Migliaia di abitanti di Santiago de Cuba sono scesi in strada domenica pomeriggio al grido di “corrente e cibo”, “libertà”, “patria e vita” e “abbiamo fame”. La protesta giunge dopo giorni caratterizzati da lunghi blackout e settimane di ritardi nella distribuzione dei generi alimentari di base. Più in generale, la situazione economica e alimentare a Cuba è sempre più disastrosa, tanto che nei giorni scorsi il Governo cubano ha, per la prima volta, chiesto aiuto al programma mondiale degli alimenti dell’Onu, e dalla Russia sono giunti 650 mila barili di petrolio, come aiuto per fronteggiare la crisi energetica.
Secondo quanto riporta il sito indipendenti “14 y medio” la protesta si è partita dai quartieri popolari di Santiago come Vista Hermosa, Van Van, Dessy e Altamira; e si sta estendendo ad altre zone, soprattutto nell’est del Paese. Si tratta della maggiore protesta dopo quella del 2021, che fu violentemente repressa dal regime.
Il giornalista indipendente Yosmany Mayeta Labrada, nato a Santiago di Cuba e residente negli Stati Uniti, ha condiviso diverse immagini che gli sono state inviate, e che documentano una forte presenza della polizia sul luogo delle manifestazioni, che si sono svolte in modo pacifico. I residenti di Santiago de Cuba hanno raccontato al sito indipendente che sabato 16 marzo in alcune zone della città “hanno iniziato a distribuire solo tre chili di riso” dei sette che spettano ogni mese, oltre al caffè che corrisponde a quello del mese di gennaio. “Tutto è caro, la fame ci sta soffocando, e a questo si aggiungono i blackout, che non permettono nemmeno di raffreddare un po’ d’acqua o di conservare il poco cibo che si riesce a procurare”, una delle testimonianze riportate. Il presidente di Cuba, Miguel Díaz-Canel ha pubblicato sul suo account X – ex Twitter – una serie di messaggi in cui riconosce il malcontento dei cittadini “per la situazione del servizio elettrico e della distribuzione degli alimenti”, denunciando al contempo che “i nemici della Rivoluzione” stanno cercando di approfittare della situazione “per scopi destabilizzanti”.

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