ASCOLI PICENO – Si concluso da pochi giorni il Giubileo delle Forze Armate, di Polizia e di Sicurezza.
Per l’occasione abbiamo incontrato mons. Adam Krzyzstof Baranski, assistente spirituale del personale della Polizia di Stato delle Province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata, che ha guidato la delegazione delle Diocesi del Piceno che domenica 9 febbraio ha partecipato al Giubileo.
Nato a Katowice, in Polonia, nel 1973 ed ordinato presbitero nel 1999, mons. Baranski, è anche parroco delle comunità di San Marco Evangelista in Caselle di Maltignano e di Santa Maria delle Grazie in Maltignano.
Prima di tutto ci racconti un po’ di lei. Come è avvenuta la sua vocazione?
Sono figlio di un militare polacco, che era un ufficiale del regime comunista, e di una dottoressa tedesca, che invece era una fervente cattolica. Finita in carcere a causa della sua provenienza e del suo credo, mia madre conobbe mio padre in prigione e decise di sposarlo per salvarsi la vita. In seguito arrivò anche l’amore. Pur essendo una donna di scienza, mia madre aveva una grande fede. Anzi, per essere precisi, aveva una fede ragionevole. Lei diceva sempre: dove si può arrivare con l’intelligenza, si deve andare e scoprire; dove non si può arrivare con la ragione, iniziamo a far lavorare la fede. Per tutta la mia infanzia e anche durante l’adolescenza non ho mai avuto la possibilità di vivere apertamente la mia fede. Io e mia madre andavamo a Messa fuori città, così da non essere riconosciuti, mentre mio padre raramente poteva professare la fede, almeno non pubblicamente, per via del suo lavoro. Tuttavia un giorno accadde un fatto che mi colpì molto: una sera vidi mio padre in ginocchio davanti al crocifisso. Mi sembrò così strano quel gesto: mio padre, l’ufficiale di cui molti avevano timore, colui che si mostrava sempre forte e squadrava gli altri dall’alto in basso, colui ai cui piedi si chinavano soldati e civili, proprio lui stava in ginocchio davanti al Signore. Lui, che era considerato da tutti un’autorità e non si piegava davanti a nessuno, in realtà riconosceva in Cristo una figura molto più autorevole di Lui. Conseguii il diploma di maturità a 16 anni. Nel frattempo mio padre morì. Iniziai gli studi per diventare medico come mia madre, ma, dopo cinque anni, mi resi conto che non era quella la mia strada. La fede di mia madre, quel gesto di mio padre, le mie letture e le inquietudini che avevo mi condussero ad interrompere gli studi e ad entrare in seminario a Cracovia nella Congregazione di San Filippo Neri, poi trasferito al seminario nella Diocesi di Drohiczyn. Successivamente ho studiato presso l’Università Cattolica di Lublin.
Quando e perché è venuto in Italia?
Dopo aver studiato Filosofia e Teologia, mi sono laureato anche in Diritto. A 27 anni sono venuto in Italia, a Roma, per un Dottorato in Diritto Internazionale presso l’Università “La Sapienza“. Sono qui in Italia dal Giugno del 2000.
Come è arrivato nella Diocesi di Ascoli Piceno?
Grazie a mons. Silvano Montevecchi, allora vescovo di Ascoli Piceno. Era il Settembre del 2002.
Dal 2012 lei è assistente spirituale del personale della Polizia di Stato. Quale è la porzione di Chiesa che lei serve e come si svolge il suo servizio pastorale?
Mi occupo di tre Province: Ascoli Piceno, Fermo e Macerata. Per quanto riguarda Ascoli Piceno, in particolare, ho da seguire gli Uffici della Questura di Ascoli e San Benedetto del Tronto, la Polizia Stradale di Ascoli e San Benedetto, il Commissariato di San Benedetto, la Polizia Ferroviaria di San Benedetto, la Polizia Postale di Ascoli, il Tribunale di Ascoli ed infine posti della polizia presso ospedali di Ascoli e San Benedetto.
