Di Francesca Russo

DIOCESI – Nel pomeriggio di sabato 6 aprile, nell’ottava di Pasqua, presso il salone del Monastero S. Speranza delle Sorelle povere di Santa Chiara in San Benedetto del Tronto, si è svolto l’incontro dal tema “Ho visto il Signore!”, dopo quello di approfondimento sui salmi animato dal biblista prof. Sebastiano Pinto. Organizzato dal Servizio Apostolato Biblico in collaborazione con la Scuola di Formazione Teologica della Diocesi, ha proposto ai numerosi e attenti partecipanti un approfondimento della Risurrezione di Cristo attraverso l’osservazione contemplativa di diverse opere d’arte realizzate nel corso dei secoli. Dopo la preghiera del salmo 117 proposta dalle Clarisse e l’introduzione di Francesca Russo, referente del servizio di Apostolato biblico, il prof. Panzanini, relatore dell’evento, diacono da vent’anni e bibliotecario del Seminario di Ferrara, nonché esperto e studioso medievalista, ha esordito affermando che l’arte rappresenta una delle fonti più preziose di indagine. Infatti, coniugando il rapporto tra fede e arte, ha affermato come quest’ultima offra categorie interpretative, alternative e complementari alla teologia e adatte a penetrare un fatto così complesso e misterioso come la Resurrezione, avendo come presupposto quella stessa esperienza di fede, quello stesso desiderio dell’anima che fece esclamare a Maria di Magdala: “Ho visto il Signore!”.

Le opere, presentate attraverso delle slide e di volta in volta commentate dal relatore, hanno coperto un arco temporale molto vasto; riflettendo i molteplici registri attraverso i quali gli uomini delle varie epoche si sono disposti a contemplare il mistero di Dio, esse hanno permesso di evidenziare gli aspetti teologici di maggiore interesse presenti in ogni particolare contesto storico. Nelle opere dell’epoca bizantina, ad esempio, non si raffigura icasticamente il Cristo risorto, ma la rappresentazione si fa racconto dinamico che vede Gesù discendere agli inferi, scardinare la porta, schiacciare il demonio e suscitare dalla tomba coloro che prima di lui avevano fatto esperienza della morte. Più incentrati sull’umanità e articolati sono i significati legati alle opere dell’epoca umanistico-rinascimentale; centrale è in questo caso la figura del buon ladrone, colui al quale Gesù aveva promesso l’immediato accesso al paradiso. In altre raffigurazioni viene evidenziato il legame con l’Eucaristia. Piero della Francesca, per esempio, rappresenta un Cristo trionfante che poggia il piede su di un sepolcro che in realtà è un altare, mentre dal suo costato continuano ad uscire sangue e acqua; i due elementi simbolo del battesimo e dell’eucarestia stanno a significare che la Risurrezione si rinnova ogni volta che si celebra il memoriale della Pasqua, permettendoci così di partecipare alla Passione e alla missione che Dio ha affidato al suo Figlio. Le opere assumono significati teologici ancora più complessi nel ‘600, epoca successiva alla riforma cattolica del Concilio di Trento: Rubens, per citarne uno, rappresenta un umanissimo Gesù tornato in vita come appena risvegliatosi da un sonno profondo, mentre l’angelo è intento a toglierli il sudario per rivestirlo della veste rossa simbolo della sua regalità. Sul sarcofago c’è della paglia, che allude alla Natività, a significare che si compie ora il progetto di Dio che ha preso corpo con l’Incarnazione: una folle volontà di amore del Padre verso le creature, che precede lo stesso atto della creazione. Il relatore ha anche fatto notare che molti artisti si sono ispirati ai racconti dei vangeli apocrifi, come nel caso di un dipinto di Filippino Lippi: Maria, la madre di Gesù, è testimone della resurrezione assieme a tutti gli altri protagonisti della vicenda umana del Cristo.

In conclusione, quella che il prof. Panzanini ha presentato è una visione panoramica delle rappresentazioni della Risurrezione di Cristo caratterizzata da una pluralità di significati spirituali, a conferma dell’impossibilità da parte dell’uomo di cogliere se non alcuni aspetti dell’immenso Mistero di Dio. I molti presenti – tra cui diverse religiose, sacerdoti, docenti di scuole secondarie e docenti e alunni della scuola di formazione teologica – hanno potuto gustare come nel corso dei secoli gli uomini hanno di volta in volta dato “traduzioni” profonde e insieme parziali del Cristo vincitore della morte, che rispecchiano il tempo e lo stato spirituale proprio delle diverse generazioni fino ad oggi. È un Dio vivo quello che interpella la coscienza di ogni singolo uomo di ogni tempo, per questo la resurrezione è un fatto sempre attuale e nuovo nella vita di ognuno. Fa meditare l’immagine del Cristo risorto di Pericle Fazzini nella Sala Nervi in Vaticano: come Lui, anche noi nel nostro quotidiano cerchiamo di liberarci da ciò che ostacola la nostra partecipazione al Mistero di Cristo e anche nei momenti più oscuri, quando sembra che il male e il peccato tornino a farci precipitare, è ancora Lui a indicarci la strada immergendoci nella sua Risurrezione. Ci offre la possibilità di essere ricreati, restituendo senso e dignità alla nostra vita e invitandoci, come fece con Pietro, ad affidarci a Lui e a rivolgere verso l’alto il nostro sguardo.

Il Relatore ha reso disponibili le immagini utilizzate, che si possono richiedere a questa mail: apostolatobiblico@diocesisbt.it.

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