fuori dalla chiesa, accompagnata da una folla di giovani. Qui l’ultimo, intenso e doloroso saluto: alcuni amici hanno fatto volare in cielo dei palloncini bianchi, mentre di fianco al carro funebre altri amici reggevano due striscioni con la scritta “Valerio vive con noi. Ti vogliamo bene fin lassù”. Una frase che pareva mettere in pratica quanto detto poco prima da padre Massimo, durante l’omelia: “Anche quando non capiamo, noi cristiani siamo chiamati ad interpretare gli eventi secondo la nostra fede. Le donne che si recarono al Sepolcro non trovarono Gesù ed interpretarono questo segno come la Resurrezione di Gesù. Anche in questa circostanza siamo chiamati a vedere i segni della nostra fede. Tra i tanti, ce n’è uno che mi ha colpito molto. Durante la malattia di Valerio, si è formato un gruppo di preghiera che ogni Martedì è venuto qui in chiesa a pregare il Rosario per chiedere la guarigione di Valerio. All’inizio era solo qualche ragazzo, poi anche qualche genitore, poi si sono uniti molti altri giovani ed adulti. Il primo segno, allora, che questa morte ci vuole dare è proprio questo: Valerio vive in tutti noi, nell’amore che ci ha dato e nella fede che ci ha donato“.

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1 commento

  • Simona Rosati
    21/06/2025 alle 22:45

    Sempre nel mio … Condoglianze a Serena…Cristiano…fratellino…idolcissimo zio&nonnini tutti

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