OFFIDA – «È stato un pomeriggio all’insegna dell’ascolto e della condivisione per comprendere meglio i Lineamenta” emersi durante la Prima Assemblea Sinodale, che già conosciamo e che già abbiamo avuto modo di studiare in questi giorni, ma che ieri abbiamo approfondito ancora di più, confrontandoci con i vari referenti diocesani. Siamo tornati a casa carichi di spunti interessanti, propedeutici per altri incontri futuri, e anche carichi di gioia ed entusiasmo, perché abbiamo avuto contezza del fatto che siamo una Chiesa viva e in cammino: crediamo molto in questo sinodo e nel camminare insieme. Coraggio!».

È con queste parole che Mascia Moretti, Roberto Crescenzi, Barbara De Vecchis e Franco Bruni, referenti diocesani per il cammino sinodale delle Diocesi del Piceno, commentano l’incontro avvenuto ieri, 12 Gennaio 2025, dalle ore 15:00 alle ore 18:30, presso la chiesa Santa Maria Goretti in Offida, alla presenza dell’arcivescovo Gianpiero Palmieri.

Il ricco pomeriggio, che costituisce il primo incontro interdiocesano sul cammino sinodale, è stato caratterizzato da due momenti: nella prima parte, la prof.ssa Lucia Panzini, referente regionale del Cammino Sinodale Marche e membro del Comitato Nazionale, ha illustrato il percorso fatto finora dalla Chiesa Marchigiana, con particolare riferimento al tema della formazione e della missione; nella seconda parte, invece, tutti i partecipanti sono stati divisi in tavoli sinodali, ciascuno dei quali ha analizzato uno dei temi proposti nel documento “Strumento di lavoro per la Fase Profetica“, secondo il metodo della conversazione nello Spirito.

Dopo un momento di preghiera, a rompere il ghiaccio è stato il vescovo Palmieri che ha introdotto l’illustre relatrice e ha spiegato nel dettaglio il programma del pomeriggio.
L’incontro è poi entrato nel vivo con la relazione della prof.ssa Lucia Panzini, la quale ha detto: «Durante la Fase Narrativa e quella Sapienziale del cammino sinodale abbiamo imparato che la sinodalità è una dimensione propria della Chiesa e che tutti i battezzati condividono una buona dose di corresponsabilità nell’unica Missione della Chiesa. Abbiamo anche appreso uno stile nuovo, cioè il metodo sinodale, basato sulla conversazione nello Spirito, che ci conduce anche a considerare da qui in poi il discernimento comunitario come una modalità propria ecclesiale. Abbiamo infine imparato anche un nuovo modo di esercizio della potestà dei Pastori, basato su un principio gerarchico e sulla natura consultiva degli organismi di partecipazione. Ora sentiamo la necessità di tradurre lo stile in prassi, la prassi in norma: i tavoli sinodali devono divenire “tavoli dove si prendono le decisioni”».

Una conversione pastorale di tutta la comunità

La referente regionale ha poi illustrato quanto emerso dalle sintesi diocesane della Chiesa Marchigiana: «Alcuni punti sono affiorati in maniera molto chiara. Prima di tutto i nostri cammini di iniziazione cristiana non sono più in grado di generare cristiani: i ragazzi, infatti, una volta ricevuto il Sacramento della Cresima, non frequentano più le parrocchie. Poi la formazione alla fede riguarda tutte le persone di tutte le età, in tutti gli stati di vita e non solo i bambini. E le comunità devono riappropriarsi della responsabilità educativa. Ogni battezzato è chiamato ad annunciare il Vangelo: ognuno di noi ha un mandato personale e comunitario a prendersi cura l’uno degli altri nell’annuncio e nella crescita nella fede. C’è bisogno quindi di una conversione pastorale di tutta la comunità, che deve divenire luogo di relazioni generative, capaci di accompagnare la maturazione della fede in tutte le fasi della vita».

