
È stato appena pubblicato il Quarto Monitoraggio della qualità della scuola cattolica italiana, a cura del Centro Studi per la Scuola Cattolica della Cei. Il Monitoraggio è relativo all’anno scolastico 2021-22 e dunque esce con un certo ritardo, ma l’attesa è ampiamente ripagata dalla quantità di informazioni prese in esame, grazie a un accordo che ha consentito di utilizzare dati dell’Invalsi per documentare le prassi educative e i risultati ottenuti dalle scuole cattoliche italiane.
Il Monitoraggio sarà presentato nel corso di un webinar mercoledì 11 giugno 2025 alle ore 18,00 con la partecipazione di S.E. mons. Claudio Giuliodori (presidente della Commissione episcopale per l’educazione, la scuola e l’università), del prof. Sergio Cicatelli (coordinatore scientifico del Centro Studi per la Scuola Cattolica), del dott. Giovanni Vinciguerra (direttore della rivista “Tuttoscuola”) e del prof. Ernesto Diaco (direttore dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Cei).
Per accedere all’evento è sufficiente collegarsi, senza alcuna iscrizione, al link: https://tediscite.webex.com/tediscite/j.php?MTID=mb02bc588e82621a668de85700452e3b6.
Il testo completo del Monitoraggio è scaricabile liberamente dal sito web del Centro Studi per la Scuola Cattolica (www.scuolacattolica.it).
La qualità del servizio scolastico è un oggetto complesso, fatto di strutture materiali e risorse umane, di formule didattiche e risultati di apprendimento, di progettualità educativa e cura dell’ambiente scolastico, il tutto difficilmente riducibile a indicatori numerici ma senz’altro indagabile anche attraverso l’aiuto di parametri quantitativi. Trova così conferma la buona fama di cui godono le scuole cattoliche italiane, che escono da questa indagine ampiamente promosse per l’impegno profuso nell’aggiornamento didattico e nella cura della comunità educativa.
I risultati delle prove nazionali Invalsi mostrano per esempio un livello di competenza degli alunni decisamente superiore nelle scuole cattoliche del primo ciclo rispetto alle analoghe scuole del resto del sistema nazionale di istruzione, mentre nelle scuole del secondo ciclo i risultati appaiono più comparabili. Tra i fattori che possono spiegare i buoni risultati c’è anche la provenienza socioculturale degli alunni, inevitabilmente selezionata dai costi delle scuole paritarie: il Monitoraggio documenta in dettaglio la composizione sociale dell’utenza scolastica attraverso l’indice ESCS (status economico, sociale e culturale) usato dall’Invalsi nelle sue analisi. Ma accanto a questo fattore materiale va tenuta presente anche la strategia educativa della didattica personalizzata, diffusa soprattutto nelle scuole primarie e secondarie, mentre nelle scuole dell’infanzia (che da sole rappresentano quasi tre quarti di tutte le scuole cattoliche) si punta sulla qualità complessiva dell’offerta formativa.
Un indicatore particolarmente interessante è il ricorso ai provvedimenti disciplinari, che risulta essere minore (ma non troppo) nelle scuole cattoliche rispetto alle altre scuole: se la selezione sociale a monte può in parte giustificare questo dato, l’impegno comunque attivato con il ricorso a provvedimenti di vario genere documenta la cura delle relazioni all’interno della comunità scolastica. Del resto, come insegna il Vaticano II, la scuola cattolica si deve caratterizzare proprio per un ambiente comunitario; e le scuole italiane si muovono decisamente in questa direzione, dato che la maggioranza assoluta di esse dichiara di volersi caratterizzare proprio per la vitalità della comunità educativa, che può manifestarsi anche attraverso la continuità tra scuola e famiglia. A questo proposito si può notare per esempio che i genitori partecipano in misura più che doppia alle elezioni degli organi collegiali interni rispetto a quanto accade nel resto delle scuole italiane.
L’inclusione è un obiettivo ugualmente perseguito dalle scuole cattoliche, anche se i costi impediscono l’iscrizione di alunni con disabilità o con cittadinanza non italiana nella stessa percentuale delle scuole statali. Ma l’analisi mostra che per gli alunni con DSA (disturbi specifici dell’apprendimento), che non richiedono costi aggiuntivi per il sostegno, i casi nelle secondarie di II grado cattoliche sono il doppio di quelli registrati nelle altre scuole.
Insomma, questo Quarto Monitoraggio è una miniera pressoché inesauribile di dati che meritano di essere studiati per comprendere quale sia l’effettivo funzionamento delle scuole cattoliche e dell’intero sistema nazionale di istruzione.
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