Oggi ognuno di noi vive la propria vita, portando avanti la solita routine: lavoro, casa, cura dei figli, di qualche anziano della famiglia; la frequentazione degli amici.
Lo scorrere dell’esistenza, apparentemente normale però inganna perché molti di noi siamo sopraffatti da un’angoscia profonda dovuta alla perdita di Francesco, il Papa “degli ultimi”.
Ma quale è la ragione per cui ci sentiamo così toccati? A breve arriverà un altro Papa, come da sempre si verifica.
C’è una preoccupazione di fondo dovuta alla situazione storica del momento, partendo dalla pandemia che ha lasciato il segno in molte persone, soprattutto nei giovani, passando per le innumerevoli guerre (187 in tutto il mondo, secondo l’ Uppsala Data Conflict Program”); conflitti che ci coinvolgono personalmente; sia per un discorso economico che per un coinvolgimento nel processo migratorio. Siamo suggestionati da nuovi assetti politici, di importanti stati, che impongono modi di vivere. Ogni giorno scopriamo perdere conquiste sociali, per le quali generazioni passate hanno lottato e perso a volte la vita. Nelle società si creano divisioni, alimentate ad arte per chissà quali scopi, da alcuni mezzi di informazione politicizzati. Alla concezione sociale comunitaria si favorisce una individualistica, che non tiene conto della reale pericolosità. A tutto questo si aggiunge il cambiamento climatico e il riscaldamento globale, conseguenti al comportamento umano (di una parte degli uomini), e ancora, la tecnologia, così utile per certi versi, e allo stesso tempo così dannosa nelle mani di persone malintenzionate. Nell’epoca dell’informazione digitale, dove le notizie personalizzate” bombardano” ognuno di noi, sentiamo e vediamo capi di stato, guide religiose, personaggi “carismatici” e di grande rilievo, dire la loro, con un certo saper fare, al fine di ottenere qualche vantaggio.
In tutta questa marasma di eventi, avvertiamo il pericolo e sentiamo il bisogno di una guida che ci dia la misura del giusto. Una voce autorevole, che si senta forte e chiara. Abbiamo bisogno di una voce che ci convinca sempre. Abbiamo bisogno di coerenza e di saggezza. Abbiamo bisogno di un linguaggio semplice ed empatico, amorevole, che ci parli di comunione tra tutte le persone, di pace e di giustizia sociale, di speranza. Che ci riserva buoni sentimenti anche quando sbagliamo, perché vuol dire di conoscere la natura umana fino in fondo.
Vogliamo un uomo così e sapevamo di averlo. Un uomo religioso, che prima di tutto è stato un essere umano. Un Papa che non si è mai lasciato limitare dal suo ruolo. Un Papa che ha scelto di incontrare le persone, sforzandosi di raggiungerle anche quando sembrava difficile, imparando approcci nuovi. Sapevamo di averlo vicino a noi, in questo tempo infausto e ci sentivamo difesi.
Cosa ci rimane insieme all’angoscia per la sua morte?
Coloro che hanno fede si raccoglieranno nella preghiera e recupereranno la comunione con lui.
Gli altri, avranno il ricordo di una persona grande, nel suo ruolo, e nell’essere umano completo.
Tutti avranno la speranza.
Maurizio Cameli
Sono d'accordissimo con quanto detto nell'articolo, abbiamo perso una guida spirituale che comunicava con noi come un padre saggio e/o un fratello maggiore. Ora, oltre a un profondo dolore, ci sentiamo disorientati, speriamo quindi di avere presto in terra un nuovo riferimento valoriale.