Da oltre due anni e mezzo la guerra ha sconvolto la quotidianità dell’Ucraina, il più grande Paese del continente europeo. Nonostante le enormi distanze, il dramma di chi fugge dal fronte è diventata la cifra caratteristica dell’intera nazione, dal Donbass occupato dai russi fino alle aree più occidentali. E così capita che Leopoli, la più grande città dell’Ucraina dell’Ovest, fin dai primi giorni dell’invasione su larga scala si sia trasformata nella capitale dell’accoglienza: merito degli ingenti flussi provenienti dalle aree più esposte a bombardamenti e attacchi, ma anche (e soprattutto) di un insieme di realtà che da subito si sono adoperate per mettere in moto un meccanismo di solidarietà e di sostegno nei confronti dei più deboli e bisognosi.
Punto di riferimento. Fra queste c’è la Comunità di Sant’Egidio, che proprio a Leopoli gestisce un centro di accoglienza dedicato alle persone meno fortunate che, all’inizio del conflitto, si è trasformato in punto di riferimento per centinaia di sfollati interni. “Ogni vita per noi è santa”, afferma Ivana Synytska, una delle responsabili del centro dove, ogni settimana, arrivano circa ottanta famiglie provenienti dalle zone del fronte. Si organizzano preghiere di comunità, si consumano i pasti ma soprattutto trascorre il tempo: “Tanti che hanno ricevuto sostegno hanno scelto di mettersi a disposizione per aiutare gli altri, e proprio attraverso questa esperienza affermano di aver ritrovato la propria felicità, un senso di famiglia e di comunità perché aiutando il prossimo è come se riuscissero a risollevarsi dai propri affanni”.
Non c’è posto sicuro… Leopoli è una città europea nella forma e nella sostanza, tanto lontana dal fronte quanto tristemente vicina al dramma dei bombardamenti quando, fra le sirene diventate la colonna sonora di milioni di vite, dal cielo arriva qualche drone scagliato da chissà dove, pronto a colpire e mietere vittime. È così che la guerra tenta di fiaccare lo spirito degli ucraini, con missili che piombano giù nel cuore della notte, arrivando a chiedere il conto anche in questo angolo del Paese: ad esempio nella notte fra il 3 e il 4 settembre, i missili russi sono tornati a cadere su Leopoli causando 25 feriti e 7 vittime.“Quando abbiamo saputo che erano state colpite delle case ci siamo subito mobilitati per vedere cosa fosse successo: siamo arrivati lì con i nostri pacchi di aiuti umanitari e abbiamo dato una mano a chi era impegnato nei soccorsi”, ricorda Synytska.“In città le persone sono spaventate, soprattutto dopo gli ultimi attacchi. L’idea che si ha di Leopoli è di una zona lontana dal fronte, il che è sostanzialmente vero, ma non esiste un posto in Ucraina in cui poter stare al sicuro».
“C’è tanto dolore”. La Comunità di Sant’Egidio accoglie e fornisce supporto anche a tante persone in arrivo dal fronte: mutilati, feriti o malati, tutti trovano una mano tesa ad accoglierli. “Sono momenti difficili perché sentiamo tante storie: madri che hanno perso figli giovani, altre che piangono sapendoli prigionieri in Russia. C’è tanto dolore e noi vogliamo sostenere queste famiglie con tutto l’amore possibile”, dice Synytska.
Contro la solitudine. In città l’emergenza legata alla guerra va ad aggiungersi alle consuete criticità delle fasce più povere della popolazione, da sempre al centro delle attività della Comunità di Sant’Egidio. Per ricevere gli aiuti umanitari, pacchi di cibo, beni di prima necessità igienico-sanitari e vestiti, è necessario iscriversi a un canale Telegram.“Riscontriamo tante difficoltà soprattutto con le persone anziane – spiega Synytska -, per questo abbiamo organizzato un’attività in collaborazione con le case di riposo”.Ogni settimana circa 250 anziani, di cui un’ottantina sono profughi provenienti dall’Est dell’Ucraina, trascorrono un paio d’ore in compagnia dei volontari di Sant’Egidio: “Per loro sono momenti bellissimi perché, in queste condizioni, il rischio è morire di solitudine”.
I “Giovani per la pace”. Gli aiuti sono destinati però anche ai più piccoli grazie all’impegno dei “Giovani per la pace”. Si tratta di un gruppo di ragazze e ragazzi tra i 15 e i 22 anni che preparano da mangiare per i più bisognosi e periodicamente si recano al campo profughi Sikhiv, poco fuori dal centro urbano: una volta a settimana vengono qui per giocare e stare con i bambini che vivono all’interno dei prefabbricati, che solitamente non riescono a integrarsi col resto della città.
Simboli di speranza. Anziani, famiglie in difficoltà, poveri e sfollati. In Ucraina la Comunità di Sant’Egidio è una grande realtà solidale che fornisce supporto alla popolazione in ogni frangente, sia nelle città colpite dai missili russi, sia nelle zone più esposte o vicine al fronte come Kramatorsk, Nikopol e Kharkiv, che ricevono costantemente aiuti e medicinali da destinare alla comunità locale. Un pacco di cibo, una scatola di medicine o dei vestiti nuovi, leggeri o pensanti a seconda della stagione, rappresentano per chi vive l’incubo della guerra un piccolo aiuto concreto ma, soprattutto, un grande simbolo di speranza in vista della pace.
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