DIOCESI – Riviviamo i momenti più belli del Giubileo degli Adolescenti attraverso la testimonianza di 7 degli oltre 400 giovanissimi delle Diocesi del Piceno che si sono recati a Roma per attraversare la Porta Santa. L’iniziativa, che si è svolta in tre giorni, da Venerdì 25 fino a Domenica 27 Aprile 2025, ha registrato anche la presenza del vescovo Gianpiero Palmieri e di alcuni sacerdoti, diaconi, seminaristi, educatori e catechisti, coordinati da don Luca Censori e don Matteo Calvaresi, direttori degli Uffici diocesani di Pastorale Giovanile rispettivamente della Diocesi di Ascoli Piceno e della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto.

Imparare ad ascoltare e non resistere al desiderio di incontrare Gesù
Catechesi del vescovo Palmieri e Via Lucis

La giornata di Venerdì 25 Aprile si è aperta con l’arrivo dei ragazzi, nella tarda mattinata, presso le parrocchie ospitanti. Dopo il pranzo, nel pomeriggio, i piccoli gruppi di giovani pellegrini  si sono riuniti presso la parrocchia San Gregorio Barbarigo per ascoltare la catechesi del vescovo Giampiero Palmieri. Alle ore 18:00, dopo questo primo momento di spiritualità a cui è seguito anche un momento di gioco, i ragazzi si sono recati presso la basilica dei Santi Pietro e Paolo per partecipare alla Via Lucis con tanti altri ragazzi provenienti da tutto il mondo. In serata i vari gruppetti si sono spostati liberamente in giro per Roma per poi rientrare nelle parrocchie ospitanti entro le 22:30.

 

Silvia Liberati, 15 anni, parrocchia San Luca Evangelista, Villa Pigna di Folignano:
“Di questi tre giorni quello che più rimarrà scolpito nella mia memoria è quello della partenza. Nonostante la sveglia all’alba e lo zaino pesante, eravamo felici e consapevoli di fare un viaggio ricco di significato. Roma è una città ricca di bellezze architettoniche ed io c’ero stata diverse volte, ma in questa occasione ho potuto vedere tutto con occhi diversi. Non ero con la mia famiglia, ma è stato come sentirsi a casa, circondata com’ero dall’affetto e dall’amicizia di tanti ragazzi come me. Ho potuto conoscere giovani provenienti da tutto il mondo e condividere momenti di preghiera e di gioco.
In particolare la cosa che più mi ha colpito è stata la frase ‘Imparate ad ascoltare’, detta da Papa Francesco in un messaggio registrato prima della sua morte e ripetuta dal nostro Vescovo Gianpiero. Ho riflettuto molto su questa frase e mi sono resa conto che rappresenta in pieno la nostra generazione: noi giovani, infatti, abbiamo la cattiva abitudine di ascoltare poco chi ci circonda; parliamo troppo, abbiamo fretta di rispondere e dedichiamo poco tempo all’ascolto. Quindi questo consiglio del Papa è molto importante per tutti noi. Basta davvero poco per ascoltare chi ci sta vicino, ma è necessario mettere da parte noi stessi e aprire bene le orecchie e il cuore.
I tre giorni del Giubileo sono stati per me come andare sulle montagne russe. Un susseguirsi di emozioni forti e autentiche che mi hanno fatto crescere e capire il significato dell’amicizia e l’importanza di testimoniare con la nostra vita la Parola di Gesù”.

Benedetta Vagnoni, 15 anni, parrocchia Sacro Cuore, Sant’Egidio alla Vibrata:
“Il Giubileo è stata un’esperienza bellissima e indimenticabile, piena di emozioni e di nuove amicizie.
L’incontro con il Vescovo Gianpiero è stato molto stimolante; il racconto della conversione di Paolo ci ha indotto a riflessioni su fatti ed esperienze che possiamo definire i ‘pungoli’ della nostra fede e sui punti forti che ci aiutano a vivere la speranza. Non avevo mai prestato molta attenzione alla storia di San Paolo e a come la sua vita fosse cambiata grazie all’incontro con Gesù. Il pungolo di Paolo erano i cristiani che lui tentava di reprimere e di convincere a rinnegare la fede, ma proprio questa missione lo ha portato ad accettare quello che tentava di reprimere e a diventare un testimone di Cristo. Che bello l’incontro con Gesù sulla strada di Damasco, la luce accecante che finalmente illumina Saulo/Paolo che comprende che non può resistere all’amore di Dio e che deve testimoniarlo al mondo! Lo stesso amore che da carnefice dei cristiani lo renderà martire di Cristo. L’essere cristiano, un pungolo, un elemento di fastidio, che diventa un punto di forza. La visione della vita, degli uomini e del mondo che cambia radicalmente. Questo è il nostro punto di forza; sapere che anche i nostri difetti e le nostre paure possono essere uno strumento per arrivare a Gesù e vivere con fede la nostra vita. Il cammino potrebbe essere lungo, faticoso e accidentato come quello di Saulo (…e di queste giornate al Giubileo); la speranza è che il desiderio di convertirci e seguire Gesù prevalga su quello di resistere alla Sua chiamata”.

