Di M. Chiara Biagioni
“Una notte difficile di esplosioni e bombardamenti. Ora torniamo alla vita di tutti i giorni per continuare il nostro lavoro a servizio di chi più ha bisogno”. E’ la testimonianza da Kyiv di don Vyacheslav Grynevych, direttore della Caritas-Spes Ucraina, presa al caldo dal Sir. Almeno 15 persone sono morte e 75 sono rimaste ferite nell’attacco con missili e droni lanciato la notte scorsa dalle forze russe su Kiev”, scrive su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelenksy. Un’altra notte difficile, un altro attacco, altri feriti, case distrutte, dolore e ansia. La ricerca di persone sotto le macerie continua. Sul luogo di uno degli attacchi ci sono soccorritori, medici, polizia, volontari. Tutti stanno agendo in modo più coordinato possibile per “aiutare e salvare chi è in difficoltà”. Gli attacchi – racconta il direttore Caritas-Spes sono cominciati ieri sera alle 22 e sono continuati ininterrotti ogni minuto tutta la notte. “Abbiamo sentito rumori diversi. Evidentemente hanno lanciato sulla città di tutto, droni e missili. La nostra difesa ha fatto il possibile per proteggere la città, ma è stato un campo di battaglia”.
Don Grynevych è un religioso pallottino e la casa dove vive, si trova proprio a sinistra del fiume Dnipro dove questa notte si sono concentrati gli attacchi. “Un appartamento a fianco alla nostra casa è stato colpito e c’era fumo dappertutto”. Avvertiti dai canali social, anche i religiosi hanno deciso di trascorrere la notte al sicuro nei rifugi. La gente è uscita di casa ed è andata a ripararsi sotto la metropolitana. “E’ normale avere paura”, confida il direttore. “Anche questa mattina, arrivando in Caritas, ci stiamo chiedendo come è andata. Nessuno stanotte ha dormito. Siamo stanchi e oggi ci aspettiamo altri attacchi”.