Maddalena Maltese
(da New York) Un intervento di speranza e di impegno quello che il cardinale Pietro Parolin, segretario di stato vaticano ha pronunciato ieri al Summit of the Future – Il vertice del futuro che si sta tenendo a New York in occasione della 79esima Sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Il cardinale non nasconde che “l’attuale Summit si sta svolgendo in uno scenario di apparente crisi nel sistema multilaterale”, attribuibile “all’erosione della fiducia tra le nazioni e ai conflitti crescenti, ma invita a considerare il Summit come “una fonte e una ragione di speranza”. Parolin cita a questo proposito papa Francesco ricordando che la speranza non è ingenuità o chiusura sul presente, ma capacità di “vedere il domani”. E in virtù di questo futuro per l’umanità che il segretario di stato propone tre ambiti di azione ai leader politici presenti in Assemblea.
“In primo luogo, l’eradicazione della povertà deve rimanere l’obiettivo principale di tutte le azioni future, tenendo presente che lo sviluppo è il nome della pace”,
ribadisce il cardinale, chiedendo che ci sia una chiara volontà politica “nell’utilizzare tutti i mezzi possibili per raggiungere uno sviluppo sostenibile”, includendo “la riforma delle istituzioni finanziarie internazionali, la ristrutturazione del debito e l’attuazione di strategie di cancellazione del debito”.
La seconda proposta del segretario di stato è quella del perseguimento della pace, del disarmo e in particolare dell’eliminazione totale delle armi nucleari. Denuncia con decisione poi il ruolo delle lobby economiche che “devono essere contrastate per sostenere la dignità umana e garantire un futuro in cui tutti gli esseri umani possano godere di uno sviluppo integrale”.
Il terzo campo d’azione è quello dell’intelligenza artificiale, per la quale la Santa sede chiede un quadro normativo per l’etica dell’IA che “affronti, tra l’altro, la protezione dei dati, la responsabilità, i pregiudizi e l’impatto dell’IA sull’occupazione”.
Nell’intervento di appena cinque minuti, Parolin ha invitato a tener conto anche delle esigenze e degli interessi delle generazioni future, chiedendo allo stesso tempo “un futuro dignitoso per tutti” che faciliti il prosperare di ogni persona. Infine ha indicato il dialogo come “mezzo necessario” e “autentico” per lavorare per la pace e la giustizia universale.
Pur prendendo atto dell’adozione del Patto per il futuro e dei suoi allegati, la Santa Sede ha espresso riserve su alcuni termini utilizzati nel documento che fanno riferimento ai diritti riproduttivi, non in senso olistico, come inteso dal Vaticano ma orientati alla non tutela della vita e del matrimonio. Un chiarimento è stato espresso anche sul termine “genere”, che la Santa Sede chiede “sia fondato sull’identità sessuale biologica che è maschile o femminile”.
Le fedi sono quasi assenti dal Patto del Futuro e la Missione della Santa Sede ha ribadito più volte durante le negoziazioni l’importanza di non escludere l’accademia, le scienze, le religioni da un Patto che riguarda non solo i governi ma anche il ruolo che queste entità, soprattutto quelle religiose, possono operare in campo educativo e nella riconciliazione durante i conflitti.
La riforma dell’Onu, altro tema caldo del Patto, ha visto tante proposte sul tavolo. I governi hanno raggiunto un consenso sulla necessità di modificare il sistema delle Nazioni Unite, ma per la Missione della Santa Sede si tratta di prospettive che aprono ora ad un concreto lavoro sul campo che richiederà ulteriori negoziazioni e l’impegno di tutti, società civile e fedi incluse.
0 commenti