SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Le persone vogliono ascoltare la Parola di Gesù perché si sentono volute bene da Lui, si sentono amate“.
È con queste parole che il giovane Silvestro (detto Silvio), ospite nel salone al piano terra della Casa di Accoglienza della parrocchia di Cristo Re in Porto d’Ascoli, ha risposto in maniera semplice e chiara alla domanda sul perché le persone siano attratte dalla Parola di Gesù. Un quesito che è stato posto dal vescovo Gianpiero Palmieri durante la visita fatta al Gruppo Caritativo Interparrocchiale di Porto d’Ascoli lo scorso Lunedì 5 Maggio dalle ore 16:00 alle ore 18:00.
Presenti don Gian Luca Rosati, parroco della comunità Sacra Famiglia, don Francesco Ciabattoni, don Albert Kalafula e Pierluigi Grilli, rispettivamente parroco, assistente parrocchiale e diacono della comunità Sacra Famiglia, e Francesco Massari, presidente del Gruppo Caritativo.
Nella Chiesa il pane della Parola, dell’amicizia, della festa e della solidarietà è per tutti
Prendendo spunto dalla pagina evangelica del giorno, tratta dal capitolo 6 del Vangelo di Giovanni, mons. Palmieri, rivolgendosi direttamente ai presenti, ha detto: “Dopo il segno della moltiplicazione dei pani e dei pesci, le folle seguono Gesù per ascoltare la sua Parola. Fanno addirittura la ressa per prendere un posto vicino a lui, così da poter ascoltare bene, visto che non c’erano i microfoni come oggi. Secondo voi, perché rimangono colpiti dalla Parola di Gesù? Come ha detto Silvio, la Parola di Gesù li fa sentire amati. Pensate che Pietro non conosceva Gesù. Eppure, quando, dopo aver parlato alla folla, gli dice di gettare le reti per pescare di giorno – cosa assurda perché i pescatori sanno che si pesca di notte –, Pietro gli dice: ‘Sulla tua parola, getterò le reti’. Quella di Gesù è una Parola straordinaria che fa sentire la gente amata, come dice Silvio”.
Commentando poi il segno della moltiplicazione dei pani e dei pesci, il vescovo Gianpiero ha aggiunto: “Gesù vuole dare da mangiare a tutti: dice infatti di far sedere tutti sull’erba. Però non hanno nulla. L’unico che tira fuori qualcosa dalle tasche è un ragazzo, che ha 5 pani e 2 pesci. Certamente quel poco non può bastare per sfamare tutta la folla, però questo ragazzo decide di condividerlo. Ecco allora che Gesù prende i pani e i pesci, li benedice e li moltiplica, sfamando tutti. Perché Gesù compie questo miracolo e cosa c’entra con noi? Gesù vuole dire che nella comunità dei suoi discepoli il pane e il pesce c’è per tutti. Nessuno escluso! Il buon pane della Parola di Dio c’è per tutti. C’è per Silvio, che si sente amato grazie a questa parola. C’è per Gianpiero, perché grazie al buon pane della parola mi sento amato. C’è per ciascuno di noi. Ma ancora ce n’è? Sì! Ma non è ancora finito? No, ce n’è ancora. Capite il miracolo qual è? Che nella Chiesa il buon pane della Parola, il buon pane dell’amicizia, il buon pane della festa, il buon pane della solidarietà, quindi anche il pane materiale, quello da mangiare, c’è per tutti“.
Ha concluso infine mons. Palmieri: “Tutto è cominciato dal ragazzo che ha tirato fuori 5 pani e 2 pesci. La Chiesa funziona così: almeno uno che condivide, ci deve essere, perché Dio vuole la nostra collaborazione; poi il resto lo fa il Signore“.
