“Sempre la presenza del Signore ci dà questa grazia: di non temere”. Così il Papa ha commentato, a braccio, il saluto dell’angelo a Maria, all’inizio del Vangelo di Luca. “Non temere, dice Dio ad Abramo, a Isacco, a Mosè, a Giosuè”, ha spiegato Francesco durante la catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in Aula Paolo VI, dove il Santo Padre ha proseguito il ciclo di catechesi sul tema “Gesù Cristo nostra speranza”, che scandirà tutto l’anno giubilare. “Lo dice a Maria, e lo dice anche a noi: non temere, vai avanti, non temere!”, ha proseguito a braccio: “Padre, io ho paura di questo! E cosa fai? Io vado dalla strega, mi faccio leggere le mani. Per favore! Non temere: è bello questo. Io sono il tuo compagno di cammino, dice il Signore a Maria”. Al posto del classico saluto “pace a te”, Gabriele si rivolge alla Vergine con l’invito “rallegrati!”, “gioisci!”. “Un appello caro alla storia sacra, perché i profeti lo usano quando annunciano la venuta del Messia alla Figlia di Sion”, ha commentato il Papa: “È l’invito alla gioia che Dio rivolge al suo popolo quando finisce l’esilio e il Signore fa sentire la sua presenza viva e operante”. Inoltre, Dio chiama Maria con un nome d’amore sconosciuto alla storia biblica: kecharitoméne, che significa “riempita dalla grazia divina”. “Maria è piena della grazia divina”, ha osservato Francesco, secondo il quale “questo nome dice che l’amore di Dio ha già da tempo abitato e continua a dimorare nel cuore di Maria. Dice quanto lei sia ‘graziosa’ e soprattutto quanto la grazia di Dio abbia compiuto in lei una cesellatura interiore facendone il suo capolavoro. Piena di grazia. Questo soprannome amoroso, che Dio dà solo a Maria, è subito accompagnato da una rassicurazione: ‘Non temere!’”.

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