Tra i 35.000 rifugiati che nelle ultime settimane hanno attraversato il confine dalla Repubblica Democratica del Congo (RdC) diretti in Burundi, ci sono molti bambini non accompagnati e separati dalle proprie famiglie.

Lo riporta Save the Children che sta operando nel Paese. Save the Children sottolinea che almeno quattro bambini sono morti all’arrivo in Burundi a causa delle malattie contratte: “purtroppo, le squallide condizioni nei campi di transito e la mancanza di forniture mediche, lasciano i più piccoli estremamente vulnerabili alle malattie e alla morte”. L’Organizzazione ha documentato 76 casi di minori (43 nel centro di transito di Rugombo e 33 in quello di Gihanga) che nel caos, sono stati separati dalle famiglie e dai parenti. Alcuni invece, sono rimasti orfani a causa della violenza e altri hanno viaggiato da soli oltre il confine. Mentre la maggior parte di questi bambini è stata ora riunita ai familiari, molti – si legge in una nota – non si sono ancora ricongiunti con le famiglie e altri devono ancora essere ufficialmente identificati come non accompagnati”. Nei campi di transito in Burundi, sottolinea Save the Children, i bambini non accompagnati e separati affrontano “gravi rischi, sia per la loro salute che il loro benessere a causa dell’assenza di cure e di protezione delle loro famiglie”. Quando vivono in situazioni “inadeguate o senza adulti di riferimento, i minori – spiega l’organizzazione – sono maggiormente esposti al pericolo di essere rapiti o di essere vittime di tratta e sfruttamento, nonché di violenza fisica, o di abusi. Inoltre, soprattutto gli orfani e i bambini non accompagnati, senza la protezione dei genitori, corrono un più alto rischio di abusi sessuali e sono meno propensi a denunciare queste violenze alle autorità”. Save the Children esprime la “propria preoccupazione per questa grave situazione” e chiede “urgentemente fondi per fornire loro cibo, riparo, igiene e servizi igienico-sanitari, protezione e assistenza sanitaria di emergenza e per soddisfare i loro bisogni di base”. “Negli ultimi giorni abbiamo assistito a un forte aumento del numero di bambini e delle loro famiglie che attraversano il confine con il Burundi. Molti bambini arrivano affamati, esausti e traumatizzati. Tutti sono stati costretti a fuggire per salvarsi la vita. Molti hanno assistito alle violenze e alcuni sono rimasti feriti o hanno perso genitori e persone care”, ha raccontato Maggie Korde, direttrice di Save the Children in Ruanda e Burundi. “Siamo particolarmente preoccupati per i bambini che arrivano senza genitori o adulti di riferimento. In una crisi come questa, la separazione di un bambino dalla propria famiglia è altamente rischiosa e può avere un impatto negativo a lungo termine sulla sua salute. I bambini che vengono separati dalle loro famiglie e dai loro tutori in situazioni di emergenza sono privi di cure e protezione proprio quando ne hanno più bisogno”, ha proseguito Korde. “Stiamo facendo ogni sforzo per rispondere a questa emergenza, ma c’è un urgente bisogno di risorse aggiuntive per soddisfare esigenze sempre più crescenti.

La risposta umanitaria in Burundi è tra quelle meno finanziate a livello globale e con questo nuovo afflusso di rifugiati, il contributo dei donatori è più che mai necessario per consentirci di raggiungere le persone più vulnerabili”, ha concluso. Save the Children lavora in Burundi dal 2016, fornendo servizi di protezione dell’infanzia, prevenzione e risposta alla violenza di genere, salute, governance dei diritti dell’infanzia ed educazione e sta lavorando con il governo del Burundi, l’Unhcr e altre agenzie per supportare i bambini appena arrivati e le loro famiglie nel Paese, inclusa la registrazione dei minori non accompagnati e separati dalle proprie famiglie.

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