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Iran-Israele, Patton (Custode Terra Santa): “Chi non opera per la pace non sarà chiamato figlio di Dio”

(Foto B.S. Jerusalem)

Daniele Rocchi

“Una reazione soprattutto dimostrativa per recuperare credibilità sia sul piano interno che su quello regionale e internazionale”: così il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, definisce al Sir l’attacco iraniano, avvenuto nella notte tra sabato e domenica, con più di 300 tra droni e missili da crociera, contro obiettivi militari israeliani.

(Foto AFP/SIR)

“Siamo stati svegliati da questo fitto lancio – ricorda il Custode che vive a Gerusalemme – poi neutralizzato quasi completamente dal sistema Iron Dome israeliano. Dopo il raid dell’aviazione di Israele del 1° aprile contro una struttura diplomatica iraniana a Damasco, in Siria, tutti qui si aspettavano una reazione da Teheran”. I rischi escalation, aggiunge il frate, “fortunatamente sembrerebbero scongiurati dopo che il presidente Usa, Biden, ha avvertito il premier israeliano Benjamin Netanyahu che non sosterrà Israele qualora quest’ultimo decidesse di rispondere, a sua volta, all’attacco iraniano”. Quanto accaduto la notte tra il 13 e il 14 aprile, sottolinea Patton, “rimette sul tappeto anche altre questioni, a cominciare dal conflitto in corso a Gaza, dal 7 ottobre. È urgente trovare un accordo per una tregua invocata oramai da gran parte della Comunità internazionale, per garantire l’arrivo e la distribuzione degli aiuti umanitari e soprattutto è prioritario riprendere la discussione sulla questione palestinese, chiave risolutiva di tutti i conflitti e tensioni mediorientali, per trovare una soluzione politica” come chiesto ieri da Papa Francesco durante il Regina Caeli. “Seguo nella preghiera e con preoccupazione, anche dolore, – sono state le parole del Pontefice – le notizie giunte nelle ultime ore sull’aggravamento della situazione in Israele a causa dell’intervento da parte dell’Iran. Faccio un accorato appello affinché si fermi ogni azione che possa alimentare una spirale di violenza col rischio di trascinare il Medio Oriente in un conflitto bellico ancora più grande. Nessuno deve minacciare l’esistenza altrui. Tutte le nazioni si schierino invece da parte della pace, e aiutino gli israeliani e i palestinesi a vivere in due Stati, fianco a fianco, in sicurezza. È un loro profondo e lecito desiderio, ed è un loro diritto! Due Stati vicini”.

(Foto Vatican Media/SIR)

L’appello di Papa Francesco. “Papa Francesco – ricorda padre Patton – è l’unico leader mondiale che continua con coraggio a invocare la pace e noi con lui, attirandoci anche le critiche di chi ci riteneva troppo pacifisti. Io spero che il mondo cattolico e quello cristiano facciano una riflessione sul tema della pace. Temo, infatti, che a livello di opinione pubblica, anche il mondo cristiano stia slittando verso una omologazione culturale che ritiene la pace un tema per anime belle ma che non hanno il senso della realtà”. Il custode si dice, invece, “personalmente convinto che la pace sia uno dei temi di maggior realismo oggi presente. Ciò equivale a dire che in caso di conflitto questo deve essere risolto con la diplomazia anziché con le armi”.

“Non serve spiegare la differenza che corre tra parlare e bombardare”.

Padre Patton è critico anche verso quelle ‘mode’ che tendono a mostrare “la deterrenza come strumento utile a garantire la pace. Basterebbe ricordare – rimarca il religioso – come è nata l’Unione europea: un’intuizione di tre cattolici stufi della guerra e che ricoprivano posizioni chiave in Germania, Italia e Francia, Adenauer, Schumann e De Gasperi. Tutti e tre conoscevano la storia e decisero che invece di combattere per le risorse sarebbe stato meglio condividerle e cominciare a cooperare. Così facendo diedero vita alla Comunità del carbone e dell’acciaio. Da lì si è arrivati al Mercato comune e all’Unione europea. La nascita dell’Ue è la dimostrazione che non è la deterrenza a garantire la pace ma la cooperazione e la condivisione. L’Unione europea ci ha donato un lunghissimo tempo di pace come mai nella sua storia”.

“Come cristiani – conclude – in questo momento siamo chiamati a sviluppare un pensiero sul tema della pace, non dico pacifista, a partire dal Magistero dei Papi che hanno sempre denunciato come immorale l’uso della guerra come mezzo di soluzione dei problemi tra Stati. Per costruire la pace bisogna cambiare mentalità e visione politica”.

“Ricordiamoci cosa è scritto nelle Beatitudini: beati gli operatori di pace, non quelli che parlano di pace, ma quelli che agiscono per essa perché saranno chiamati figli di Dio. Chi non opera per la pace non sarà chiamato figlio di Dio”.

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