Di Giancarlo Cocco
Il reliquario donato da Papa Sisto V A Montalto delle Marche, è un capolavoro dell’oreficeria gotica e rinascimentale. Dopo quasi cinque secoli, è tornato idealmente a Castel Sant’Angelo a Roma, luogo da cui partì nel 1587.
Non era infatti presente il Reliquario fisicamente, ma è stato presentato il catalogo con tutte le opere ospitate al Museo Vescovile di Montalto, tra cui lo stesso Reliquiario.
Questo prezioso manufatto è al centro del catalogo “Museo Sistino Vescovile di Montalto”, presentato il 18 gennaio nella sala conferenze del Mausoleo di Adriano. Grazie all’impegno di Paola Di Girolami, direttrice dei Musei Sistini del Piceno, e di Benedetta Montevecchi, è stato realizzato un volume di 345 pagine, ricco di saggi e schede accompagnate da magnifiche immagini delle opere, organizzate per tipologia. L’editore è Nardini di Firenze, con fotografie di Riccardo Garzarelli e stampa curata magistralmente dalla Fastedit.
L’evento di presentazione
Alla presentazione hanno partecipato illustri ospiti: Mons. Gianpiero Palmieri, vescovo della diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto e della diocesi di Ascoli; il sindaco di Montalto, Daniel Matricardi; il Sindaco di Grottammare, Alessandro Rocchi e Gabriele Barucca, soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Cremona, Lodi e Mantova, Don Lorenzo Bruni, parroco di Montalto delle Marche. Tra gli interventi di rilievo, quelli di Clarice Innocenti, già direttrice del laboratorio di restauro delle pietre dure di Firenze. A moderare l’evento è stata la Dott.ssa Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani.
La scelta di presentare il catalogo a Roma è legata al terremoto del 2016, che ha danneggiato gravemente la sede del Museo Sistino di Montalto, attualmente in ristrutturazione.
Si è colta l’occasione di tornare in questo modo a Castel Sant’Angelo, in quanto vi erano le botteghe orafe papali, e il reliquiario prima di lasciare Roma e giungere a Montalto, fece la sua ultima tappa qui.
La storia del reliquario
Il reliquario, oggi custodito a Perugia, raffigura Cristo deposto dalla croce e sorretto da un grande angelo. È impreziosito da otto zaffiri, 20 rubini, 19 ametiste, uno smeraldo, un cammeo e 58 perle legate in oro. Originariamente faceva parte del tesoro di Carlo V di Francia (1338-1380) e nel 1439 passò a Federico IV d’Asburgo. Successivamente, nel 1450, fu acquistato da Leonello d’Este, signore di Ferrara, e infine, nel 1457, entrò nella collezione del cardinale veneziano Pietro Barbo, futuro Papa Paolo II. Fu lui a trasferirlo nel tesoro della Santa Sede, facendolo incastonare in una struttura d’argento dorato di straordinaria bellezza.
Il dono di Sisto V a Montalto
Nel 1586, Papa Sisto V, al secolo Felice Peretti, rimase affascinato dal reliquario, anche per la somiglianza tra gli stemmi pontifici di Paolo II e il suo, entrambi rappresentanti un leone rampante con fascia trasversale. Decise così di donarlo a Montalto, “sua carissima patria”. L’orefice Diomede Vanni aggiunse delle velette e delle teche contenenti reliquie, tra cui quelle della Croce, di San Paolo Apostolo, San Tommaso, San Luca, San Stefano, San Giovanni Crisostomo, San Maurizio e San Pietro Martire.
Il reliquario porta l’incisione:
“SISTO V PONT. MAX. DONÒ A MONTALTO, SUA CARISSIMA PATRIA, QUESTE SACRE RELIQUIE COME SEGNO DEL SUO AFFETTO NEL SECONDO ANNO DEL SUO PONTIFICATO”.
Il Papa stabilì che l’ostensione fosse limitata a tre volte l’anno, poi ridotta al solo terzo giorno prima della Pentecoste. Per accedervi erano necessarie quattro chiavi, affidate ad altrettanti notabili di Montalto.
La difesa del reliquario durante le invasioni francesi
Il reliquario è sopravvissuto indenne al saccheggio delle opere d’arte da parte delle truppe napoleoniche nel 1796. L’8 aprile 1798, i cittadini di Montalto si mobilitarono per impedire che venisse trafugato: circondarono la cattedrale, disarmarono i soldati francesi e chiusero le porte della città. Dopo giorni di trattative, si raggiunse un compromesso con il generale Gardan, che accettò un riscatto di 216 pezzi d’argento. Per ottenerli, furono fusi i candelieri d’argento donati da Sisto V.
Interventi e riflessioni
Durante la presentazione, Mons. Palmieri ha ricordato l’amore di Sisto V per la sua terra, affermando:
“Sisto V voleva portare il Santo Sepolcro da Gerusalemme a Montalto. Così, mentre a Loreto è custodita la Casa della Madonna, qui nelle Marche sarebbe stato rappresentato il Mistero Pasquale.”
Anche la Dott.ssa Jatta ha sottolineato: “Con questo dono del reliquario, Sisto V ha reso il massimo omaggio alla sua terra.”
Paola Di Girolami, presentando il volume, ha dichiarato: “Sostenere la cultura rappresenta il modo più efficace per attrarre visitatori nei nostri territori. Il lavoro svolto durante il periodo di chiusura del Museo di Montalto, tra interventi post terremoto e le difficoltà legate alla pandemia, è stato un grande stimolo per contribuire alla sua riapertura, che auspichiamo possa avvenire entro il 2025.”
Secondo le cronache dell’epoca, Papa Sisto V associò al reliquario un’indulgenza plenaria per i fedeli che, pentiti, confessati e comunicati, avessero partecipato alle processioni, richiamando lo spirito del Giubileo della Speranza, ricorrenza di quest’anno.