PROVINCIA – All’interno della nostra comunità esistono realtà che ne fanno parte di diritto, ma che sono poco conosciute: le carceri.
In Italia, il sistema penitenziario è gestito dal Ministero della Giustizia, attraverso il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Questo sistema si articola in diverse tipologie di istituti, tra cui gli Istituti per l’esecuzione delle pene, gli Istituti per l’esecuzione delle misure di sicurezza, come le Colonie agricole, le Case di lavoro e le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza. Inoltre, vi sono i Centri di Osservazione, il cui compito è quello di monitorare i detenuti e di registrare i risultati nelle loro cartelle personali.
Ogni detenuto, in base alla propria posizione giuridica, alle caratteristiche psicofisiche e al domicilio, viene assegnato a uno degli istituti più adeguati.
Nella nostra zona si trovano la Casa di Reclusione di Fermo, la Casa Circondariale di Ascoli Piceno e la Casa Circondariale di Teramo.
Le case di reclusione ospitano detenuti con pene più lunghe, mentre le case circondariali sono destinate a ricevere persone in attesa di giudizio o condannate a pene inferiori ai cinque anni. Tuttavia, in entrambe le tipologie di istituti esistono sezioni per condannati, sia in attesa di giudizio, sia per periodi brevi o lunghi di detenzione.
Personalmente, ricopro il ruolo di esperto mediatore culturale presso le Case Circondariali di Ascoli Piceno e Teramo. Attualmente, il carcere di Ascoli Piceno ospita un totale di 144 detenuti maschi, sistemati in stanze da tre o quattro posti, mentre quello di Teramo accoglie circa 430 detenuti, in stanze da due posti; la maggior parte sono maschi, con una piccola sezione femminile.
Sappiamo che queste persone trascorrono un periodo di permanenza intramuraria, ma cosa si fa esattamente, con quale scopo e come si svolge la convivenza tra di loro?
I detenuti sono persone accusate di vari reati e, spesso, condannate a vivere in reclusione per un periodo più o meno lungo. La Costituzione e l’Ordinamento Penitenziario stabiliscono che la reclusione non deve essere punitiva, ma deve mirare al reinserimento sociale del detenuto. Pertanto, ogni istituto penitenziario ha in programma di organizzare progetti rieducativi, gestiti da personale multidisciplinare.
Gli esperti del carcere, sotto la guida e il coordinamento del Dirigente e supportati dal Corpo di Polizia Penitenziaria, lavorano con abnegazione e professionalità per adempiere al meglio ai propri compiti. Tuttavia, le carenze a tutti i livelli emergono in modo impetuoso, compromettendo il loro impegno.
Mentre nell’Organizzazione penitenziaria esistono indicazioni riguardanti la sistemazione dei detenuti, in pratica mancano alcune strutture fondamentali, come le Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (REMS), destinate ad accogliere i detenuti affetti da malattie. Inoltre, sono assenti centri di recupero per ospitare tossicodipendenti e alcolisti, il che complica ulteriormente la gestione delle diverse tipologie di detenuti all’interno delle carceri. Persone sane e motivate a intraprendere un percorso di cambiamento si trovano a convivere con individui in difficoltà e vulnerabili, che possono reagire in modo irresponsabile, mettendo a volte a rischio anche il personale penitenziario. Lo staff sanitario e psicoterapeutico, essenziale per tutti i detenuti, è estremamente limitato e non riesce a soddisfare adeguatamente il fabbisogno. Inoltre, la disponibilità di dentisti è scarsa e le visite specialistiche fornite dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN) non sono tempestive.
Nonostante tutte le mancanze e le problematiche, nelle carceri in cui lavoro, osservo una grande dedizione. Dedizione da parte di tutte le figure professionali, a cominciare dalle due dirigenti: la dottoressa Daniela Valentini del carcere di Ascoli Piceno e la dottoressa Lucia Avvantaggiato, che con grande saggezza e spirito di sacrificio coordinano il personale (lavoratori e detenuti) e i progetti educativi. Proseguendo con i Responsabili delle Aree, i professionisti e altre figure lavorative. L’ impegno di tutti loro va oltre i compiti assegnati, consentendo di minimizzare le perdite e ottenere risultati inaspettati. Risultati che dovrebbero essere riconosciuti più frequentemente.

Si discute delle carceri in modo critico; i detenuti soffrono all’interno, e questo è un dato di fatto. È necessario trovare un modo per garantire loro una vita più dignitosa e per favorire il reinserimento di queste persone nella società. È fondamentale che politici, esperti, professionisti di diverse discipline e personale della polizia penitenziaria si uniscano per riformare il sistema penitenziario. Non si può ostacolare un miglioramento. Agire in questo modo non è ragionevole.

Nel frattempo, desideriamo esprimere la nostra gratitudine a coloro che, giorno dopo giorno, si impegnano per prevenire e scongiurare tragedie.

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