(Foto ANSA/SIR)

“Nel primo semestre del 2024 sono state registrate in Italia 11.694 denunce di scomparsa, con una media giornaliera di 64 casi. La maggioranza delle denunce riguarda minori di età inferiore ai 18 anni, che rappresentano il 69,6% dei casi (8.143). Sotto il profilo della cittadinanza il 57% delle segnalazioni ha riguardato cittadini stranieri, mentre il 43% ha coinvolto cittadini italiani. Tra i minori stranieri scomparsi (5.773 casi), il fenomeno riguarda in modo preponderante i maschi (88%)”.È questa la fotografia contenuta nel dossier realizzato da Telefono Azzurro, presentato nei giorni scorsi, in occasione del convegno “I bambini invisibili” organizzato presso la Sala del Refettorio della Camera dei deputati, a Roma. A livello globale il fenomeno rappresenta una problematica complessa e spesso aggravata da differenze nelle definizioni giuridiche, nella raccolta dei dati e nelle risposte istituzionali. Nel 2024, il National Center for Missing & Exploited Children ha gestito quasi 30.000 casi di bambini scomparsi, riuscendo a risolverne il 91%. La maggior parte delle segnalazioni ha riguardato minori fuggiti da casa, una categoria estremamente vulnerabile. Particolarmente rilevante è stato l’intervento su oltre 23.000 casi di minori scomparsi da strutture di affido o assistenza statale, con una percentuale di recupero del 92%. Dal 25 maggio 2009, in occasione della prima Giornata internazionale dei bambini scomparsi, è attivo in Italia il 116.000, conosciuto come Numero unico europeo per i minori scomparsi. In Italia questo servizio è gestito da Telefono Azzurro su incarico del Ministero dell’Interno. Nel 2024 il Numero di emergenza ha gestito 77 casi, con una media di 6 al mese. Sul fenomeno dei bambini scomparsi abbiamo sentito il presidente di Telefono AzzurroErnesto Caffo.

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Professore, che dimensioni ha il fenomeno dei bambini scomparsi?

Si tratta di un fenomeno globale, con caratteristiche diverse, sia per Continenti, sia per singoli Paesi.Se si guarda il dato europeo, è sempre più importante il fenomeno dei ragazzi che scappano di casa, quindi minori, che sono in una situazione di fortissimo rischio, nel momento stesso che sono da soli, italiani o stranieri, adolescenti, talvolta anche più piccoli, che decidono di spostarsi dalla loro casa perché è fonte di violenza, di sofferenze, di disagi. E questo è un fatto amplificato anche dal mondo del digitale, che molte volte permette ai bambini di entrare in contatto con degli adulti, che ovviamente cercano in vari modi di mascherarsi e come coetanei per poi avere un incontro, talvolta a fini e sessuali o di sfruttamento, con persone fragili e minori.Si registra questo scenario particolarmente complesso in crescita in tutto il mondo occidentale, soprattutto europeo. Questo dato è anche presente nel mondo nord americano, nelle grandi realtà del Canada, dell’Australia, dove però si associa anche il tema della sottrazione dei bambini che esiste anche da noi. Nelle coppie che si separano uno dei due coniugi porta via i figli minori che vengono considerati bambini scomparsi: infatti, l’altro genitore denuncia la scomparsa mentre il coniuge porta via il figlio, si allontana, soprattutto in Paesi che non hanno firmato la Convenzione dell’Aia, come i Paesi del Nord Africa. Quei bambini sono difficili da recuperare.

Come avviene questo?

Il tema maggiore è che i bambini non hanno passaporto, quindi un genitore può effettivamente mettere il nome del bambino sul passaporto in modo fraudolento, senza l’autorizzazione dell’altro coniuge e questo porta ovviamente ad allontanamenti molto drammatici, alcuni dei quali vengono alla ribalta della stampa, quando i genitori fanno battaglie legali.

Quali altri reati possono stare dietro la scomparsa di un bambino?

Possiamo pensare ai bambini vittime della tratta, la quale comprende tante realtà sia nel nostro Paese sia in ambito internazionale. Tra questi ci sono anche quei bambini non accompagnati, spesso stranieri, che non sono per nulla tutelati. Questo è uno scenario nel quale i numeri sono cresciuti in modo significativo. Molto spesso sono minori che scappano dalla comunità a cui sono assegnati e sono di nuovo senza tutele. Non avendo autonomia economica e di diritto, si trovano ad essere preda di interessi vari del mondo degli adulti che li utilizzano per altri fini. In alcuni casi sono bambini che arrivano nel nostro Paese già con un’ipotesi di spostamento verso chi ha pagato il loro viaggio.

Questi viaggi della speranza sono in realtà viaggi di dolore e sofferenza. I trafficanti sono stati molto abili a far pensare che dietro questi viaggi ci fosse la spontaneità. In realtà un bambino non lascerebbe la sua casa, la sua famiglia, i suoi affetti per dei sogni che sono costruiti dal mondo degli adulti.