Vivere la gioia, la gratitudine e la comunione anche durante un funerale
Le esequie di Papa Francesco

La giornata di Sabato 26 Aprile è stata completamente rivoluzionata rispetto al programma previsto per il Giubileo degli Adolescenti,  a causa della morte di Papa Francesco. I ragazzi hanno partecipato – chi in piazza  San Pietro, chi lungo le vie della capitale – al funerale del Santo Padre, che ha occupato l’intera mattinata. Nel pomeriggio i ragazzi hanno potuto muoversi liberamente per fare una visita della città e vivere, a piccoli gruppi, momenti di gioco, convivialità e condivisione.

Rebecca D’Antonio, 15 anni, parrocchia Sacro Cuore, Sant’Egidio alla Vibrata:
“Partecipare al Giubileo mi ha suscitato tante emozioni contrastanti: la gioia di quei momenti infatti si è alternata anche a sentimenti di tristezza a causa della morte di Papa Francesco. Quando mi sono iscritta, non avevo messo in conto di prendere parte alle esequie del Santo Padre, ma devo dire che anche quel momento è stato ricco di significato. Durante la giornata di Sabato infatti ci siamo recati davanti all’Altare della Patria per assistere al passaggio del feretro del Pontefice e durante l’attesa abbiamo conosciuto e parlato con varie persone. È stato bello riscontrare che, nonostante il caldo e la grande folla, eravamo tutti lì, per poter dare un ultimo saluto a Papa Francesco. Il lungo applauso che ha accolto il suo passaggio e il fatto di sapere che tantissime persone, tra cui i molti Capi di Stato provenienti da tutto il mondo, fossero presenti per dire addio al Santo Padre, mi hanno molto toccata e mi hanno fatto capire quanto Papa Francesco non fosse solo un’importante figura religiosa, ma un vero e proprio esempio di vita, che milioni di persone hanno seguito e continueranno a seguire”.

Linda Rosetti, 16 anni, parrocchia Sant’Antonio di Padova, San Benedetto del Tronto:
“La nostra parrocchia ha partecipato solo alla giornata di Sabato e siamo arrivati mentre si stava celebrando il funerale di Papa Francesco. Non era la prima volta che andavo a Roma, ma questa volta è stata molto diversa. Ho provato una grande emozione nel vedere passare il feretro di Papa Francesco: è stato un po’ come accompagnarlo nel suo ultimo viaggio. E mentre succedeva questo, intorno a me c’erano persone che cantavano, pregavano e ringraziavano il Santo Padre per tutto quello che ha fatto nella sua vita. È stato bello condividere la gratitudine nei confronti di Papa Francesco, che custodivo nel mio cuore, con tante altre persone provenienti da ogni parte del mondo. Mi sono sentita parte di qualcosa di grande, di una Chiesa davvero universale”.

Matteo De Berardinis, 15 anni, parrocchia Sacro Cuore, Sant’Egidio alla Vibrata:
“Il Venerdì abbiamo vissuto un momento bellissimo con la Via Lucis, un’esperienza indescrivibile: stare con migliaia di ragazzi tra canti, preghiere e momenti di silenzio mi ha fatto veramente emozionare. Però, se devo scegliere solo uno dei tre giorni, direi che il più bello in assoluto sia stato quello di Sabato, poiché il primo e il terzo giorno li abbiamo trascorsi in parte sul pullman per viaggiare, mentre la seconda giornata l’abbiamo passata interamente a Roma e ce la siamo gustata momento per momento. Anche il funerale di Papa Francesco, che pensavo sarebbe stato molto triste, in realtà è stato molto diverso dagli altri funerali a cui ho assistito. Prima di tutto perché Papa Francesco ha significato molto per noi giovani e per il mondo in generale: la sua figura e il suo impegno per la pace, infatti, rimarranno nella storia e partecipare al suo funerale è stato quindi un evento che capita una sola volta nella vita. Ma oltre a questo, è stato un funerale speciale anche per come lo abbiamo vissuto: abbiamo pregato per lui in strada durante l’attesa; poi, quando il feretro è passato davanti al nostro gruppo, abbiamo applaudito e abbiamo gridato: ‘Grazie per tutto quello che hai fatto!’. È stato un momento molto significativo, perché ci siamo ritrovati uniti nella gratitudine con tanti altri giovani provenienti da tutto il mondo. Di fianco a noi c’erano, infatti, ragazzi messicani, spagnoli e francesi, oltre a tanti altri provenienti da diverse zone d’Italia. A Roma si respirava un’aria unica: è stato uno di quei momenti che restano impressi nella mente e che fanno capire quanto sia bello credere e condividere la fede con gli altri”.

