SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ieri, Domenica 7 Aprile 2024, alle ore 18:30, a San Benedetto del Tronto, in una Cattedrale gremita di fedeli, il seminarista Andrea D’Aprile ha ricevuto l’ordinazione diaconale per l’imposizione delle mani e di preghiera consacratoria del vescovo della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, Mons. Carlo Bresciani.
A concelebrare la Santa Messa c’era il presbiterio diocesano quasi al completo. Tra i sacerdoti presenti: don Patrizio Spina, vicario generale della Diocesi; don Claudio Marchetti, rettore del Pontificio Seminario Regionale Marchigiano; don Marco Claudio Di Giosia e don Luigino Scarponi, parroci delle parrocchie di Sant’Egidio alla Vibrata, paese d’origine del giovane seminarista; don Roberto Traini, parroco della parrocchia San Basso di Cupra Marittima, in cui D’Aprile sta attualmente svolgendo il suo servizio.
Per l’occasione la Cattedrale Santa Maria della Marina era colma di fedeli, tra i quali i familiari dell’ormai neodiacono D’Aprile, i compagni di Seminario, gli amici di gioventù e molti Santegidiesi, tra i quali il sindaco Elicio Romandini, giunti dal vicino Abruzzo per festeggiare con il giovane questo momento importante del suo cammino verso il sacerdozio ministeriale.

D’Aprile, che oggi ha ventisette anni, è entrato a soli vent’anni come seminarista al Pontificio Seminario Regionale Marchigiano Pio XI di Ancona. Dopo il rito di ammissione agli Ordini Sacri, avvenuto a Dicembre 2019, ha ricevuto il Lettorato nel 2021 e l’Accolitato nel 2022. Attualmente sta portando a termine sia gli studi legati all’Istituto Teologico Marchigiano che quelli legati ad un Corso di Laurea in Filosofia presso l’Università degli Studi di Macerata.

Dopo i riti di presentazione ed elezione del candidato ordinante da parte del rettore don Claudio Marchetti, la celebrazione eucaristica è proseguita come di consueto.


Queste le parole del vescovo Bresciani durante l’omelia:Carissimo Andrea, vieni ammesso all’Ordine del Diaconato nella festa della Divina Misericordia. È con un atto di misericordia che Dio ti ha chiamato alla fede; è  con atti di misericordia che ti ha accompagnato nella vita fino a qui; anche ora con misericordia ti chiama a partecipare, con il Sacramento dell’Ordine nel grado del Diaconato, a servire il corpo di Cristo che è la Chiesa. Ogni dono di Dio, infatti, proviene dalla sua misericordia; non trova alcun fondamento in meriti particolari di cui possiamo menare qualche vanto né davanti a Lui, né davanti ad altri.  Il nostro servire il corpo di Cristo, qualunque sia il tipo del nostro servire, è solo una risposta di gratitudine, piccola e comunque sempre insufficiente, a ciò che da Lui abbiamo ricevuto. San Giovanni nella Prima Lettura della Liturgia odierna ce lo ha ripetuto: siamo stati generati da Dio e da qui scaturisce il nostro amore per Dio e per coloro che da Lui sono stati generati.
Il nostro servizio allora non sarà mai un vanto, ma solo un dovere che trova il suo fondamento nella gratitudine che dobbiamo nei confronti di Colui al quale dobbiamo tutto noi stessi. Il senso del Diaconato non sta nel riconoscimento di meriti personali di qualche genere, ma nella dedizione al servizio della Chiesa, soprattutto per servizi materiali, laddove la Chiesa ha bisogno.