Ogni giorno, dal Lunedì al Sabato, dalle ore 8:00 fino alle ore 14:00, presto servizio presso le Questure delle tre Province. Questo significa che sono presente fisicamente nei locali delle Questure per fare assistenza spirituale non solo ai poliziotti, ma anche il personale civile, come, ad esempio, i loro familiari o i dipendenti amministrativi e contabili della Questura o altre persone che lavorano per il Ministero degli Interni.
Le persone di cui mi prendo cura sono numerose. I poliziotti, infatti, pur appartenendo ciascuno ad una parrocchia specifica, nella maggior parte dei casi, lavorano quando il resto della gente riposa. Pensi, ad esempio, alla Domenica o ai giorni festivi, durante i quali si svolgono eventi o manifestazioni per i quali i poliziotti sono incaricati di fare ordine pubblico. Perciò spesso, per motivi di servizio, non riescono a partecipare alla Messa della Domenica o ad altre iniziative di natura spirituale e hanno quindi bisogno di un sacerdote che li assista spiritualmente nei tempi e nei modi che si combinano con i loro impegni di lavoro: ad esempio al mattino, prima di iniziare il servizio, oppure durante la pausa per il pranzo. Colgo l’occasione per ringraziare il diacono Alberto, che mi dà un aiuto grande in parrocchia, soprattutto nei momenti in cui sono assente per causa di servizio.
In cosa consiste l’assistenza spirituale al personale della Polizia di Stato e al personale civile?
Tutto quello che un parroco fa nella propria comunità, io lo faccio con loro.
C’è quindi la preparazione ai Sacramenti, che spesso coinvolge non solo i poliziotti, ma anche i loro familiari: alla preparazione per il Matrimonio, ad esempio, sono invitati anche le fidanzate o i fidanzati; a quella per il Battesimo dei figli, sono chiamati anche i coniugi, mogli o mariti che siano; lo stesso vale per la Cresima.
Poi ci sono anche occasioni meno allegre, come, ad esempio, quando qualcuno è malato o quando muore un poliziotto, sia in servizio sia in quiescenza. In caso di disgrazia familiare, tramite la segreteria del questore, io vengo avvisato della scomparsa della persona e cerco di intervenire come posso: se il poliziotto risiede nelle vicinanze, mi reco personalmente; in altri casi, se il poliziotto è originario di un’altra zona d’Italia, comunico al cappellano della sua regione di origine le condoglianze da parte del questore, della polizia e mie personali. In entrambi i casi è molto importante fare assistenza spirituale ai familiari e anche ai colleghi.
Oltre a quelli già menzionati, ci sono anche altri impegni che purtroppo si sovrappongono, quindi devo organizzarmi bene, così da essere presente in tutte le Province. Questo avviene, in particolare, quando ci sono ricorrenze specifiche o festività, come, ad esempio, il 29 Settembre, quando onoriamo il nostro patrono, San Michele arcangelo, protettore della Polizia di Stato.
Dal tipo di attività che svolgo, si comprende bene come sia impossibile dire in quali giorni sarò in una Provincia e in quali in un’altra, perché dipende dalle situazioni che si vengono a creare. Tutte le attività, in ogni caso, devono essere sempre concordate con i questori. È chiaro, quindi, che, a seconda della benevolenza a cui è improntato il legame tra me e il questore di turno, le cose possano cambiare. Finora sono stato molto fortunato: ho sempre trovato questori disponibili e collaborativi.
In base alla sua esperienza, quali sono i problemi che i poliziotti maggiormente riscontrano nel Piceno?
Il problema principale è, senza dubbio, la carenza di personale, che però si sta un po’ alla volta risolvendo. In secondo luogo il personale attualmente in servizio ha anche un’età media abbastanza elevata. Si sta aspettando un ricambio generazionale che comunque non tarderà a venire. Anzi, ultimamente sono già arrivate forze nuove. E speriamo che arriveranno ancora!
C’è da dire che, al momento, un grande aiuto arriva dai membri dell’Associazione Nazionale Polizia di Stato, costituito per la maggior parte da poliziotti in pensione che svolgono anche diverse attività di volontariato o di rappresentanza.