Al termine della sua breve riflessione, il vescovo Gianpiero ha salutato personalmente tutti i presenti e ha vissuto con loro un momento di preghiera e convivialità. Con qualcuno ci sono stati anche momenti più prolungati di ascolto personale e di dialogo privato, durante i quali si sono registrati grande partecipazione emotiva, commozione, entusiasmo, gioia. Al termine del pomeriggio, il giovane Marco, a nome di tutti gli ospiti, ha donato a mons. Palmieri una targa in ricordo del bell’incontro avvenuto.
Gruppo Interparrocchiale Caritativo di Porto d’Ascoli: la parola agli ospiti
Sembra proprio avere le caratteristiche indicate dal vescovo Palmieri il Gruppo Caritativo Interparrocchiale di Porto d’Ascoli. Una Chiesa che, per accogliere tutti e distribuire il buon pane della Parola e dell’amicizia, ha unito le forze, raggruppando i volontari di quattro parrocchie: Cristo Re, Sacra Famiglia, San Giacomo della Marca e Santissima Annunziata. Il servizio pomeridiano, che si svolge dalle 14:00 alle 18:00, è attivo il Lunedì, il Mercoledì e il Venerdì. Il Sabato pomeriggio, inoltre, c’è anche la celebrazione della Messa. In tutti i giorni è garantito il trasporto all’andata e al ritorno, oltre che la merenda e tante attività ricreative per gli ospiti. Sono circa 70 i volontari che donano il loro tempo al Gruppo e prestano servizio a seconda delle proprie disponibilità ed attitudini, per aiutare concretamente chi nella comunità ha a che fare con qualche fragilità. Sono circa 50 le persone di cui il Gruppo si prende cura: si tratta di giovani, adulti o anziani che presentano una malattia o una disabilità fisica o un deficit cognitivo oppure soffrono di depressione o di solitudine.
Roberto, ad esempio, ha 50 anni, appartiene alla parrocchia Sacra Famiglia e racconta: “Io vivo al Biancazzurro. Lì faccio diverse attività: a volte curo l’orto, altre volte sto in cucina e qualche volta imparo alcuni movimenti di kung fu. Qui al Centro invece vengo due volte alla settimana per incontrarmi con alcuni amici: Marino, Peppe, Leo, Corrado e Anna. Oggi sono stato molto felice di aver incontrato il vescovo. Ormai lo conosco abbastanza bene, perché passa spesso a trovarci. Quando è venuto per la prima volta qui a San Benedetto, prima di andare in cattedrale, è passato da noi. Poi una Domenica è venuto anche a farci una sorpresa. E oggi l’ho ritrovato di nuovo qui!”.
Anche Corrado, che appartiene alla comunità della Santissima Annunziata, ha 50 anni come Roberto e racconta che anche per lui il Gruppo rappresenta un bel diversivo dalla solita routine casalinga: “Di solito c’è un’istruttrice del Comune che viene a casa ad aiutarmi. Nei giorni in cui lei non c’è, vengo qui al centro. Mi passano a prendere e sono felice di vedere alcuni amici che posso incontrare solo qui. Mi diverto ad ascoltare gli altri e anche a fare qualche attività. La cosa che mi piace di più è giocare a carte”.
Delio, che appartiene alla parrocchia San Giacomo della Marca ed ha 71 anni, racconta che negli Anni Novanta ha iniziato ad avere problemi alla colonna vertebrale e da 10 anni è su una sedie a rotelle, non potendo più camminare: “Nonostante mi sia sottoposto a numerosi interventi chirurgici, un po’ alla volta la mia colonna vertebrale si è ristretta e le mie abilità motorie si sono ridotte sempre di più, finché non ho perso del tutto l’uso delle gambe. Cerco di essere autonomo il più possibile. Quando il tempo è bello, vengo qui con la mia sedia elettrica; quando però non è possibile, usufruisco del trasporto offerto dal Gruppo”.