Numerosi i suggerimenti pratici riportati, riguardanti lo stile, il linguaggio e gli strumenti della comunicazione ecclesiale: «I nostri percorsi di catechesi, in stile scolastico, nelle aule, sui banchi, in maniera frontale, non generano credenti. Siamo chiamati a recuperare i linguaggi propri dei destinatari, che siano per loro facilmente codificabili e comprensibili; a scoprire strumenti tecnologici e tecniche nuovi, come ad esempio l’uso dei podcast, e luoghi comunicativi come il gioco, lo sport, gli incontri in famiglia, le passeggiate in montagna, l’arte, il canto; a mettere in campo la creatività dei giovani, non solo il loro saper fare (soprattutto nell’uso di strumenti tecnologici e di linguaggi attuali), ma anche il loro saper essere (sono infatti degli idealisti, aspirano alla felicità, guardano al futuro con speranza); a scandire i passi della nostra vita quotidiana non seguendo l’anno scolastico, bensì seguendo l’anno liturgico, visto che abbiamo momenti forti da vivere con maggiore profondità».

Molteplici anche i suggerimenti per rileggere il territorio in maniera nuova: «Il territorio che abitiamo è ricco di luoghi di significativi, di esperienze e di risorse che già operano sul campo: associazioni culturali, sportive, agenzie educative di vario tipo. Siamo chiamati a vivere tutto il territorio, tutti i luoghi in cui le persone vivono, si uniscono, interagiscono. E siamo chiamati anche a comprendere quali siano le loro esigenze, i loro bisogni, le loro aspirazioni, i loro sogni, per ripartire da quello che di buono già c’è e migliorare ancora di più».

Tutto quanto emerso dalle sintesi diocesane della Chiesa Marchigiana, ha concluso la referente regionale Panzini, «concretamente si traduce in due aspetti che rappresentano la vera sfida per il futuro della nostra vita ecclesiale:
avere cura delle relazioni, attraverso l’accompagnamento, l’amicizia, l’autenticità dei legami, dando attenzione alle diverse condizioni di vulnerabilità e fragilità personali che possono presentarsi (disabilità o povertà materiali, educative, spirituali);
vivere la fede dove si vive e si lavora, portando la propria testimonianza in tutti i contesti di vita, annunciando il Vangelo nei luoghi che abitiamo, nei contesti di vita in cui siamo inseriti nella nostra quotidianità».

Al termine della relazione della referente regionale, i partecipanti si sono divisi in tavoli sinodali, ciascuno dei quali ha affrontato uno dei temi contenuti nella sintesi “Strumento di lavoro per la Fase Profetica“, che è il frutto del confronto, condotto nella Prima Assemblea Sinodale, sui “Lineamenta”, i quali a loro volta raccolgono i risultati del triennio del Cammino sinodale (2021 – 2024).

Undici i tavoli costituiti per altrettanto temi:
Slancio profetico e cultura della pace e del dialogo, con facilitatrice Benedetta Capriotti;
Sviluppo umano integrale e cura della casa comune, con facilitatore Enrico Mascetti;
Comunicazione sociale cultura e strumenti digitali, arti, linguaggi e social media, con facilitatrice Chiara Stipa;
Qualità celebrativa, partecipazione e formazione liturgica, con facilitatrice Silvia Fabrizi;
Centralità e riconoscimento di ogni persona e accompagnamento pastorale, con facilitatore Giuseppe Puglia;
Protagonismo dei giovani nella formazione e nell’azione pastorale, con facilitatrice Agnese Speca;
Formazione alla vita e alla fede nelle diversità, con facilitatrice Silvia Del Zompo;
Rinnovamento dei percorsi di iniziazione cristiana, con facilitatrice Simonetta Di Concetto;
Forme sinodali di guida della comunità, con facilitatrice Maria Chiara Verdecchia;
Responsabilità amministrativa e gestionale dei parroci, con facilitatrice Sabrina Merli;
Organismi di partecipazione, con facilitatore Marco Sprecacè.