“Ma perché è necessario servire? – ha proseguito Bresciani – Mi pare che innanzitutto si debba dire: perché la vita reale non è fatta solo di idee. Idee buone e sante sono importanti, ovviamente. Ma se le idee non prendono corpo nella vita reale, restano un semplice vaneggiare che svuota di senso la vita. In secondo luogo, perché non siamo chiamati solo a ricevere servizi, ma anche a prestarne, esattamente come ha fatto Gesù che non è venuto per essere servito, ma per servire.
Da qui ne viene che anche il cristianesimo non è, e non potrà mai essere, una filosofia per quanto saggia e opportuna. Esso non è solo un sistema di più o meno piacevoli dottrine: è vita, vita reale dentro questo mondo. E la vita ha bisogno di essere servita in modo adeguato, servita in noi e negli altri. Non a caso il diaconato è stato inventato, sotto l’ispirazione dello Spirito, dagli apostoli messi di fronte al fatto che la vita doveva essere servita anche nelle cose più usuali, vale a dire nelle mense di coloro che rischiavano di essere trascurati.
Stefano, il primo martire, che pure era tutt’altro che uno sprovveduto dal punto di vista della preparazione teologico-biblica, come si evince chiaramente dal suo discorso davanti al Sinedrio (cfr At 7), non ritenne per nulla affatto una diminuzione di sé l’essere chiamato a servire le mense da diacono. Caro Andrea, non ritenere mai una diminuzione di dignità essere chiamato a servizi umili, laddove questi fossero necessari. Accoglili sempre con animo grato e disponibile. Vieni inserito nell’Ordine del Diaconato per servire la Chiesa e non per essere servito o servirti della Chiesa.
Carissimo Andrea, il Diaconato che questa sera in nome della Chiesa ti conferisco, per te è un passaggio verso il secondo grado dell’Ordine, cioè verso il Presbiterato. Il Presbiterato però non lo eliminerà, lo ingloberà e il Diaconato resterà, quindi, parte indispensabile del grado superiore dell’Ordine. Non dimenticarlo mai, se vorrai essere vero amico di Colui che è venuto per servire e non per essere servito”.

“Il Vangelo di oggi – ha concluso Mons. Bresciani – ci presenta la figura dell’apostolo Tommaso, in modo particolare con la sua difficoltà a credere nella resurrezione di Gesù. Non era presente, quando Gesù è apparso agli altri apostoli riuniti. Essi gli avevano detto di averlo visto risorto, ma lui non ha creduto a quanto gli hanno detto. Tommaso in qualche modo ci rappresenta tutti, nel senso che la fede non è qualcosa di scontato e neppure è accolta una volta per sempre. È dono da accogliere sempre di nuovo, restando aperti alle sorprese di Dio, e toccando con mano ogni giorno il corpo piagato di Cristo. Anche tu non dovrai mai dare per scontata la fede che oggi ti porta ad accettare il Ministero. Essa è un grande dono di Dio da custodire e alimentare nel rapporto quotidiano con Lui e con la sua Parola, vale a dire con Gesù, il Verbo (la Parola) che si è fatto carne, non ha disdegnato di abbassarsi fino alla nostra povertà.
Il corpo del Cristo risorto che è la Chiesa, è un corpo che vive della resurrezione, ma resta segnato da tante piaghe. È un corpo glorioso, perché abitato dalla potenza della resurrezione e animato dallo Spirito del risorto, ma resta un corpo reale che vive su questa terra, quindi ancora carico di tante povertà umane e di tanti bisogni materiali e spirituali. Un corpo, quindi, che ha bisogno di tanta cura e di tanto amore. Siamo nella domenica della Divina Misericordia e ciò richiama al fatto che è un corpo che ha bisogno di tanta misericordia di Dio e anche della nostra. Con il Diaconato sei chiamato a servire questo corpo di Cristo anche e soprattutto nelle sue piaghe. Dovrai imparare ad amarlo sempre più nonostante le sue piaghe e sei chiamato a servirlo nelle sue piaghe. Lo amerai veramente, se saprai servirlo nelle sue piaghe. Non dimenticare quello che Gesù ha detto: “Io avevo fame, io avevo sete, io ero nudo…” (cfr. Mt 25, 31 ss.) e tu mi hai (non mi hai) servito.
Poiché avrai bisogno quotidiano dell’aiuto del Signore, tra poco ti stenderai a terra per chiederlo con il massimo della tua umiltà, mentre noi ti accompagneremo in questa richiesta invocando l’intercessione di Maria, nostra madre, e di tutti i Santi del Paradiso, di coloro cioè che ci hanno preceduto nel servizio amorevole del corpo di Cristo che è la Chiesa.
L’aiuto di Dio, della Madonna e dei Santi colmeranno e conforteranno le tue solitudini. L’amicizia con il presbiterio, che oggi qui ti accoglie, sia rimedio ad ogni tentativo di isolamento di fronte alle incomprensioni e alle difficoltà che la vita non fa mai mancare a nessuno. La misericordia di Dio, che oggi celebriamo, saprà sicuramente comprendere i tuoi limiti, ma tu non trattenerti da stendere la tua mano verso di Lui: troverai sempre una mano benevola, pronta ad accogliere e sorreggere la tua“.

