DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse, del Monastero Santa Speranza.

«Se non vi fate circoncidere secondo l’usanza di Mosè, non potete essere salvati»: questo insegnavano alcuni venuti dalla Giudea ai fratelli delle prime comunità cristiane ad Antiochia.

Una delle principali difficoltà che il cristianesimo dovette affrontare nei primi secoli della sua esistenza è stata proprio questa: come conciliare l’eredità ebraica e la novità cristiana? La benedizione divina, la salvezza, è condizionata o no dall’obbedienza alla Legge?

Paolo e Barnaba, lo leggiamo nella prima lettura, ne sono certi: Gesù e non la Legge si trova all’origine della salvezza. La ragione della salvezza non risiede nell’uomo, ma fuori di lui; l’uomo è salvo perché salvato.

Dice, infatti, Gesù ai suoi discepoli: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola […]. Chi non mi ama, non osserva le mie parole». L’amore per il Signore, quindi la nostra fede, prende vita innanzitutto accogliendo concretamente il dono di un Dio che desidera prendere dimora in ciascuno di noi, di un Dio che chiede solo di lasciarci amare, di un Dio che vuole costruire una relazione con l’uomo, vuol prendere parte alla sua storia, vuol abitare nella sua casa.

E la nostra risposta a questo amore di Dio non può risolversi in una questione di sforzi, di precetti da compiere, sacrifici e preghiere per piegare il cielo verso di noi. E’ tutto molto più semplice: il cielo è già in noi. Occorre solo permettergli di aprirsi in tutta la sua grandezza.

Leggiamo nella seconda lettura tratta dal libro dell’Apocalisse che nella città santa, nella Gerusalemme nuova non ci sarà «alcun tempio: Il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello».

La dimora definitiva di Dio e degli uomini è una città senza tempio di pietra, una città che non necessita di sole né di luna perché unico tempio, unico fondamento, unica fonte di luce è il Signore. La nostra vita non ha bisogno di alcuna energia artificiale perché «la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello».

Leggiamo ancora nel Vangelo: «Il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

Dio non si risparmia e con l’uomo si mette in gioco totalmente: come Padre, come Figlio, come Spirito Santo, quello Spirito “compagno di strada” che ci aiuta a guardare avanti, a generare vita facendo memoria di ogni Parola, di ogni passaggio di Dio nella nostra storia.

Una compagnia! Lo sanno bene gli apostoli che hanno chiara la consapevolezza di un Dio fratello, compagno, pellegrino accanto a loro, con loro. Quando il libro degli Atti degli Apostoli racconta di decisioni da prendere, situazioni da valutare, esperienze da narrare, mette sempre in bocca agli apostoli stessi queste parole: «…lo Spirito Santo e noi…».

Lasciamo che questo Dio che è Padre, che è fratello, che è Consolatore, prenda dimora in noi e dia luce alla nostra intera storia! Perché sia storia d’amore e di vita con Lui!

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