Come sono le relazioni tra colleghi diversi per età, sesso e zona di provenienza?
Come in ogni ambiente di lavoro, le relazioni personali sono molto importanti, perché incidono sul grado di serenità delle persone. Ecco perché cerco sempre di conoscere bene le persone che incontro, di conoscere la storia della loro vita, i problemi familiari e quelli di lavoro. Il mio compito è anche quello di mediazione, dove posso, di fare in modo che non si arrivi al punto di creare fratture tra colleghi, di fare attenzione al benessere del personale, di accorgermi tempestivamente se qualcuno non sta bene, di prevenire.
A volte posso esserci problemi personali, come ad esempio situazioni di separazione o di divorzio, o legati ai problemi della salute di un componente famigliare. Quello della Polizia di Stato, infatti, è un servizio che richiede tante ore dedicate al lavoro e spesso si finisce per trascurare la vita privata. Sono tante le storie di poliziotti che finiscono per sacrificare la vita familiare per quella professionale. Ecco perché noi cittadini siamo chiamati a ringraziare non solo il singolo poliziotto, ma anche la famiglia che si priva della presenza di un padre o di un marito per il bene dei cittadini. La moglie di un poliziotto, infatti, così come il marito di una poliziotta, spesso sa quando il suo coniuge inizia a lavorare, ma non sa quando finisce.
Per quanto riguarda il rapporto tra generazioni o tra poliziotti provenienti da diverse zona d’Italia, non ci sono frizioni: al lavoro si è tutti uguali e ciascuno contribuisce a fare il proprio dovere al meglio.
Per quanto riguarda il rapporto tra i sessi, devo dire che non si nota la differenza tra gli uomini e le donne, ma, a mio parere, solo un diverso modo di vedere le cose. Le donne in generale sono perfezioniste e non trascurano alcun dettaglio. Inoltre possiedono una sensibilità diversa rispetto agli uomini, una caratteristica che arriva dalla natura umana. In tal senso, a mio parere, la presenza delle donne favorisce il lavoro della Polizia di Stato, soprattutto in merito a particolari attività, quelle che riguardano le famiglie, quelle in cui si è chiamati a farsi vicino ai cittadini, quelle in cui è necessario approcciare bambini o famiglie. In questi casi la donna viene percepita diversamente e riesce a mettere a suo agio ogni persona. Per il resto non ci sono differenze: prima che essere uomini e donne, infatti, a lavoro si è poliziotti, quindi i rapporti sono sempre sereni. Attualmente abbiamo, per la seconda volta, una donna al Compartimento Polizia Stradale per le Marche, Dirigente Reggente del Compartimento, il Primo Dirigente della Polizia di Stato, dott.ssa Laura Pratesi, che è, senza dubbio, una delle personalità di maggiore spicco nel panorama nazionale della Polizia di Stato.
Quali sono le iniziative che lei abitualmente propone nella sua missione pastorale?
Ci sono alcuni appuntamenti fissi che registrano una buona partecipazione.
Penso alla festa del patrono San Michele, di cui ho accennato prima. Oppure alla festa della Polizia, che ricorre il 10 Aprile e che quest’anno celebra il 173° anniversario dalla sua fondazione. Poi abbiamo il “Family Day“, ovvero un giorno dedicato alle famiglie, in cui si invitano le mogli, i mariti, le figlie e i figli. Non manca la consueta benedizione pasquale per tutti gli uffici.
Per quanto riguarda i momenti più forti dell’anno pastorale, come il Natale e la Pasqua, oltre al consueto scambio di auguri, prima di ogni festività, viene celebrato dai Vescovi il cosiddetto Precetto, a cui sono invitate tutte le Forze dello Stato: la Polizia di Stato, l’Arma dei Carabinieri, la Polizia Locale, l’Esercito, i Vigili del Fuoco, la Marineria, la Guardia di Finanza. Si anticipa la Celebrazione Eucaristica della festività, perché nei giorni di festa, coloro che appartengono a queste Forze sono in servizio.
