Nell’ultimo mese, oltre il 75% delle famiglie nella Striscia di Gaza ha segnalato un peggioramento dell’accesso all’acqua: non hanno abbastanza acqua da bere, non sono in grado di lavarsi le mani quando necessario e spesso sono costretti a scegliere tra fare la doccia, pulire e cucinare. A segnalarlo è oggi Katherine Russell, direttrice generale dell’Unicef, dopo due mesi di blocco degli aiuti.

“I vaccini – spiega – si stanno rapidamente esaurendo e le malattie si stanno diffondendo, soprattutto la diarrea acquosa acuta, che oggi rappresenta un caso di malattia su quattro registrato a Gaza. La maggior parte di questi casi riguarda i bambini al di sotto dei cinque anni, per i quali è pericoloso per la vita”.

Anche la malnutrizione è in aumento. Dall’inizio dell’anno, più di 9mila bambini sono stati ricoverati per il trattamento della malnutrizione acuta. Altre centinaia di bambini che hanno un disperato bisogno di cure, non possono accedervi a causa dell’insicurezza e dello sfollamento.

Il diritto internazionale umanitario – sottolinea Russell – impone alle autorità di garantire che la popolazione sotto il loro controllo sia trattata in modo umano. Ciò include non solo la garanzia che i civili abbiano il cibo, le medicine e le forniture essenziali di cui hanno bisogno, ma anche la garanzia di sufficienti standard igienici e di salute pubblica. Tutte le parti in conflitto devono consentire e facilitare il passaggio rapido e senza ostacoli dell’assistenza umanitaria. E devono consentire e facilitare a tutte le entità Onu competenti di svolgere tali attività a beneficio della popolazione locale”.

L’Unicef rimane nella Striscia di Gaza, facendo il possibile per sostenere e proteggere i bambini. Ma il blocco degli aiuti e oltre 18 mesi di guerra stanno spingendo i bambini di Gaza al limite. Di qui il rinnovato appello della direttrice generale “per la rimozione del blocco degli aiuti, per l’ingresso di beni commerciali a Gaza, per il rilascio degli ostaggi e per la protezione di tutti i bambini”.

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