In ogni tavolo ci si è confrontati secondo il metodo della conversazione nello Spirito, che consiste nel discernere insieme cosa lo Spirito Santo vuole dire a ciascuno. Partendo dalla lettura del testo dello “Strumento di lavoro per la fase profetica”, i vari gruppi hanno fatto discernimento attraverso due momenti: un primo giro di riflessioni individuali, in cui ognuno ha detto quali tra le scelte possibili suggerite nel documento possano essere maggiormente auspicabili pe rle Diocesi del Piceno quali invece no; un secondo giro di considerazioni, in cui ciascuno si è lasciato interrogare da ciò che gli altri avevano detto.
In ogni tavolo è stata significativa la varietà delle osservazioni emerse, fatto che indica come ciascuno abbia cercato di incarnare nel proprio vissuto le proposte suggerite. Tuttavia, seppur nella diversità, molte idee erano collegate tra loro, quasi ci fosse un unico filo conduttore: in particolare l’espressione più ricorrente e quindi significativa è stata “relazioni generative“, cioè relazioni non superficiali o sterili, bensì capaci di generare amicizia e comunione, attraverso le quali manifestare la gioia dell’annuncio.

La parola ai referenti diocesani per il cammino sinodale

Barbara De Vecchis e Franco Bruni, Diocesi di Ascoli Piceno: «Quando ci siamo chiesti come poter lavorare su questo “Strumento“, inizialmente abbiamo pensato di fare come abbiamo sempre fatto, lavorando separatamente. Poi, però, è passata la proposta di utilizzare lo stile sinodale, che vuol dire anche riunirsi congiuntamente, perché, come dice il nostro vescovo Gianpiero, “l’opera dello Spirito Santo è in quel momento che agisce“. In questo modo il contributo avrà un valore diverso, notevolmente più grande. Non tanto per i contenuti, che probabilmente anche separatamente sarebbero stati gli stessi, ma per le modalità. Averlo fatto insieme, insieme tra i vari organismi di partecipazione e insieme tra le due Diocesi, è sicuramente stata la novità assoluta e anche la ragione della riuscita. Lo Spirito Santo, infatti, ci ha fatto camminare insieme e trovare una convergenza assolutamente nuova: l’importanza dell’ascolto, che apre all’azione dello Spirito».

Mascia Moretti e Roberto Crescenzi, Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto: «Abbiamo accolto con gioia la proposta del primo incontro interdiocesano sul sinodo per tutti gli organi di partecipazione. Abbiamo trascorso quasi tre anni di lavoro nelle nostre rispettive Diocesi e Comunità, un tempo necessario per elaborare principi e criteri, proposte possibili, non banali bensì concrete. Ora finalmente siamo giunti alla fase Profetica del Cammino Sinodale, un momento importante in cui dare concretezza alle idee.
L’incontro di ieri è stato ben organizzato e ben riuscito, ci pare! Ed è stato anche bello! Bello perché dalle relazioni interpersonali nascono sempre cose intelligenti. Bello perché è stato un momento di crescita per ognuno. Bello perché, come ci ricorda spesso papa Francesco, “da soli non ci si salva” e personalmente credo che da soli non si faccia neanche tanta strada.
È stato molto interessante condividere il pensiero l’uno dell’altro ed è stato veramente bello vedere l’azione dello Spirito Santo all’opera, che ci ha guidato verso una comune convergenza su molte indicazioni e spunti di riflessione, anche personali, che ci siamo portati a casa e che saranno proposti come possibili obiettivi per il futuro».

L’esito dei lavori dell’incontro vissuto confluirà, a livello nazionale, nella Seconda Assemblea Sinodale dal 31 Marzo al 3 Aprile 2025 e contribuirà a chiudere la Fase Profetica del Cammino Sinodale, che si concluderà con l’Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana dal 26 al 29 Maggio 2025.

 

Foto di Franco Bruni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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