Far sentire la propria voce nel mondo e riconoscere la vera speranza che ha il volto di Gesù
Messa presieduta dal cardinale Pietro Parolin

Domenica 27 Aprile, prima di fare ritorno a casa, gli oltre 400 giovani pellegrini delle Diocesi del Piceno si sono recati in piazza San Pietro per partecipare alla Celebrazione Eucaristica presieduta dal cardinale Pietro Parolin, insieme agli oltre 200mila giovani provenienti da tutta Italia e da altri 120 Paesi del mondo. Numeri che testimoniano la vitalità della Chiesa, anche in un momento delicato come questo, in cui la sede papale è vacante. In attesa dell’imminente Conclave, Parolin ha evocato più volte Papa Francesco, non solo per ricordarne gli insegnamenti, ma anche per spronare i ragazzi presenti a non fermarsi all’emozione del momento, bensì a trasformare l’eredità di Franciscus in vita vissuta.

Giacomo Albanesi, 14 anni, parrocchia Santa Maria Madre della Chiesa, Stella di Monsampolo:
“La giornata che più mi è piaciuta è stata l’ultima. Mi hanno colpito molto alcune parole dette a Messa dal cardinale Parolin, il quale ha ricordato quanto Papa Francesco tenesse alla presenza di noi ragazzi e ha constatato che, nonostante la sua morte, c’erano tanti giovani che si facevano sentire. Io sono stato uno di quei giovani e ho fatto tanto rumore, perché Papa Francesco diceva così e amava chi era attivo e vivo.
È stato bello inoltre, in questi giorni, consolidare il rapporto di confidenza che avevo con alcuni educatori e conoscere meglio chi invece conoscevo poco. Anche se li abbiamo fatti un po’ stancare, sono stati tutti sempre molto disponibili, sempre a disposizione per noi. Ma la cosa più bella di tutte è stato condividere ogni momento con tante persone, con molti amici che già conoscevo e con tanti altri che ho incontrato a Roma. C’erano ragazzi provenienti non solo da altre parrocchie d’Italia, ma da tutto il mondo: Spagnoli, Portoghesi, addirittura Australiani! Tutti lì per lo stesso motivo! Che gioia!”.

Silvia Silenzi, 12 anni, parrocchia San Filippo Neri, San Benedetto del Tronto:
“È stata un’esperienza fantastica e divertente. Mi sono piaciuti i momenti insieme, ho conosciuto nuove persone e ho rafforzato il legame con quelle che già conoscevo. Ci siamo aiutati nelle difficoltà e abbiamo condiviso i momenti di felicità. Un’esperienza indimenticabile anche grazie ai nostri animatori!
I ricordi che più porterò nel cuore sono il passaggio sotto la Porta Santa nella basilica di San Paolo il Venerdì sera, appena arrivati, e la Messa di Domenica, presieduta dal cardinale Parolin, che abbiamo seguito dai maxischermi in piazza San Pietro. La nostra catechista poi ci ha fatto riflettere sulle parole dell’omelia e ci ha detto che, qualsiasi cosa ci capiti nella vita, va accolta con coraggio, in un’ottica cristiana di fede e speranza, sull’esempio di Gesù”.

L’omelia del cardinale Parolin ha colpito numerosi giovani presenti. Due in particolare sono le frasi ricorrenti che gli intervistati hanno citato come le più significative per loro. La prima, in realtà, è un pensiero di Papa Francesco che il cardinale ha voluto ripetere e ricordare: “Solo con la misericordia si crea un mondo di pace”. Un’attenzione quella alla misericordia e quindi alla pace che è stata al centro del Pontificato di Francesco e che evidentemente rappresenta una grande eredità per i ragazzi. La seconda invece è l’invito che Parolin ha rivolto ai giovani a non dimenticare mai di alimentare la loro vita con la speranza, ma non quella che si costruiscono da soli e che a volte illude, bensì la vera speranza che ha il volto di Gesù Cristo: “Nulla sarà troppo grande o troppo impegnativo con Lui! Con Lui non sarete mai soli né abbandonati a voi stessi, nemmeno nei momenti più brutti! Egli viene ad incontrarvi là dove siete, per darvi il coraggio di vivere, di condividere le vostre esperienze, i vostri pensieri, i vostri doni, i vostri sogni, di vedere nel volto di chi è vicino o lontano un fratello e una sorella da amare, ai quali avete tanto da dare e tanto da ricevere, per aiutarvi ad essere generosi, fedeli e responsabili nella vita che vi attende, per farvi comprendere ciò che più vale nella vita: l’amore che tutto comprende e tutto spera”.

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