Di Mario Pennisi
ACQUASANTA TERME – Ieri, 11 marzo, a Pozza di Acquasanta si è commemorata la triste battaglia fra partigiani e nazi-fascisti. Ottantuno anni fa, nella notte tra il 10 e l’11 marzo, un piccolo gruppo di partigiani combatté strenuamente tra le montagne e i piccoli paesi della vallata. Rifugiatisi tra i rilievi, furono scoperti dai nazi-fascisti, che scatenarono una dura e sanguinosa battaglia, portando morte e distruzione. Molti innocenti persero la vita in quella notte di terrore.
Assieme ai partigiani italiani caddero anche 19 jugoslavi, 2 inglesi e 2 greco-ciprioti, tutti uniti nella difesa del bene comune: la libertà.
La drammatica testimonianza di Domenica Sparapani di Umito racconta il terrore di quei momenti:
“Ero in casa con i miei tre figli: uno di otto anni, uno di sei e una bambina di un anno. Mio marito era militare a Reggio Calabria, quindi ero sola. Mi svegliarono alcuni spari verso l’alba, che aumentavano sempre più. La mia casa, situata in fondo al paese, era accerchiata da tedeschi e fascisti; proprio lì infuriava la battaglia. L’unica cosa che potevo fare era pregare. I miei due figli più grandi, terrorizzati, si aggrappavano alle mie gonne senza nemmeno riuscire a piangere. Il tempo sembrava non passare mai, e i colpi della mitragliatrice, posizionata su una montagna di fronte, diventavano assordanti. La mia bambina, invece, dormiva profondamente.
Quando finalmente gli spari cessarono e tornò una relativa calma, portai in salvo i miei due figli e mi diressi verso la piazzetta del paese. C’era molta neve e camminavo a fatica. Lungo il tragitto vidi corpi senza vita, mentre urla strazianti di donne e bambini riecheggiavano nell’aria.
Affidai i miei figli ad alcuni parenti e tornai indietro per prendere la piccola Anna, ma la mia casa stava bruciando con lei dentro. Il primo istinto fu quello di gettarmi tra le fiamme per salvarla, ma era troppo tardi. Rimasi lì immobile, impotente, forse gridai disperatamente, non lo ricordo. Intanto, altre case prendevano fuoco. I miei paesani sembravano impazziti: non avevano più una casa, i loro beni, i loro viveri. Ma io non avevo più la mia bambina.”
Ieri, a rendere omaggio ai caduti per la libertà, erano presenti una scolaresca di Acquasanta, che ha recitato poesie sulla guerra – la più grande sciagura per l’umanità – e un picchetto d’onore del 235° Reggimento Piceno, che ha reso gli onori militari ai caduti. Tra le autorità presenti, il Sindaco di Acquasanta, Dott. Sante Stangoni, e la Prof.ssa Patrizia Palanca in rappresentanza del Sindaco di Ascoli Piceno. La cerimonia si è conclusa con la Santa Messa, presieduta da Don Massimo Zorzin, sacerdote collaboratore del 235° Reggimento Piceno.
Questi eventi storici devono rimanere indelebili nel cuore e nella mente dell’uomo, così come forte è l’appello del Santo Padre, che chiede la pace in tutte le parti del mondo che in questo momento vivono la guerra.
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