Foto: Fotografare Montemonaco e i Sibillini

MONTEMONACO – Ieri a Tofe e a Montemonaco si è vissuto il ricordo dei giovani uccisi dai soldati tedeschi nell’inverno del 1944.
Domenica si è tenuta la messa nella Chiesa di Santa Maria in Casalicchio e ieri la deposizione delle ghirlande presso i monumenti ai caduti e la marcia della memoria fino alla frazione Tofe, luogo dell’eccidio.
Oltre alle autorità civili, militari, religiose, all’ANPI, hanno partecipato anche i bambini della scuola di Montemonaco.

I nomi degli uomini trucidati barbaramente:
Amici Mario ANNI 20
Cacciatori Silvio ANNI 22
Censori Antonio ANNI 20
Censori Ilario ANNI 18
Giannini Romeo ANNI 22
Giuliani Giovanni ANNI 17
Moretti Ernesto ANNI 44
Qualeatti Sebastiano ANNI 26
Ridolfi Giovanni ANNI 32
Vulpiani Ermenegildo ANNI 19
Angelo Rinelli ANNI 29
Adolfo Zocchi ANNI 21
Enrico Bellesi ANNI 18
Antonio Cesaretti ANNI 49
Anselmo Cesaretti ANNI 16

Riportiamo di seguito il racconto dell’episodio a cura dell’ANPI (fonte sito): “Dopo Rovetino, i rastrellamenti tedeschi del marzo del 1944 continuarono nella zona di Montemonaco, nel cuore dei monti Sibillini.
Il 18 marzo 1944, a Montemonaco, due colonne di 100 unità ciascuna, (di cui 22 fascisti, giovani della X Mas, che avevano preso il posto dei 22 caduti nazisti di Pozza) approfittando dell’abbondante nevicata dei giorni precedenti che fece rallentare le misure di sicurezza in tutte le formazioni partigiane, attaccarono i Partigiani della zona per poter annientare la Resistenza alle spalle della Linea Gustav.image
L’obbiettivo era annientare la formazione del colonnello Petroni ed eliminare le basi di appoggio partigiane. Nella notte tra il 17 e il 18 marzo oltre mille nazifascisti partirono da Ascoli alla volta di Montemonaco con l’obiettivo di aggirare tutta la zona compresa tra Montegallo e le sorgenti del Tenna. Lungo la strada la colonna si divise in due in modo da accerchiare il paese: alcuni risalirono il corso dell’Aso con direzione Foce, altri proseguirono per Amandola e Montefortino dividendosi a loro volta in due gruppi: uno seguiva la strada provinciale per Montemonaco, l’altro risaliva a Mezzacosta passando per Madonna dell’Ambro.
Proprio quest’ultima colonna, a causa della neve, fece ritorno a Montefortino, lasciando così ai partigiani un provvidenziale varco verso il fiume Tenna e l’Infernaccio.
Intorno alle 9 di mattina, un gruppo di partigiani partiti nella notte da Montemonaco, affrontarono nella frazione di Tofe la colonna tedesca che avanzava. Lo scontro a fuoco durò circa un’ora e mezza: caddero sul campo Angelo Rinelli e Adolfo Zocchi. Altri dieci partigiani vennero catturati, perquisiti e percossi con calci, pugni e canne di fucili, per poi essere fucilati “per ordine del Comando Germanico” sotto un albero al bordo della strada, senza aspettare l’arrivo del prete.B48E2737-8EA8-461F-9018-CEF52864A776
Nel frattempo gli abitanti di Montemonaco furono avvisati dell’avanzata tedesca da una staffetta, Giovanni Sirocchi, inviata da una pattuglia di patrioti dislocata a San Giorgio all’Isola. Terrorizzati e privi di armi sufficienti per affrontare lo scontro, in molti abbandonarono il paese. Quelli rimasti furono rastrellati dall’autocolonna di tedeschi e fascisti che verso le 7 del mattino accerchiarono l’abitato, per poi perquisire e saccheggiare le abitazioni. Uomini e donne furono adunate sotto il loggiato del municipio. Uno di essi, la guardia municipale Antonio Cesaretti, rivelando di possedere in casa due moschetti, fu colpito a morte insieme con il figlio quindicenne, Anselmo. Perse la vita anche il giovane Enrico Bellesi: rimasto di guardia nell’ex dopo lavoro, venne catturato e ucciso. Dopo essere stati anch’essi minacciati nel caso avessero continuato a sostenere i ribelli, furono lasciati liberi intorno alle 11.
A Tofe il gruppo più numeroso della formazione riuscì a sganciarsi e, con l’apporto di combattenti della formazione del comandante Bruno De Santis, a portarsi in territorio di Montegallo salvando anche la ricetrasmittente, grazie a Renzo Roiati”.

Foto: Fotografare Montemonaco e i Sibillini

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