
Di Riccardo Benotti
“Siamo solo agli inizi. La Chiesa ha accolto la Laudato si’, ma non ne ha ancora compreso la portata profonda”. Don Joshtrom Isaac Kureethadam, docente di Filosofia della scienza e direttore dell’Istituto di Scienze sociali e politiche all’Università pontificia salesiana, riflette sul cammino ecologico avviato da Papa Francesco.
Che effetto ha avuto la Laudato si’ dieci anni dopo la pubblicazione?
L’impatto iniziale è stato forte, soprattutto fuori dalla Chiesa. La comunità scientifica, le altre religioni, i movimenti giovanili hanno accolto con grande interesse un testo che ha saputo coniugare rigore morale e chiarezza comunicativa.
Il Papa ha dato voce a un’urgenza globale spesso ignorata.
All’interno della Chiesa, invece, la ricezione è stata più lenta: abbiamo valorizzato il documento, ma senza accoglierne fino in fondo la proposta di una conversione integrale.
Perché questa difficoltà a farla propria?
Ci sono due grandi ostacoli. Il primo è culturale: fatichiamo a cogliere la crisi ecologica nella sua radicalità. Continuiamo a pensare all’ambiente come a un problema tecnico o marginale, dimenticando che riguarda la vita e il futuro dell’umanità. Il secondo è spirituale: la Laudato si’ ci invita a riscoprire le relazioni che ci legano alla terra, agli altri, a Dio. Questo richiede un cambiamento profondo, non gesti simbolici.
Qual è il legame tra crisi ambientale e povertà?
È fondamentale. Il Papa parla del “grido della terra e dei poveri”, un’unica supplica che sale dal creato ferito e dalle vittime dell’ingiustizia.
I poveri sono i primi a pagare l’inquinamento, la desertificazione, gli eventi estremi. Pensiamo a chi migra per mancanza d’acqua o cibo.
Ma anche nei Paesi ricchi la crisi colpisce in modo diseguale. L’ecologia senza giustizia non basta.

(Foto AFP/SIR)
Sta accadendo un cambiamento reale?
Non abbastanza. L’interesse per l’ambiente c’è, ma spesso resta superficiale. Parliamo di ecologia, ma pochi cambiano stile di vita. Viviamo ancora in modo consumista. La conversione ecologica, invece, è un cammino esigente: richiede sobrietà, cura, educazione delle nuove generazioni e revisione dei modelli economici e pastorali.
Che cos’è la Laudato si’ Action Platform
La Laudato si’ Action Platform è un’iniziativa promossa dal Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale per tradurre in azioni concrete i principi dell’enciclica Laudato si’. Si rivolge a sette settori della società: famiglie, parrocchie, scuole, università, ordini religiosi, imprese e istituzioni sanitarie. Ogni realtà può avviare un percorso pluriennale di conversione ecologica attraverso impegni sostenibili e condivisi, come il risparmio energetico, l’educazione ambientale, la promozione della giustizia sociale e la cura dei più fragili. L’obiettivo è costruire una cultura dell’ecologia integrale che unisca fede, azione e responsabilità.
Ci sono esperienze positive?
Sì, e sono segni concreti di speranza. In tutto il mondo fioriscono iniziative ispirate alla Laudato si’: comunità energetiche, orti parrocchiali, percorsi educativi, scelte sostenibili. Diocesi, scuole, ordini religiosi si stanno impegnando. Anche il programma “Laudato si’ Action Platform” aiuta a tradurre l’enciclica in azioni quotidiane e condivise.
Che ruolo hanno i giovani?
Decisivo. Sono tra i più sensibili ai temi dell’ambiente e della giustizia. Ho incontrato giovani che rinunciano all’aereo per coerenza climatica, che avviano progetti di sostenibilità, che si formano con passione. In loro vedo i segni di un futuro già presente. La Chiesa deve ascoltarli, accompagnarli, valorizzarli.

(Foto AFP/SIR)
È anche una questione di fede?
Sì. La Laudato si’ è sociale, ma anche profondamente teologica. Parla di Dio creatore, di Cristo risorto che abbraccia il cosmo, dello Spirito che anima ogni creatura.
Riscoprire il creato come dono e responsabilità fa parte della nostra fede. Papa Francesco parla di “mistica della fraternità universale”. Pregare con la natura, non solo per la natura, è parte del nostro cammino.
Ecologia e pace sono connesse?
Profondamente. La pace non è solo assenza di guerra, ma armonia con Dio, con gli altri, con il creato. La violenza distrugge anche l’ambiente: guerre, bombe, inquinamenti devastano territori. La pace, per essere autentica, deve essere integrale. Come diceva san Giovanni Paolo II: “Pace con Dio creatore, pace con tutto il creato”.
Quali attese per la COP30 in Brasile?
Abbiamo speranza. Dopo il fallimento di recenti vertici, la COP30 può segnare un nuovo inizio. Il Brasile mostra volontà politica e la società civile è attiva. È essenziale dare voce a comunità, giovani, Chiese. La casa comune si protegge insieme. In questo Anno giubilare, anche la Chiesa è chiamata a dare il proprio contributo profetico. È tempo di scelte. È tempo di speranza.
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