Nell’Ue 9 cittadini su 10 (86%) pensano che l’influenza della scienza e della tecnologia sia positiva e si attendono che una serie di tecnologie attualmente in fase di sviluppo avrà un effetto positivo sul nostro stile di vita nei prossimi 20 anni (energia solare, vaccini e lotta contro le malattie infettive, intelligenza artificiale). È quanto emerge dall’indagine Eurobarometro pubblicata oggi, che ha intervistato 37.103 persone di 38 Paesi diversi. Le domande, poste principalmente in interviste faccia a faccia, riguardavano la conoscenza e l’atteggiamento dei cittadini europei nei confronti della scienza e della tecnologia.
L’82% degli intervistati ha dichiarato un grande interesse per la scienza e la tecnologia e il desiderio di trovare fonti di conoscenze scientifiche e tecnologiche in luoghi come i municipi, i musei e le biblioteche (54%).
I settori in cui la ricerca e l’innovazione possono fare la differenza, secondo gli intervistati sono soprattutto l’assistenza medico-sanitaria e la lotta contro i cambiamenti climatici.
Secondo il 57% dei rispondenti, scienza e tecnologia aiutano soprattutto a migliorare la vita di coloro che stanno già economicamente bene e non prestano sufficiente attenzione alle differenze tra i bisogni delle donne e quelli degli uomini (23%). Chi ha risposto ritiene che i ricercatori in Cina (58%), Stati Uniti (57%) e Giappone (54%) siano più avanti nelle scoperte scientifiche. La fonte di informazione è soprattutto la televisione (63%), reti sociali e blog (29%) e giornali online o cartacei (24%). Il 68% ritiene che gli scienziati debbano intervenire nei dibattiti politici per garantire che le decisioni tengano conto delle prove scientifiche e per contro, il 72% ritiene che i governi dovrebbero assicurare che le nuove tecnologie vadano a beneficio di tutti e, per il 79%, che i governi dovrebbero esigere anche dalle imprese private una risposta ai cambiamenti climatici. “Dobbiamo rispondere ai cittadini preoccupati che i benefici apportati da scienza e tecnologia non siano equamente distribuiti”, ha commentato la commissaria all’innovazione Mariya Gabriel, “prestare maggiore attenzione alla dimensione di genere nei contenuti della ricerca e riflettere sui modi in cui i cittadini e gli altri portatori di interessi possano essere maggiormente coinvolti nelle attività di ricerca e innovazione”.