
Di Riccardo Benotti
“Donne che hanno saputo ascoltare, lasciarsi illuminare e mutare se stesse e il mondo”. Così Cristiana Dobner sintetizza la traiettoria delle cinque protagoniste di “Interpellate”, un saggio che attraversa le pieghe più profonde dell’esperienza mistica al femminile. Catherine de Hueck, Simone Weil, Etty Hillesum, Adrienne von Speyr, Sjlia Walter: donne segnate da un’irruzione che le ha trasformate in modo radicale.
Non si tratta di figure idealizzate, ma di testimoni concrete di un incontro decisivo con l’Altissimo.
Il volume, pubblicato da Lindau, è introdotto da una riflessione sul significato della mistica, intesa non come evasione dal mondo, ma come sua radicale trasfigurazione: “L’Altissimo decide di rivelarsi, di farsi percepire e conoscere: fa breccia nella coscienza di ‘Adam e si dice. Nasce il dialogo”. Dobner, carmelitana scalza e teologa esperta, tesse un discorso che intreccia filosofia, Scrittura e teologia. “Una cultura è il linguaggio di un’esperienza spirituale”, annota Michel de Certeau, e da questa convinzione prende forma l’intero impianto del libro, che si propone come un ascolto sapienziale dell’invisibile che prende voce.

(Foto Lindau)
Un’irruzione che interpella
Il cuore del testo è il percorso tracciato dalle cinque donne interpellate. “Simone Weil esperisce ma ne parla poco”, scrive Dobner, mentre “von Speyr riceve e affida il dono”. Catherine de Hueck vive l’irruzione come una narrazione diretta, Sjlia Walter come espansione luminosa, mentre Hillesum si distingue per una mistica concreta, fatta di silenzio e scrittura: “L’estasi mistica l’ha provata in quel vuoto cui dà il nome di Dio”.
Ogni esperienza è unica, ma tutte mostrano un punto comune: l’essere state raggiunte da una voce, da una Luce, da una Presenza che chiede risposta.
“Miracolo che si riversa su tutta l’umanità. Non cominciamo riflettendo su noi stessi, ma rispondendo al fatto di esser stati interpellati”. Non c’è teoria o schema, ma un kairos che scardina, un’irruzione che fonda un dialogo: “L’irruzione dell’Altissimo nella coscienza di ‘Adam – ecco l’attimo della grazia – parla e quindi inizia un dialogo”. La mistica, in questo orizzonte, è esperienza di alterità, luogo della relazione tra il Volto e il volto, tra il Dio che chiama e la creatura che risponde. Un cammino che non elude il conflitto, ma lo assume in ascolto.
Mistica come linguaggio e dono
Il saggio si muove su un crinale preciso: da un lato l’analisi, dall’altro il respiro della narrazione. Non c’è separazione tra teologia e vissuto. “La mistica cristiana che non poggia e non si radica nella teologia sbanda”, afferma Dobner, rinviando a von Balthasar, de Lubac, Giovanni Paolo II. Il pensiero resta saldo, ma lascia spazio al mistero e all’imprevedibile. La mistica, allora, non è evasione ma dono: “Fare spazio al dono divino” è il gesto che le protagoniste incarnano.
“Interpellate” non propone una visione romantica o estetizzante. È un libro esigente, che chiede attenzione, silenzio, disponibilità. Un’opera che si rivolge a chi è disposto a lasciarsi interpellare.
“Mistico è colui che intuisce l’assolutamente impossibile”, scriveva Scholem. E Dobner lo ribadisce senza proclami, con la sobrietà di chi conosce la profondità della Parola. Il lettore ne esce provocato, ma mai oppresso. Piuttosto accompagnato da cinque voci femminili che, attraverso la fragilità, hanno toccato l’invisibile. E ci chiedono di ascoltare.
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