Infine Silvestro (detto Silvio), che ha 36 anni, racconta: “Io sono di Offida, ma da circa sei mesi, insieme a mio fratello Marco, vengo qui tre volte alla settimana. A casa a volte mi annoio; qui invece sto in compagnia di altre persone e faccio cose che mi piacciono: ad esempio, visto che sono appassionato di cucina, qui posso condividere le mie ricette con altre persone”. In merito alla risposta data al vescovo Gianpiero, Silvio spiega: “La Parola di Gesù ci fa capire che Lui ci vuole bene. Io questo lo so, perché qui mi fa incontrare persone belle che mi vogliono bene”.
Donarsi agli altri rende il cuore pieno: la testimonianza dei volontari
Conosciamo allora alcune di queste belle persone che vogliono bene a Silvio e a tutti gli altri amici ospiti del Gruppo.
Francesco, da due anni presidente del Gruppo, dichiara: “Ho fatto il primo pellegrinaggio a Lourdes con l’Unitalsi a 17 anni e da allora non ho mai smesso di dedicare parte del mio tempo a chi e ha bisogno. Qui noi non facciamo nulla di speciale. Semplicemente stiamo insieme in amicizia. Questo tono basso fa stare sereni tutti, sia noi volontari sia i nostri amici ospiti“.
Giuseppina, detta Giusy, che appartiene alla parrocchia Cristo Re, afferma: “Iniziai a partecipare agli incontri del Gruppo quando ero ragazzina. Poi, per motivi di studio, mi fermai, ma qualche anno dopo il parroco di allora venne a cercarmi per dare una mano con CeCè, una persona a noi molto cara che purtroppo è scomparsa qualche anno fa. CeCè fu il pretesto per cui ricominciai a dedicare un po’ del mio tempo al Gruppo e da allora non mi sono mai più fermata. Oggi, dopo trent’anni, sono ancora qui, insieme a tante altre persone che si spendono per gli altri con dedizione e gratitudine: aiutare gli altri, infatti, significa permettere a se stessi di essere persone migliori. Aiutando gli altri, aiutiamo noi stessi“.
Leo, che ha 73 anni ed è il più anziano del Gruppo, dice: “Ho iniziato 10 anni fa. Il presidente di allora mi invitò per dare una mano nel trasporto, un servizio che richiede molto tempo: quattro giorni su sette, dalle 14:00 alle 20:00. Mia moglie era già una volontaria, quindi mi aveva parlato bene del centro; io, inoltre, ero appena andato in pensione, quindi avevo tempo e diedi subito l’adesione. Dopo tanti anni di lavoro, quando si va in pensione, si rischia di sentirsi inutili o comunque insoddisfatti. Al contrario, qui al Centro io mi ricarico di energia: non avendo altri interessi particolari, vengo qui a dedicare parte del mio tempo a persone che ormai sono diventate amiche. Svolgere un servizio in parrocchia non solo è molto utile alla comunità, ma è utile anche a me, dal momento che mi rende soddisfatto e felice”.
Infine Emanuele, che ha 15 anni ed è il volontario più giovane, racconta: “Durante il cammino di preparazione alla Cresima, le catechiste ci hanno fatto conoscere tutte le attività presenti in parrocchia e a me questa è piaciuta particolarmente. Anche se ora sono abbastanza impegnato per via dello studio e delle mie passioni, tuttavia ogni Lunedì mi ritaglio alcune ore del pomeriggio per stare con gli ospiti che sono diventati anche degli amici: mi occupo principalmente della merenda e di trascorrere del tempo con loro durante le attività ricreative”. É una vita molto piena quella del giovane Emanuele, che frequenta il 2° anno del Liceo Scientifico ad indirizzo Sportivo e gioca nella squadra giovanile maschile della Sambenedettese; tuttavia riesce a trovare del tempo da dedicare agli altri, perché – dice – “anche se è iniziato quasi come un obbligo, ho scoperto che mi piace essere utile alla comunità e mi fa sentire bene. Consiglio a tutti, in particolare ai giovani come me, di dedicare del tempo agli altri e magari di fare un salto qui da noi. Vi accorgerete che, una volta usciti dalla nostra porta, vi sentirete più soddisfatti di voi stessi e con il cuore più pieno“.
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