
Di Gigliola Alfaro
“Andate, guardate, ascoltate e testimoniate!”. È il mandato che mons. Antonio Di Donna, vescovo di Acerra e presidente della Conferenza episcopale campana (Cec), ha consegnato, a Pompei, ai partecipanti al Pellegrinaggio giubilare di speranza, promosso dalla Cec, nell’Anno Santo 2025, nel decimo anniversario della Laudato si’ di Papa Francesco e per gli 800 anni del Cantico delle Creature di San Francesco. I “pellegrini di speranza”, che hanno attraversato le terre della Campania invase da rifiuti di ogni tipo e seriamente minacciata nella vita stessa, al termine del pellegrinaggio, sabato 31 maggio, con un evento a Napoli, hanno diffuso un messaggio in cui raccontano la loro esperienza, assumono impegni e lanciano proposte.

(Foto Cec)
“Andate e guardate”. “Abbiamo attraversato dodici diocesi della Campania in 9 tappe, camminando e contemplando le meraviglie del creato: la campagna nolano-acerrana, il campo Laudato si’ di Caserta, i golfi di Napoli, Castellamare di Stabia e Pozzuoli, le oasi dei Variconi e delle Soglitelle tra Castel Volturno e Villa Literno, i monti di Roccamonfina. Soprattutto la gente, i giovani e i bambini, che rappresentano la nostra grande speranza!”, scrivono i pellegrini, che, allo stesso tempo, hanno anche “aperto gli occhi sulle ferite di questi territori, sui drammatici ed enormi scempi socio-ecologici, che continuano ad arrecare danni irreparabili alle persone e agli ecosistemi: l’inquinamento del fiume Sarno, dei Regi Lagni e di molte falde acquifere, innumerevoli discariche alcune abbandonate, l’inceneritore di Acerra, cave e montagne sventrate, fuochi, veleni sommersi, fogne e spazzatura a cielo aperto”.
“Ascoltate e testimoniate”. “Abbiamo ascoltato la voce e la denuncia delle vittime degli scempi, dei bambini e dei giovani delle scuole, di attivisti, medici, pediatri, avvocati, insegnanti e istituzioni, che si danno da fare da una vita per invertire la rotta. Abbiamo incontrato le equipe diocesane della Pastorale del lavoro e della custodia del Creato, associazioni, scuole e comunità che resistono e che incarnano la speranza”, spiegano i pellegrini. Ma “anche il silenzio indifferente e a tratti omertoso di ‘uomini e donne per bene’ che hanno scelto di voltare la faccia di fronte a quello che si stava compiendo”.I partecipanti al Pellegrinaggio hanno potuto percepire “la gravità dei danni ambientali irreversibili arrecati all’acqua, al sottosuolo, alla terra, all’aria” e “anche l’inquietudine, il dolore, la richiesta di aiuto, l’indifferenza, la disaffezione, la rassegnazione, la sfiducia nelle istituzioni talvolta colluse e corrotte”.
I pellegrini affermano: “Il grido della terra, dei migranti, dei poveri e delle vittime morte o malate di varie malattie causate dall’ambiente inquinato ci spinge, pertanto, a testimoniare l’urgenza del cambiamento.
Abbiamo imparato che la vera conversione ecologica nasce dal cuore.
È uno sguardo nuovo sulla realtà, un modo sobrio e giusto di abitare il mondo. È scegliere il necessario, preferire relazioni autentiche al consumo, dare valore al tempo, alla semplicità, alla solidarietà. Abbiamo riscoperto che prendersi cura della Casa comune è un atto politico, non partitico; significa scegliere da che parte stare! È cittadinanza attiva che si traduce in scelte consapevoli, in partecipazione alla vita civile, in comunità che decidono di mettersi in gioco. Tutto questo lo abbiamo messo nelle nostre preghiere quotidiane, che ci hanno accompagnato durante il percorso, a piedi e in furgone, nelle varie diocesi che abbiamo attraversato. È dire anche ‘noi ci siamo’, quando si parla di ambiente, salute, giustizia sociale ed economica”.
Di fronte a questa realtà i pellegrini assumono una serie di impegni: “Riprendere in mano e nel cuore la Laudato si’ per meditarla, attualizzarla e praticarla. Assumere nuovi stili di vita, di relazioni, di produzione e consumo all’insegna della sobrietà, della sostenibilità, della giustizia socio-ambientale e della solidarietà.Proporre itinerari di spiritualità ecologica integrale, che faccia della preghiera una dimensione importante nello stile, incarnandosi nella storia dell’oggi. Raccontare storie di persone e comunità, che si danno da fare per rigenerare i nostri territori dando voce in primis ai giovani, ai poveri e alle vittime. Riprendere, insieme con le varie realtà dei nostri territori, uno spirito di cittadinanza attiva, socio-ambientale, politica per il bene della nostra Casa comune.Formare una rete territoriale, con realtà di varie estrazioni sensibili ai temi socio-ambientali, per riflettere insieme e coordinare iniziative comuni. Collaborare fianco a fianco con le Istituzioni, confrontandoci su temi e proposte concrete, vigilando sul bene comune delle nostre terre e accogliendo, presso le nostre sedi, riunioni, incontri informativi o di co-progettazione”.
I pellegrini lanciano, infine, una serie di proposte a vescovi e Istituzioni. Ai vescovi chiedono
“una denuncia profetica e sistematica degli scempi ambientali, della collusione, dell’omertà, della corruzione.
La creazione di un servizio di custodia del Creato distinto da quello della pastorale del lavoro per ogni diocesi. L’assunzione del Pellegrinaggio come stile di Chiesa missionaria, di frontiera, ‘in uscita’, in ascolto, sinodale, ‘ospedale da campo’ che lega Parola e Vita, con le sue ricchezze, contrasti e sfide. Una continuità di riflessione e coinvolgimento nella progettazione delle prossime edizioni del Pellegrinaggio nei prossimi anni, che vediamo come importanti, per raggiungere significativi obiettivi comuni. La costituzione di un Osservatorio permanente interdiocesano di riflessione, studio, proposte e azioni sulle tematiche socio-ambientali, aperto al dialogo con le istituzioni e con la società civile. Una maggiore cura nella formazione dei seminaristi, del clero e degli operatori pastorali sulle tematiche socio-ambientali e sui documenti magisteriali (Laudato si’, Laudate Deum e Fratelli tutti).L’inserimento delle tematiche ambientali nella predicazione, nella catechesi ordinaria e nella preparazione ai sacramenti”.Alle Istituzioni
“la promozione di politiche giuste e lungimiranti per la cura della Casa comune. Un dialogo costante con i territori e i loro abitanti, attraverso la co-progettazione con tutti i portatori di interesse.
L’attuazione nell’immediato di tutto quanto richiesto dalla sentenza Cedu (previsione di un approccio strategico complessivo e coordinato, di un meccanismo indipendente di monitoraggio e di una piattaforma informativa, comprensibile e accessibile al pubblico, con tutte le informazioni rilevanti). La co-programmazione degli interventi previsti dal dl 14 marzo 2025: nomina commissario unico anche per la “terra dei fuochi”. L’utilizzo di conferenze di servizi preliminari per semplificare e accelerare i processi decisionali. Il rafforzamento del Sistema sanitario regionale per questa emergenza. Il rafforzamento dei controlli, del biomonitoraggio ambientale e sanitario, del controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine, le indagini penali e procedimenti giudiziari, le misure relative alla gestione del ciclo dei rifiuti”.
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