Di Silvia Rossetti
“L’educazione affettiva e sessuale in adolescenza: a che punto siamo?”, questo il titolo dell’indagine che Save the Children ha pubblicato nei giorni scorsi. I dati diffusi sono allarmanti: un adolescente su quattro definisce “frequenti” gli episodi di discriminazione sessista o di body shaming. La metà dei ragazzi tra i 14 e i 18 anni dice di ricorrere al web per informarsi sulle pratiche sessuali, circa il 20% dichiara che sia normale condividere contenuti intimi tramite smartphone. Ne parliamo con Elena Canzi, psicologa e docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia.
Nella ricerca di Save the Children l’approccio degli adolescenti alla dimensione sessuale sembra essere molto condizionato dalle pressioni sociali…
Durante l’adolescenza i ragazzi chiariscono il concetto di sé e costruiscono parte della propria autostima a partire dall’appartenenza al gruppo. Il bisogno di essere accettati e integrati è talmente importante che può condurli anche a conformarsi a condotte e scelte che non sentono autentiche. C’è da chiedersi come la società e la cultura odierna raccontino alle nuove generazioni la sessualità e quali modelli offrano. Mi colpisce di più, in negativo, che la stessa ricerca riveli anche che il 10% subisce pressioni dal partner: questo segnala per alcuni una tendenza a vivere la relazione come un luogo di esclusiva espressione dei propri desideri, arrivando a negare il bene dell’altro e minacciando il senso profondo della sessualità, che in definitiva è un linguaggio d’amore, di reciprocità e di donazione.
Quali sono oggi le urgenze educative nell’ambito dell’affettività e della sessualità?
La società occidentale contemporanea è molto attenta a misurare l’esistenza umana con i parametri dell’efficienza, della produzione, della performance. Per questo spendiamo tantissime energie per promuovere la crescita delle menti delle giovani generazioni, cognitivamente evolute ma affettivamente immature, poco consapevoli del senso profondo della corporeità e spesso disorientate nelle relazioni. Questo è di fatto il quadro che emerge dalla ricerca di Save the Children e questa è l’urgenza educativa. Si tratta di contrastare una visione frammentata della persona umana e promuovere invece una visione integrata dell’umano, che è un intreccio meraviglioso di mente e corpo.
Circa il 20% degli intervistati ha dichiarato che non si farebbe problemi ad autoprodurre materiale pornografico da pubblicare online per guadagnare soldi…
L’uso del digitale, così precoce e pervasivo, rende gli adolescenti ancora più vulnerabili di quanto già non lo siano per natura. La pornografia veicola una narrazione spettacolarizzata, stereotipata, virtuale e fredda della sessualità, ben lontana dalla relazione reale, imperfetta, carnale e calda che due amanti si donano reciprocamente. Il sesso è una cosa seria. Non possiamo evitare che queste cose accadano, ma possiamo esserci come adulti, promuovere un dialogo franco, esercitando protezione. Il verbo ‘proteggere’ (dal latino pro, ‘davanti’, e tegere, ‘coprire’) esemplifica bene il ruolo dell’adulto: non si tratta di controllare, ma se possibile di coprire ciò che amiamo per ripararlo da qualcosa che lo aggredisce.
Il dialogo con i genitori sulle tematiche dell’affettività e della sessualità sembra attivo, ma orientato più sulle informazioni che sui significati di questa dimensione della vita dell’uomo. È così?
Certamente oggi c’è maggior dialogo e comunicazione tra le generazioni e questo è un terreno fertile su cui sostenere l’azione educativa. Comunicare circa l’affettività e la sessualità non può però ridursi a un mero passaggio di informazioni tecniche ed emotivamente distaccate. Possiamo insegnare come e quando avere rapporti sentimentali e sessuali in modo analogo a come potremmo insegnare una formula geometrica, oppure possiamo accompagnare i ragazzi a riflettere sul perché e a quale fine avere rapporti sentimentali e sessuali, cercando di far cogliere loro la posta in gioco e attivando anche il nostro mondo emotivo. Ai nostri giovani tocca la trasgressione, a noi adulti lo sforzo educativo, che li accompagni anche in questa fase turbolenta della vita e li aiuti a non perdere il senso profondo della sessualità, che è amare ed essere amati.
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