“La sicurezza sul lavoro deve essere una priorità assoluta, soprattutto in settori come l’agricoltura dove i fattori di rischio sono elevati”. È il monito lanciato oggi da Coldiretti in occasione della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro. “Quando si parla di questo tema, non basta evocare nuove tecnologie, intelligenza artificiale o dispositivi avanzati. La sicurezza è prima di tutto una questione culturale – spiega Romano Magrini, responsabile lavoro di Coldiretti –. Non potrà mai esserci prevenzione reale se prima non si sviluppa, in ogni lavoratore e cittadino, una piena consapevolezza del rischio. Serve una cultura della sicurezza che parta dalla scuola, attraversi i luoghi di lavoro e coinvolga l’intera società”.
In agricoltura, spiega Coldiretti in un comunicato, queste criticità emergono con ancora maggiore evidenza vista l’età avanzata degli operatori, la vetustà dei macchinari, la conformazione difficile dei terreni e l’autonomia gestionale degli imprenditori agricoli, che contribuiscono a innalzare il rischio di infortuni, a partire da quelli mortali. “La cronaca racconta episodi che parlano da soli: ribaltamenti su pendii, guasti meccanici, cadute da scale instabili, incidenti durante operazioni svolte in solitudine. In queste condizioni, la tecnologia può aiutare, ma non sostituire la preparazione, la formazione e l’attenzione quotidiana”, prosegue Magrini, sottolineando come “negli ultimi anni si è lavorato tanto in tema di formazione riuscendo ad abbassare il numero degli infortuni”.
Se si considerano gli ultimi trent’anni, prosegue Coldiretti, le denunce di casi sono passate da oltre 123mila del 1995 ai 24mila dello scorso anno, quasi centomila in meno. L’incidenza resta particolarmente alta tra i lavoratori autonomi (2,68% contro l’1,24% dei dipendenti), soprattutto tra i titolari over 60 alla guida di macchinari obsoleti e spesso soli sul posto di lavoro. “Anche i lavoratori dipendenti – in particolare quelli a tempo determinato e stranieri – sono esposti a maggiori rischi, perché difficilmente riescono ad accedere a una formazione efficace nei brevi periodi di assunzione”, evidenzia Magrini.
Per questo, secondo l’associazione, è indispensabile investire su informazione e formazione, vere leve di un cambiamento sistemico. Non si tratta solo di adempiere a un obbligo normativo, ma di costruire una cultura condivisa del valore della vita e della tutela della salute. Per Magrini serve uno sforzo collettivo: “Il sistema deve fare un salto di qualità. È necessario rafforzare la collaborazione tra enti pubblici, associazioni datoriali, sindacati ed enti bilaterali. I bandi Inail per il rinnovo dei macchinari sono importanti, ma vanno resi più accessibili. L’Eban stanzia fondi significativi per la formazione e molte Ebat forniscono dpi e sostengono gli Rlst, ma tutto questo ancora non basta”.
Tra le priorità individuate, conclude l’associazione, una particolare attenzione va riservata alle imprese agricole a conduzione diretta. “Se davvero vogliamo salvare vite – chiosa Magrini – dobbiamo mettere la sicurezza sul lavoro al centro di un nuovo patto educativo, economico e sociale. Con umiltà, con determinazione e con una formazione e informazione continua”.
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