I bambini vorrebbero restare nel proprio campo di calcetto anche se in posti non adeguati. D’altra parte, arrivano da noi non accompagnati bambini sempre più piccoli, anche da 0 a 3 anni. Questi bambini ad esempio andrebbero dati in adozione, sono bambini che andrebbero tutelati in modo più pieno. Poi ci sono bambini più grandicelli che andrebbero anche questi accompagnati in situazioni di affidamento e di sostegno adeguati. Poi ci sono gli adolescenti, che se non sono seguiti entrano nella criminalità organizzata perché sono alla ricerca di un punto di riferimento che non possono essere le comunità di accoglienza che nascono per l’eccezionalità e sono comunità assistenziali. Quindi questi ragazzi hanno maturato dall’esperienza traumatica anche quella durezza della vita che spesso non permette di essere facilmente accolti in strutture di cura. Quindi, c’è un problema enorme sommerso. Noi li chiamiamo bambini invisibili perché di loro si parla quando il caso arriva alla cronaca, se ne parla molto meno quando invece sembra importante fare per loro delle strategie di intervento e di tutela.

Quali sono le strategie che Telefono Azzurro ritiene più importanti proprio per salvaguardare questi bambini ad alto rischio?

Prima di tutto fare emergere il problema e per questo abbiamo sviluppato da quasi 18 anni un sistema che riguarda i bambini scomparsi, che è il 116.000, un numero di emergenza europeo che permette di promuovere un’azione e di condividerla nella rete europeaperché è un numero che la Commissione europea ha determinato e che permette di fare emergere i problemi. È un numero attivo h24, in varie lingue, un servizio che si può raggiungere anche attraverso le nostre piattaforme, la nostra app. C’è tutto il tema dell’allerta europea della scomparsa e questo è naturalmente importante: vuol dire accedere alla centrale che esiste per farsi sì che nessun bambino possa in qualche modo sfuggire in situazioni di grande rischio. Abbiamo il caso di Cata, quella bambina che fu rapita a Firenze, che è un esempio di come il ritardo nella segnalazione produca difficoltà a rintracciare poi il minore scomparso: se manca l’allerta nelle prime ore della scomparsa, non scattano i controlli nei nostri aeroporti o nelle nostre agenzie di controllo e chiaramente il minore sfugge.Schengen è una bella soluzione per tutti i viaggiatori, ma mancando il controllo i confini sono facilmente superabili, si può andare da Roma facilmente fino a Parigi senza passare nessun controllo. Tutto questo diventa fonte di grande rischio per i bambini.

E gli adulti che si vedono sottratti un minore cosa devono fare?

C’è bisogno di aiutarli perché vanno nel panico in quelle prime ore, è drammatico, quindi

occorre accompagnare le famiglie e la comunità, coordinare le azioni,

ci sono più settori che sono presidi di coordinamento di queste attività, con la protezione civile, con le forze di polizia, con le autorità di volontariato.

Può essere utile la prevenzione?

Sì, c’è bisogno di avere dei percorsi anche di intervento preventivo, quindi occorre parlare con i ragazzi, in modo che quelli con disagio possano dichiararlo prima di fare questi gesti a fortissimo rischio, come la fuga, senza chiedere aiuto e cura nei momenti opportuni e necessari.Occorre farlo, nel mondo della scuola, nella comunità. Questo vuol dire far aprire gli occhi alle persone; anche i media hanno un ruolo centrale per fare conoscere queste tematiche. È un tema che era molto a cuore di Papa Francesco: venendo da una realtà del Sud America dove questo fenomeno è molto presente, ha cercato di richiamare sempre l’attenzione su questo tema spesso dimenticato, che purtroppo arriva da noi solo nella cronaca. Invece siamo chiamati tutti ad affrontare questo tema nel modo più corretto. Non è possibile che non informiamo le persone di una comunità che c’è stata la scomparsa, certo c’è anche il timore da parte dei genitori di far emergere una notizia che si vorrebbe non diffondere perché nasconde, anche a volte, sofferenze familiari e disagi. Ma non è un problema che possiamo nascondere sotto il tappeto.

È importante avere un’alleanza tra società, politica e media per un impegno efficace contro il fenomeno?

Sì, ritengo che ci sono anche nuovi strumenti, ad esempio legati alla tecnologia, che possono essere importanti, abbiamo strumenti social che possono più facilitare l’allerta locale, il problema è che tutti devono rendersi conto che un bambino non può restare da solo senza tutele.Si vedono i bambini da soli e nessuno interviene, i bambini in treno, ad esempio, per cui occorre che il controllore si fermi, possa parlare con il bambino, segnalare la situazione alla polizia ferroviaria che a sua volta attiva i servizi sociali di intervento, non possiamo pensare soltanto di contestare la mancanza del biglietto del treno, dietro c’è una sofferenza che va affrontata. Anche se il minore ci racconta che va da un parente, il problema è di capire chi è quel parente, quali sono le situazioni di dubbio, che vanno affrontate nel modo più attento possibile.

L’intelligenza artificiale può aiutare in qualche modo?

Sicuramente sì, perché l’intelligenza artificiale di fatto può anticipare i comportamenti, può raccogliere tutti gli elementi che sono presenti nei device o negli strumenti che vengono trovati degli scomparsi, lavora sui dati che sono in possesso da parte dei vari soggetti, dalla famiglia alla comunità, e permette di sapere luoghi frequentati dal bambino, i posti che possono essere più facilmente identificabili come punti di approdo di questo ragazzo in fuga, prevedere spostamenti. Queste sono cose che possono essere utilizzate anche facilmente, perché oggi il tracciamento permette, se usato in modo corretto, in casi di emergenza, di poter essere in grado di affrontare il problema, contando poi anche sulle agenzie di intervento sul territorio, elementi utilissimi per la presa in carico della situazione.

La tecnologia, usata adeguatamente, potrebbe evitare di arrivare troppo tardi.

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