Di Pietro Pompei

Gli Avvenimenti straordinari sono sempre occasione di bilanci. In uno di questi il bilancio ha riguardato Papa Leone XIII, il fondatore della dottrina sociale della Chiesa nell’epoca moderna, non solo per la Rerum Novarum, ma anche per il coro di altre nove encicliche che fanno da cornice a quella sulla questione operaia e che Leone XIII stesso elencò nell’enciclica “Annum ingressi nel 1902”, ad un anno dalla sua morte.

Con l’avvento di Papa Leone XIV siamo portati a chiederci se il pensiero di papa Leone XIII sia ancora attuale o dev’essere archiviato.

Lascio agli esperti la risposta a questo interrogativo, noi della diocesi di S.Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto e della diocesi di Ascoli Piceno, vogliamo cogliere questa occasione per rileggere e cercare suggerimenti, dopo 37 anni dalla pubblicazione, il libro di Mons. Giuseppe Chiaretti: “Il Movimento Cattolico a San Benedetto del Tronto, Ripatransone e Montalto Marche tra Ottocento e Novecento”: libro che servì per colmare il vuoto che aveva trovato sull’argomento nella nostra diocesi in un convegno, tenutosi nella nostra città il 16 ottobre 1984 e  che aveva come argomento: “ Il movimento cattolico marchigiano: protagonisti e figure rappresentative”. Così nella premessa.

Intanto, intendo soffermarmi sul “valore profetico” della R.N.” così come è stata accolta dai contemporanei e dai posteri in avvenire. E per fare questo mi appoggio al discorso del Papa San Giovanni Paolo II del primo gennaio 1991 annunciando il nuovo documento (Centesimus Annus) celebrativo di un grande evento di portata mondiale, rivelatosi col passare del tempo non privo di valore profetico: la promulgazione dell’enciclica Rerum novarum ad opera di Papa Leone XIII il 15 maggio 1891.

Questo annuncio ebbe una grande eco nel mondo sindacale, se Franco Marini, segretario della CISL, scrisse: “Fu un evento di incalcolabile portata e noi stessi ciò che siamo nell’impegno sociale, sindacale e politico dobbiamo molto al solco allora tracciato e lungo un secolo”.  Lo stesso Marini riportava lusinghieri giudizi di Giulio Pastore, il fondatore della CISL, che nel 1925 usò l’espressione di “magna charta” proprio per la R.N. E a conferma di un appassionato riferimento dei giovani cattolici di allora a quel documento, definì la R.N. come “l’atto di nascita, il crisma pontificale del sindacalismo cristiano” e Marini affermava ancora che mai come allora la grande enciclica apparve in tutto il suo valore di documento storico che aveva prevenuto eventi e cose.

De Gasperi scriveva: “La Rerum Novarum costituì, da una parte la sanzione ecclesiastica alle elaborazione teorica e all’esperienza organizzativa dei cattolici nei riguardi della questione sociale, dall’altra diede l’avvio a tutta una fioritura di studi e di iniziative sociali che 40 anni dopo troveranno una valutazione critica, assieme a caldo apprezzamento e ad ulteriori direttive nell’ Enciclica di Pio XI “ Quadragesimo anno” del 1931

Di fronte a quanti vorrebbero semplicemente datata la R.N. ,De Gasperi ci suggerisce il metodo di studio che in fondo è quello storico di ripensamento, di apprezzamento e di insegnamento per il presente e sollecitazione per il futuro

Per ben comprendere il valore di questo documento, è bene rifarsi ad alcuni eventi storici che hanno solcato l’umanità di quel tempo ed all’atteggiamento della Chiesa e dei cattolici di fronte ad essi
La Restaurazione all’inizio del XIX secolo aveva nuovamente riconosciuto la Chiesa come istituzione di diritto pubblico; ma essa si troverà di contro gli sviluppi radicali delle posizioni spirituali che caratterizzeranno la civiltà moderna e che con grande violenza l’Illuminismo aveva catapultato in Europa attraverso la rivoluzione francese: il soggettivismo che si teorizzerà come relativismo; l’avversione all’autorità esteriore della Chiesa che porterà ad una autonomia di valori morali e sociali, assumendo sempre più in contrapposizione l’impronta laica.

Già a partire dal secolo precedente si era venuta attuando il distacco della cultura, della vita individuale, dell’organizzazione economica sociale dalla Chiesa. Si può aggiungere che la Chiesa, con la rivoluzione francese, era stata estromessa non solo dalle posizioni direttive della vita sociale che per secoli aveva tenute, ma addirittura era stata privata del diritto di esistenza.
Tutto questo ci fa meglio comprendere in quale clima politico e sociale operò in quei tempi il papato e ci spiega certe reazioni conservatrici della Chiesa e come nella prima metà dell’Ottocento si affermi nella cultura cattolica una interpretazione complessiva della modernità elaborata dagli ambienti intransigenti che si richiamavano al pensiero reazionario di De Maistre e De Bonald.
Stava prendendo corpo, intanto un nuovo modo di pensare e un nuovo linguaggio sotto la suggestione dei nuovi princìpi politici- sociali che abbiamo visto affiorare nel secolo XVIII in particolare in Inghilterra e in Francia. Si parla di democrazia e di stato costituzionale, (Rousseau-Montesquieu). Si fa largo l’esigenza nazionale che è un’istanza particolaristica di fronte al sistema vigente delle dinastie ereditarie. Si afferma che il governo deve essere del popolo, si cerca una concretizzazione democratica con i rappresentanti eletti direttamente. Questa esigenza democratica si sviluppa poi in quella più propriamente socialista, che presuppone non solo il controllo dello Stato, come leggi e amministrazione, ma di tutta la struttura sociale, del sistema della produzione e distribuzione dei beni da parte della massa numericamente di gran lunga prevalente, quella dei “proletari”.

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