Oltre a questo, quando possibile, andiamo a ricaricare le pile da papa Francesco a Roma! Negli ultimi anni siamo andati quattro volte dal Pontefice. La prima volta è stata con tutte e tre le Province. La seconda il personale della Questura di Macerata. La terza volta hanno fatto visita al Papa anche i poliziotti, il questore, il prefetto e il personale della nuova questura di Fermo. In tutti e tre i casi papa Francesco ha salutato tutti. È stata una grande gioia! La quarta ed ultima volta è stata domenica scorsa, 9 Febbraio 2025, quando siamo stati a piazza San Pietro per il Giubileo delle Forze Armate, di Polizia e di Sicurezza: abbiamo celebrato la Messa e siamo passati attraverso la Porta Santa.
Come è stata l’esperienza del Giubileo delle Forze Armate, di Polizia e di Sicurezza?
Per le nostre Diocesi è stata un’esperienza magnifica: hanno partecipato molti fedeli, oltre a me e a don Nicola Spinozzi, cappellano militare collaboratore della Capitaneria di Porto di San Benedetto. Durante la Messa, Papa Francesco ha detto agli uomini e alle donne delle Forze presenti che il Signore chiede loro di fare come Lui: vedere, salire e sedersi. Vedere, perché sono chiamati ad avere uno sguardo attento che sappia cogliere i pericoli che incombono sui cittadini, le minacce al bene comune, ogni rischio di natura ambientale, sociale e politica a cui siamo esposti. Salire, perché le loro divise, la disciplina che li ha forgiati, il giuramento che hanno fatto e il coraggio che li contraddistingue, non li facciano limitare a guardare e denunciare, bensì li spingano a salire sulla barca in tempesta e ad impegnarsi per evitare il naufragio, al servizio del bene, della libertà e della giustizia. Infine sedersi, perché la loro presenza nelle nostre città e nei nostri quartieri e il loro stare sempre dalla parte della legalità e dei più deboli ci ricordino che la giustizia e la passione civile sono valori ancora oggi necessari, che il bene può vincere nonostante tutto e che possiamo davvero costruire un mondo più umano, più giusto, più solidale e più fraterno. Terminata la Messa, siamo andati in pellegrinaggio a piedi fino alla Porta Santa che abbiamo attraversato in un clima di preghiera e silenzio.
A breve ci sarà anche un altro momento importante per la Polizia di Stato: il ricordo dell’ultimo questore di Fiume, il servo di Dio Giovanni Palatucci. Cosa verrà onorata questa figura nelle Diocesi del Piceno?
Sì, il prossimo 10 Febbraio ricorre l’anniversario della sua morte. Palatucci nel Settembre 1944 fu arrestato dalle SS della Germania nazista e successivamente internato nel campo di concentramento di Dachau, per aver salvato, durante la sua permanenza a Fiume, migliaia di Ebrei. Morì di stenti 78 giorni prima della liberazione del campo, ma il suo esempio di uomo giusto e coraggioso è rimasto fino ad oggi. Nel 1990 è stato nominato “Giusto tra le nazioni” e nel 1995 è stato insignito della Medaglia d’Oro al merito civile della Repubblica Italiana.
Faremo un ricordo del Servo di Dio Palatucci, oltre che ad Ascoli Piceno e a San Benedetto del Tronto con mons. Palmieri, a Macerata con mons. Marconi e il 11.02 a Servigliano ( FM).
Che messaggio vuole dare ai lettori?
Quando fate la preghiera della sera ricordatevi nelle vostre preghiere di chi non dorme, perché sta di guardia alla difesa di chi vuole riposare nella tranquillità e serenità. Chiedete all’Arcangelo Michele di vegliare su di loro.
Preghiera del poliziotto:
Dio della notte e delle stelle
Dio delle strade di città
Tu che proteggi gli uomini
distendi le tue braccia su di noi.
Tu che sei il Dio dei semplici
Tu che sorridi agli angeli
sorridi questa notte anche per noi.
Dio della sera e dei silenzi
Tu che addormenti le città
dà il tuo coraggio ai deboli
e a noi la forza della tua pietà.
Tu che sostieni gli angeli
quando attraversi il cielo
dipingi un paio d’ali anche per noi
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