Al termine dell’omelia, il seminarista D’Aprile ha manifestato, davanti a tutto il Popolo di Dio riunito per l’occasione, la sua volontà di assumere gli impegni derivanti dal ministero del Diaconato, con umiltà e carità, in aiuto dell’ordine sacerdotale e a servizio del popolo cristiano. Queste le promesse più significative: conformare a Cristo tutta la propria vita, custodendo in una coscienza pura il mistero della fede, per annunziarla con le parole e le opere, secondo il Vangelo e la tradizione della Chiesa; vivere il celibato in segno della sua totale dedizione al Signore; riservare filiale rispetto ed obbedienza al vescovo e ai suoi successori.
Dopo aver preso gli impegni solenni, il seminarista, come previsto dal rito, si è sdraiato a terra e, insieme all’assemblea riunita, ha pregato le Litanie dei Santi, invocandoli per concedere a lui la benedizione. A seguire D’Aprile si è inginocchiato davanti al vescovo Bresciani, il quale ha imposto le mani sul capo del giovane e ha supplicato il Signore ad effondere in lui lo Spirito Santo, affinché lo fortifichi con i sette doni della Sua Grazia, così da compiere fedelmente l’opera del Ministero.

“Sia pieno di ogni virtù – ha detto Mons. Bresciani –: sincero nella carità, premuroso verso i poveri e i deboli, umile nel suo servizio, retto e puro di cuore, vigilante e fedele nello spirito. L’esempio della sua vita, generosa e casta, sia un richiamo costante al Vangelo e susciti imitatori nel Tuo Popolo Santo. Sostenuto dalla coscienza del bene compiuto, forte e perseverante nella fede, sia immagine del Tuo Figlio, che non venne per essere servito ma per servire, e giunga con Lui alla gloria del Tuo regno”.

Il seminarista, con gli occhi lucidi per la commozione, ha effettuato alcuni ringraziamenti:Vorrei ringraziare il Signore per tanti motivi, soprattutto di natura spirituale, che non sto qui a dire. Voglio dire solo un motivo che invece ritengo concreto: lo scorso Dicembre ho vissuto un incidente insieme ad altri seminaristi – un incidente che è stato molto brutto – e stare qui a raccontarlo mi sembra un ottimo motivo per ringraziare il Signore. Poi vorrei ringraziare il vescovo Carlo, perché ci tenevo molto che fosse lui ad ordinarmi Diacono, e la mia famiglia, perché raramente dico quello che provo, ma mi rendo conto che invece mi ha insegnato molto. Ringrazio inoltre la famiglia del Seminario, che è un altro tipo di famiglia, ma comunque famiglia. Infine ringrazio tutti i presenti, in particolare la corale della parrocchia di Cupra Marittima che ha animato la Santa Messa, insieme ad altri cantori provenienti da Grottammare“.

Foto di Alessandro Testatonda

Grande la gioia dei fedeli presenti, in particolare dei familiari e degli amici intervenuti, ma anche di tutta l’assemblea: una vocazione al servizio e ad una probabile futura vita sacerdotale è una ricchezza in più per tutta la comunità diocesana. La serata si è conclusa con un momento di agape fraterna nel cortile dell’Asilo Merlini adiacente alla Cattedrale.

Pubblicheremo a breve un articolo con tutte le foto della celebrazione, a cura del nostro collaboratore Alessandro Testatonda.

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1 commento

  • Maurizio
    08/04/2024 alle 05:24

    sicuramente una bella cerimonia,ma l' omelia è qualcosa di straordinario che non solo è diretta al neo diacono ma è stata una lectio magistralis per tutti noi che in qualche modo abbiamo bisogno di riscoprire i veri insegnamenti dell' essere cristiani!

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